Rassegna storica del Risorgimento

1856-1861 ; SARDEGNA (REGNO DI) ; SERBIA
anno <1951>   pagina <70>
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"Ma Angela Tamborra
se l'Austria non avesse abilmente ed occultamente fomentato, infiammato queste sentimento di nazionalità* questo mal ponderato desiderio di unione ch'essa sapeva irrealizzabile per allontanarli vieppiù dagli ungheresi, come avrebbe potuto il com­missario imperiale soffrire che si emettessero, lui presente, dei voti cosi ostili, così rovinosi al governo che rappresentava, lui che al congresso di Carlowitz toglieva la parola agli oratori che parlavano in favore dell'unione con l'Ungheria ?. Tutto si ridur­rebbe, in altri termini, alla eterna politica austriaca di mettere l'una contro l'altra le nazionalità esistenti entro la sua cornice. Solo che, ora, esiste e ben valida dall'esterno l'iniziativa in. senso unificatore e nazionale degli Obrenovic* e di tutto il Principato. E Michele non avrebbe potuto tentare risolutamente questa progettata unificazione mentre l'Ungheria non fosse stata alle prese con l'Austria. Era, in realtà, essa pos­sibile ? Scovasso è alquanto scettico: i popoli serbi della sinistra sponda del Danubio e della Sava sono laboriosi intelligenti e civilizzati, mentre quelli del Principato si de­stano appena dal sonno della barbarie e ne sono ancora tutti intorpiditi come credere addunque che quelli avrebbero voluto assogettaxsi a questi ?
Tutto sommato, il nemico centrale e maggiore è sempre l'Austria, la politica au­striaca che si muove tra le nazionalità danubiano balcaniche col vecchio assioma del divide et impera. E l'autonomia che, secondo quanto comunicato al Patriarca Rajacic, essa ha in animo di concedere ai Serbi di Ungheria è doppiamente minacciosa per il Principato, perchè fra i candidati alla carica di Voivoda vi è anche Alessandro Rara georgevid, e Michele Obrcnovié non può desiderare il trionfo di tale candidato che dalla Voivodia Io minaccerebbe nel suo seggio principesco, mentre e non può vedere innalzarsi alle frontiere del suo principato una nazionalità serba potente, senza timore di venirne col tempo assorbito. L'alternativa per la Serbia è perentoria, essa si trova ad un bivio; o annullarsi oppure seguire una politica più ferma, più risoluta, e dirò più sagace e dignitosa, quella di gettare hi maschera e camminare arditamente contro i piani dell'Austria sventandone le trame, svelandone le insidie... In questa via potrà trovare, io credo, le simpatie di due nazioni favorevoli al diritto e all'indipendenza dei popoli. E poi che si tratta di contrastare i piani dell'Austria, parte da Scovasso il suggerimento di fare risolvere Kossuth e Klapka a scrivere ai capi ungheresi di Pest di fare ai Serbi le concessioni che medita farli l'Austria, tanto più che questi prefe­rirebbero ottenere dagli ungheresi condizioni anche più modeste che non ricevere dal* l'Austria le magnifiche che loro vuole offrire... . *)
La missione fra i Serbi di Ungheria si è appena conclusa sia pure risolvendosi in un generico ma pur sempre efficace rinnovarsi di legami, particolarmente utili nel quadro dell'azione complessiva intrapresa che GaraSanin viene inviato a Costanti­nopoli, nell'aprile} per continuarvi le trattative avviate sotto il principe MiloS e poi dovute interrompere per l'opposizione di principio della Porta, come per la nessuna volontà serba di giungere ad un compromesso. Le istruzioni al fedele servitore dell'idea nazionale serba e non soltanto di questa od altra dinastia quegli che in definitiva, attraverso il suo Nalertanie, espresso da una intelligenza politica superiore, rappresen­tava la vera continuità della politica sorba diretta a raggiungere l'indipendenza avevano perso il tono di opposizione netta, senza equivoci che possedevano i tre punti trattati arrogantemente con la Porta un anno prima, all'epoca di MfloS. Michele, guar­dando aOa sostanza, si volse al possibile, con un criterio di gradualità che faceva onore
') ASME, Busta 225; Stefano Scovasso a Hicasoli, 16 ottobre 1861.