Rassegna storica del Risorgimento

AZEGLIO, MASSIMO TAPARELLI D' ; BALBO CESARE
anno <1951>   pagina <86>
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George A. Carbone
Se poi mi rispondessi, che non ci sono forze bastanti a ciò, allora... sto zitto.
Quel che è certo, è che senza la bravura, e la fortuna del Re, Dia sa come finiva. Ma vedo che quando Dio vuole che un popolo cada, chi lo potrebbe sostenere è am­mazzato {vedi Ferruccio). Quando invece vuole che risorga, chi lo può far risorgere passa in mezzo alle palle, e non ne incontra una.
Se non hai tempo a rispondermi, di' a Cesarina che mi scriva lei, onde sappia almeno se hai avuto la lettera. Di salute sto benone, e sin ora la pelle è sana. Salutami la Contessa, e tutti-in casa e gli amici e voglimi bene.
Massimo
Pochi giorni dopo questa lettera da Vicenza al Balbo, precisamente il 10 giugno. l'Azeglio cadde ferito alla gamba destra nella difesa di detta città. Fu condotto a Ferrara dalle truppe romane che si ritiravano negli Stati Pontifici dopo la capitola' zione di Vicenza. Mentre stava a Ferrara in riposo forzato ebbe la notizia di essere stato eletto alla Camera dei Deputati del Parlamento subalpino. Diede prontamente la sua dimissione da Senatore, carica alla quale era stato chiamato, come abbiamo visto, sin dall'aprile.
Da Ferrara andò a Bologna per evitare la cattura da parte di forze nemiche, che entrarono ancora una volta in Ferrara, e da Bologna, verso la metà di agosto, si con­dusse a Firenze per una più adeguata cura della ferita.I)
Ma le aspre critiche che flagellavano tutta l'Italia immediatamente dopo la disfatta di Custoza, critiche che condannavano la politica dei moderati e della Casa Savoia e la condotta della guerra regia nei termini più violenti, produssero una reazione immediata da parte dell'Azeglio.
II 15 luglio, mentre era ancora a Bologna, egli pubblicò il primo dei suoi scritti in risposta alle critiche dell'opposizione intitolato Un mio pensiero. 2) Altri articoli apparivano in rapida successione nei giornali della Toscana e venivano ripubblicati in Piemonte ed altrove. Le violenze politiche in Toscana fecero sgorgare dalla penna del leader dei moderati la filippica, accennata da lui in questa sua lettera, intitolata: Non despotismo né di trono nò di piazza, pubblicata nel giornale La Patria F8-9 set­tembre. 3)
Gli sviluppi politici in Piemonte dopo l'armistizio Salasco non erano tali da meritare l'approvazione di Massimo d'Azeglio e nell'intimità della corrispondenza con Cesare Balbo egli commentava negativamente le capacità degli uomini nuovi al ministero.
Firenze, 20 settembre 1848. Caro Cesare mio,
Non-'vorrei altro che venir cosà* ma non son otto giorni che m'hanno cavato fuori un pezzo detta tibia (per davanti) grosso come una palla e più lungo, ed ho un buco nella gamba che c'entra una noce. La riproduzione è avviata e va bene, ma ci vorrà almeno
*J Ved. MASSIMO D'AZEGLIO, Scritti e discorsi politici, 1848- 52, a cura di M. De Rubri*, Firenze, 1936, TI, pp. vi-vii, li.
2) Ibid., pp. 3-5.
3) Ibid., pp. 28-36.