Rassegna storica del Risorgimento
AZEGLIO, MASSIMO TAPARELLI D' ; BALBO CESARE
anno
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1951
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pagina
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76
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76 George A. Carbone
I Svizzeri hanno fatto un indirizza a Amai *) dicendo che sono pronti a morire per la difesa di Pio IX. Ferretti mi fa rispondere che se mi lasciasse andare, ciò darebbe un altro colore alla spedizione, che non si vuole sembri fatta per combattere i tedeschi. Che tuttavia ne parla stasera ai Papa. Se la risposta fosse no farò conoscere al Papa che dopo quello che ho scritto e detto, se- vi fosse in -Italia una dimostrazione d*un solo battaglione in linea contro i tedeschi ed io non ci fossi, sarei disonorato: ed egli non vuole sicuramente questo, ne può volerlo, né lo voglio io. Che perciò se partisse o si movesse truppa la seguiterò, ed egli non ha altro modo d'impedirmelo che di mettermi in Castello. Così tutti sapranno perchè non sono andato, ed in tutti gli altri modi potrei sempre dar occasioni ai miei nemici di macchiare il mio onore.
Non si sa ne si dice che il Piemonte concentri truppe. Sembra che quando si forma una massa in uno Stato vicino, si usi ingenerale di prendere un'attitudine corrispondente se non altro per l'onore della bandiera. Qui tutti domandano e il Piemonte? Oggi è stata pubblicata a Firenze coZrimprimatur, la mia Proposta. 2) Chi'me l'avesse detto un anno fa! E in Piemonte mi dici non bisognava neppur pensarci. Addio caro Cesare, con tutti i miei spiriti bellicosi, capisco infondo, che non se ne farà niente, ma certe frasi fa piacere scriverle se non altro.
M..o ìrtassimo
Nella lacuna di quattro mesi che esiste fra la prima e la seconda lettera di questo plico ci devono essere stati numerosi scambi di corrispondenza fra l'Azeglio e Cesare Balbo; queste lettere dovevano contenere osservazioni importantissime sull'andamento politico giorno per giorno del Piemonte e dello Stato pontificio.3)
Questa dell'Azeglio scritta negli ultimi giorni del 1847 rivela la complessità dei problemi politici dello Stato romano, cioè le difficoltà che ostacolavano il trasferimento delle riforme dai decreti ai fatti. Queste difficoltà si comprendono assai più facilmente quando si considera che l'epoca nuova s'opponeva a tutte le tradizioni del passato, ai privilegi delle caste, ed allo stato d'animo dei più retrogradi di quella generazione che esercitavano, purtroppo, un'influenza potentissima sulla burocrazia tradizionalista. Le difficoltà si moltiplicavano quando s'inquadravano coi subbugli ed il malcontento che flagellavano l'intera nazione, sintomi del risveglio della coscienza liberale e nazionale.
L'Azeglio comprendeva bene i pericoli che correva il Governo romano e cercava di evitare la catastrofe, che era sicura se il Governo fosse tornato indietro. Per mezzo di scritti e di parole l'Azeglio proponeva il programma della moderazione come l'unica soluzione per evitare il ritorno al dispotismo da una parte e per evitare la rivoluzione dail'altràt
J) Cardinale Luigi Amai di S. Filippo e Sorso. Nato a Cagliari, Legato di Bologna dal 3 gennaio 184-7 al novembre 1848. Poi fu cardinale di curia. Mori a Roma, 1878. Vedi F. CARTONI, in Dizionario del Risorgimento, IT, p. 59.
2) Dopo l'occupazione di Ferrara l'Azeglio diventò consigliere audace di novità e cristallizzò te migliori opinioni ed idee dei moderati nella t*ua Proposta di un programma per l'Opinione Nazionale italiana, pubblicata a Firenze appunto nell'agosto 1847.
a) Per l'atteggiamento dell'Azeglio in questo periodo vcd. P. Praia, Massimo d'Azeglio e Pio IX al tempo del Quaresimale della moderazione* in Rivista di Storia dslla Chiesa in Italia, a. Ili (1949), pp. 191-234.