Rassegna storica del Risorgimento
1856-1861 ; SARDEGNA (REGNO DI) ; SERBIA
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1951
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La politica serba del Regno di Sardegna: 1856-1861 57
console sardo a Belgrado ultimo venuto di fatto è il primo nella considerazione e nella simpatia di tutti, ambienti governativi e popolazione. E Patteggiamento della Sardegna in tutti i problemi interni e internazionali della Serbia man mano che vengono alla ribalta, è tale da consolidare queste simpatie, mantenere intatte le premesse iniziali la lotta, il comune schieramento contro la politica austriaca che avevano avvicinato i due paesi.
Perchè questi sono, anche per la Serbia, per tutto il popolo serbo dentro e fuori il Principato, anni decisivi nei quali il processo di maturazione generale del paese comincia a recare i suoi frutti, m tutti i campi. Sono gli armi in cui dalla seconda metà del 1859 in poi le associazioni studentesche prima pressoché insignificanti, sorgono e si moltiplicano un pò* dappertutto, attuando dei collegamenti fruttuosi, densi dì significato per l'avvenire: dalla Srbadija (H serbismo) di Belgrado alla Preodnica (La prima stella) di Pest, dalla associazione sorta a Novi Sad alla Zara (L'aurora) sorta a "Vienna nel 1863 cui più tardi si unì la Zadruga o fratellanza. Dentro e fuori il Principato sorgono riviste letterarie: VJavor a Novi Sad, la Danica (Stella del mattino) a Belgrado cui farà seguito nel 1865 la Mattea o Regina delle api. E le cancellerie maggiormente interessate al mantenimento delle condizioni esistenti nei Balcani in primo luogo l'Austria e poi la Russia e la Turchia guardano con identico sospetto tanto la Lega internazionale dei lavoratori quanto la serba Omladina che nel ricollegarsi idealmente alla prima associazione di studenti serbi e croati fondata da Ljudevit Gaj nel lontano 1830, il cosidetto Club illirico*, libera a poco a poco il proprio sentimento nazionale dalle nebbie del panslavismo, della solidarietà slava che gravavano senza forma, immense, su tutti i paesi abitati da popolazioni slave; *) per un processo naturale di chiarificazione, da un sentimento di razza torbido, indistinto emerse una chiara coscienza nazionale. E poi che, in conseguenza del moto generale delle nazionalità sollecitato fra l'altro dalla stessa iniziativa piemontese e dalla ripresa della missione serba da parte degli Ohrenovié, la riunione di tutti i serbi sin qui separati e divisi appariva ormai una meta prossima, da toccarsi quasi con le mani, il serbismo prese il primo posto rispetto alla coscienza di un collegamento o di una solidarietà spirituale e razziale fra tutti gli slavi. Il detto di Aleksondar Sandid, Prima serbo poi slavo., divenne in certo modo il vessillo di tutta la Omladina. E non è senza significato il fatto che, se l'azione concreta, politica, internazionale del serbismo si svolge dal Principato, il centro di questo grande movimento degli spiriti che fa capo alTOmladina o unione dei Giovani Serbi, si trovi fuori della Serbia propriamente detta, fra i Serbi di Ungheria, a Novi Sad. Di lì, da questo centro del nazionalismo, del movimento nazionale serbo, agisce Svetozar Milefcic*, capo riconosciuto dei patrioti serbi, il cui programma è nettamente jugoslavo e tende alla attuazione di un grande regno di Serbia che avrebbe dovuto comprendere la Serbia propriamente detta, il Montenegro, la Bosnia, l'Erzegovina, la Dalmazia, la Bulgaria, la Croazia, la Slovenia e i Confini militari. I serbi, coscienti già della loro forza, delle possibilità clic loro riserva l'avvenire, cominciano a contarsi, a valutare se stessi in raffronto con i loro nemici'di sempre: Vladimir Java-novi*: nel suo scritto Srpaki norod i iatoSno pitanje fa il calcolo che nella eventualità di una insurrezione balcanica la Turchia poteva al massimo scendere in campo con 370 mila nomini, quando lo Serbia ne pòtevu schierare 100 mila, il Montenegro e l'Erzegovina 160 mila, la Bosnia, l'Albania e la Vecchia Serbia almeno 80 mila, mentre 50 mila serbi potevano da soli riportare vittoria su 100 mila turchi; per questo, egli
1) Cfr. HERMANN WENDEL, Aiti dem aiu, pag. 95 e eegg.