Rassegna storica del Risorgimento

1856-1861 ; SARDEGNA (REGNO DI) ; SERBIA
anno <1951>   pagina <61>
immagine non disponibile

La politica serba del Regno di Sardegna: 1856-1861 61
grigia, di dubbio sulla maturiti degli uomini (i serbi attuali sembrano a Scovasao 'J indolenti, irresoluti, pacifici, quando invece i tempi che corrono non sono favorevoli agli indolenti, né alla gente pacifica e irresoluta), tuttavia la società serba, il paese nel suo complesso sono in deciso progresso in tutti i campi. Sintomo non trascurabile di questo processo di maturazione generale, di questo farsi le ossa e i muscoli per i compiti futuri è lo stesso notevole progresso economico che vide la popolazione serba salire, fra il 1840 e il 1866, da 829 mila anime a ben 1.216 mila, mentre il migliora­mento delle strade e lo sviluppo della navigazione sul sistema fluviale danubiano aveva accelerato i traffici all'interno come lo stesso commercio di esportazione, affidato in gran parte a derrate agricole.
La presenza e l'iniziativa piemontese a Belgrado dopo la guerra del 1859 coin­cidono con questo momento di sviluppi interni, di progresso in tutti i campi, di accre­sciuto prestigio e peso internazionale del Principato di Serbia e, di la da questo, di tutto il serbiamo nell'Europa centrale e nei Balcani. E la posizione, l'atteggiamento generale della diplomazia piemontese sono di collaborazione sincera* di leale appoggio, come di chi sente, consapevolmente, che il moto delle nazionalità sarebbe stato incompleto ove si fosse limitato alla penisola italiana e che, venuta meno l'aspirazione iniziale di spin­gere l'Austria verso Oriente, fosse indispensabile mantenere ben salde amicizie e sim­patie di là dall'Adriatico, in appoggio alla causa italiana, contro l'Austria.
Gli Obrenovic, il vecchio Milos, alquanto stravagante e sul quale ben poco si può fare affidamento, ed il giovane Michele, dalla personalità forte e ben delineata che sa quel che vuole, sentono tutto questo: il Prìncipe, scrìverà Scovasao nel dicembre del 1861, ci è favorevole e la sua politica d'altronde glielo impone; i ministri lo sono tutti e a giudicare dalla popolazione di Belgrado i serviani amano molto la nostra nazione. Non nasconderò a Vostra Eccellenza che attesta viva simpatia è interessata: essi sperano molto dall'Italia e specialmente da una guerra fra Italia ed Austria che finisse colla rovina di questa. Essendoci i Serbi favorevoli e rimanendo neutrali nella possibile rivolta della Croazia, della Voivodina, dell'Ungheria eie. contro V'Austria, si eviterebbe il rinnovamento dei deplorabili errori commessi dalla Serbia nel 1848 che furono funesti aWUngheria. -) Ed essi sentono che, accanto alla Sardegna e con peso ben maggiore di questa, vi è la Francia del terzo Napoleone, che ha affidato al cugino Gerolamo la parte di coordi­natore e suscitatore dei movimenti danubiani e balcanici, appoggiati al principio di nazionalità. Per questo, appena ritornati sul trono, essi hanno un solo obbiettivo ben fermo dinanzi ai loro occhi: proseguire quell'opera di emancipazione della Serbia ri­spetto alla Porta che avevano dovuto interrompere nel 1842. E le condizioni, oggi, sono ben diverse; la Serbia, dal 30 marzo 1856 era diventata un problema europeo, al quale erano interessate tutte le Potenze firmatarie del trattato di Parigi e dunque le varie questioni andavano risolte non solo a Costantinopoli, dinanzi al Divano, ma a Parigi, a Pietroburgo, a Londra, a Berlino, a Torino stessa e a Vienna; ed i contrasti fra le Potenze, nel Mediterraneo orientale e nei Balcani, erano tali da consentire ini­ziative anche ardile, possibilità di movimento, una ricerca di appoggi che potessero fare da contrappeso ad ostilità ferme e delineate conte quelle dell'Austria o sempli­cemente occasionali come quelle della Russia.
Come póma cosa, in occasione di certe accuse di insubordinazione partite da Costantinopoli per Belgrado venne sollevato presso la Sublime Porta un problema di
i) ASME, Busta 22Sf Scovasso a Rieasoli, 14 dicembre 186 L. *) Ibidem.