Rassegna storica del Risorgimento

SALVEMINI GAETANO
anno <1951>   pagina <105>
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Libri e periodici 105
altea delle sontuose foste, che si svolgevano con grande solennità in varie occasioni. Tra le quali degni di ricordo il giorno di San Marco, quando le confraternite potevano ottenere la liberazione d'un bandito, e quello di San Grisogono, che consentiva a banditi e a debitori di soggiornare nella città tre giorni prima e tre dopo la ricorrenza del Santo senza alcuna molestia.
Usi, giochi, feste comuni a tante altre tutta venete, dove el pastiszo de maccaroni e et lévro oMa cacciatora avevano lo stesso diritto di cittadinanza accanto ai risi e bisi e al (lindo, alla persegada e alla mostra forvia, annaffiate di labbro rubino, di rosolio, o di maraschino. Magari in quel venerdì gnoccolar, che poteva ricordare Verona. Perchè è ben vita italiana quella che si vìveva a Zara, dove il passante poteva leggere su una casa in Borgo riscrizione ammonitrice, che evocava lo spettro dell'ipoteca:
Non mi comprar che son condii-'tonata
Se non vuoi *er 6ona uscita e mal intrata,
o dove, a somiglianza di altre consorelle della penisola, prosperava, dal 1787, un'Acca­demia economico-letteraria, della quale a Venezia, in Pregadi, si riconosceva che aveva dato saggi non dubbi di zelante erudizione e si assegnavano 150 ducati annui alla utile sua sussistenza, onde supplire alli Dispendi di Alloggio, Serventi, Libri, o altro occorrente per conto di premi, o esperienze da farsi. Vita italiana, cultura italiana, fede italiana di Zara rievoca in queste dotte e felici pagine il de Benvenuti, intento non solo a narrare i grandi e piccoli eventi pubblici della nobile città dalmata, ma a mostrarcene in alcuni capitoli itulovinat issimi i momenti e gli aspetti della vita quotidiana. E questo è, forse, uno dei pregi maggiori del libro, che la dimostra/Jone della italianità di Zara riceve-proprio più sicura testimonianza e conferma dalla descrizione dell'impiego dei giorni da parte degli Zaratini, da quel loro continuo imitare e far proprio il costume e il tono di vita dei fratelli della sponda occidentale dell'Adriatico. Zara è la più bella città della Dalmazia, meritamente è metropoli di questa provincia, scrivevano i sindici Antonio Giustinian e Ottaviano Valier nel 1575: Zara, che il Provveditor general Federico Nani, quindici anni dopo, dichiarava importantissima non soltanto per l'inte­grità della Repubblica di San Marco, ma di tutta la Christianità ancora. E non fu solo nel 1715 che-Zara attestò con le parole e coi fatti a Venezia, come disse nobilmente Antonio Ghirardin Calcina, d'esser pronta a sagrificar il sangue medesimo, i figli, le sostanze e tutto quello Stabbiamo d'avanzo miserabile ma glorioso delle passate cala­mità, prctiosi retaggi della nostra inalterabile fede in difesa del Principe, della Religione e della libertà. Ancora il 28 aprile del triste 1797 il fedelissimo ordine civico di Zara inviava tre Procuratori a Venezia, il Franceschi, l'Addobbati e lo Scarpi, perchè rin­novassero, a nome della città, il giuramento d'inviolabile fedeltà all'augusta veneta Serenissima Repubblica, offrendole il sangue, le vite e le sostanze nostre e di tutto il popolo . E quando, dopo el tremendo zorno del dodese maggio, fu ammainata nelle città dalmate la gloriosa insegna del Leone e l'Austria (1 luglio) prese possesso della città, fu lutto grande per Zara. Consegnate le bandiere di San Marco ai Canonici della Metropolitana e deposte da questi sull'altar maggiore, ascese sulla detta ara il Sergente Generale Stratico, che baciò le indicate venete bandiere con pianti e sospiri racconta un contemporaneo , dipoi colà fecero tutti i colonnelli, maggiori, capitani, tenenti, alfieri, cadetti, e mentre che baciavano, travano [traevano] cighi [grida], uri i e pianti, cosa che comoveva a vedere la chiesa piena di popolo lacrimevole. Oh giornata fatale, critica e dolorosa! Si partirono dal-duomo col pianto tutti alle loro case, né ut quel giorno ninno si vidt per la città per la gran passione
Gli studiosi italiani debbono essere grati ad Angelo de Benvenuti per aver tracciato con sicura mano in questo suo bel volume la storia di una fedeltà, più che di una città.
A. M, G.