Rassegna storica del Risorgimento

AZEGLIO, MASSIMO TAPARELLI D' ; BALBO CESARE
anno <1951>   pagina <83>
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Framménti inediti dal carteggio, ecc. 83
Le esigenze di guerra non permettevano la frequente e dettagliata corrispon­denza fra i due cugini, come nei giorni anteriori al 18 marzo e l'Azeglio se ne lagna. In questa lettera da Mestre, del 17 maggio, l'Azeglio deplora la discordia fra i repubblicani e monarchici e lancia le solite critiche dei moderati contro le repubbli che tte e i repubblicani, lagnanze assai naturali per un monarchico della stirpe dell'Azeglio.
Mestre, 17 maggio 1848.
Caro Cesare, dopo che sei diventato tu Eccellenza ed io Colonnello, la nostra corri' spondenza ha languito assai. Oggi ho un momento, e te ne fo un regalo. Avresti creduto che gl'Italiani dopo aver per tanCanni desiderato unione, forza, esser nazione, ecc., si sarebbero messi a joucr à la Madame coi governetti, le repubblichette e i comitati e i dia­voli che li portino? Se tu t'avevi preveduto eri più birbo di me. Io nella mia santa inno­cenza m'immaginavo fosse cosa inlesa che a misura che la nostra armata s'avanzava quel che si lasciasse indietro rimanesse di sua natura riunito in un sol corpo. Furbo perdio! Ora però mi pare che si vengono persuadendo e qui tutte le provincie ne hanno pardessus les oreilles della repubblica Leonina. ' ) Io che ho detto chiaro il mia parere ai re armati dei loro bravi giandarmi e C. non mi prendo suggezione di dire altrettanto ai nuovi governanti, i quali pensano e fanno pensare che Durando ed io conduciamo le cose in modo che la Repubblica si trovi nell'impiccio e debba darsi a C. Alberto. Come vedi l'accusa va precisamente al mio dosso, anzi al nostro. Ora sappi die per quei mille disor­dini che abbondano nelle truppe civiche, volontarie, crociate, ec. ec, la linea del Piave (che si doveva difendere dal mare a Belluno con 10 o 11 mila uomini, dei quali sei di lìnea) è stata girata alla nostra sinistra. Ci siam trovati 3S00 uomini con 12 milà a fronte* che non ci hanno scacciali perchè Dio non ha voluto e perchè son cattiva truppa, e per altre cagioni che non so. Ora siamo in buona posizione. Abbiamo rallié la divisione Ferrari quasi tutta di civica della quale la metà s'è sbandata. Tutto quest'insieme non è ancora tanto che permetta prender l'iniziativa. Si fa il poco che si pud* e di noi si dice come sopra.
Quando mi dicevi che la guèrra era l'uno dei due gran piaceri della vita si vede che non l'avevi fatta né cotta civica, né coi patriotti, né colla necessità di ritirarsi davanti a forze maggiori. Se C. Alberto avesse dovuto pagarmi pei giorni che ho passati non aveva abbastanza denari in cassa, te lo dico io. Sia per l'amor di Dio e d'Italia.
Gli austriaci fanno la guerra da 'barbari veri. Bruciano, devastano, ec.
JuPè venuto un pensiero. Non è giusto che pochi devono esser rovinali pel [tene?] di tutti: darebbe animo a molti il sapere che tutti riuniti li risarciranno. Vorrei si fa­cesse (a nome mio se vuoi) una petizióne alle camere che prendessero la cosa in consi­derazione, e proponessero agli Stato* Italiani di mettersi d'accordo, ed a guerra finita la nazione s'impegnasse a risarcirò chi à stato rovinato dalla guerra. Credi che ciò darebbe coraggio a molti, sarebbe atto giusto, bello, e generoso; e la spesa spartita fra
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') Certo si tratta della Repubblica di Venezia,