Rassegna storica del Risorgimento

SALVEMINI GAETANO
anno <1951>   pagina <108>
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108 Libri e periodici
romana (pag. 18) e che nel -novcndirc-dieenibre 1798 ci fu bensì una prima occupazione napoletana, ma che solo alla fine di settembre del 1799 U famoso esercito della Santa Fede, che, poi, non era condotto dal Rodio (comandante delle truppe a mossa) ma, dopo Napoli, dal generale Emanuele De Bourcard, giunse a Roma (pag. 20) e seppellì definitivamente la giacobina Repubblica romana. Il lungo studio e *1 grande amore che ci legano a quegli eventi, valgano a farci perdonare questa ostentazione di saccenteria. VITTORIO E. GIUNTELI
PAOLO ETTORE SANTANGELO, II giornalismo e la satira nel Risorgimento. Opinione
pubblica e correnti ideali. (Problemi del Risorgimento, 4); Milano, Vallardi, 1948,
in 8, pp. 232. S. p. Sì
Questo libra ha il grande merito di additare nei giornali e nelle satire fonti preziosissime per la ricerca storica. Il Santangelo non vuol fare una storia della tecnica giornalistica o della satira come genere letterario, ma intende studiare la storia dello spirito pubblico in Italia attraverso le sue più efficaci espressioni, perchè tutte le manifestazioni dello spirito umano come giustamente scrive , quando non siano vuote esercitazioni accademiche o di un ozioso e futile virtuosismo, hanno radice nella esperienza sociale e nella vita storica dei popoli, e ne sono riflesso e insieme documento.
Mentre la seconda parte del volume, dedicata alla satira, appare più dispersa e sembra a volte considerare come espressione di passioni, sentimenti ed idee del po­polo scritti di intellettuali che, pur usando la maniera popolaresca e dialettale, possono al più esprimere i sentimenti del ceto al quale appartennero, la prima parte, che del resto si appoggia ad una tradizione di studio alla quale sono legati i lavori del Piccioni e del Fatterello, affronta più organicamente, attraverso i giornali, lo studio delle cor­renti di opinione pubblica, dei gruppi e dei partiti politici. Solo tale studio potrà far comprendere a pieno il Risorgimento e tutto il periodo romantico, per il quale parlare dì pensiero e azione non è solo riprendere una frase fatta ma è riconoscere l'impossibilità, per questo più che per altri periodi, di studiare separatamente da un lato fatti, vicende e avvenimenti, dall'altro sistemi politici, ideologie e programmi; attraverso lo studio idei giornali si potrà insomma giungere a quella storia dell'opinione pubblica e dei partiti del Risorgimento, che è rimasta finora trascurata e quasi schiac­ciata tra la storia di nudi e ingiustificati fatti e quella di dottrine politiche considerate indipendentemente dal loro stesso evolversi e dall'azione nella quale si manifestavano e concretavano. È questo dunque un nuovo richiamo allo studio dei partiti politici nel Risorgimento; di essi i giornali furono più che la massima espressione: furono anzi essi stessi spesso a creare i partiti, dividendo tale compito con i circoli solo nel periodo giacobino e quarantottesco.
L'indagine è qui limitata al periodo 18151861, e questi limiti cronologici rivelano un'aderenza a vecchi schemi storiografici che portano il Santangelo a vedere il Risor­gimento come un mero movimento politico tendente alla costituzione dello Stato unita­rio e indipendente. Il giornalismo di quel periodo è,quindi, esaminato solo in relazione ai due congiunti problemi dell'indipendenza e dell'unità e in base a questo criterio i giornali vengono studiati, raggruppati e giudicati: sembra che la loro personalità, la loro natura si esaurisca nell'essere essi più o meno favorevoli alla realizzazione di quegli obiettivi. È applicata anche a questo campo la vecchia maniera di studiare il Risorgi­mento italiano adoperando il metro delle benemerenze patriottiche: si trattava un tempo, e si tratta ancora oggi per alcuni, di stabilire se un dato istituto, un dato movi­mento, un dato individuo fosse stato più o meno patriota. Similmente sono qui studiati e giudicati i giornali quasi che l'interesse loro si limiti al più o meno importante contributo da essi arrecato all'unità territoriale e all'indipendenza d'Italia: il Santan­gelo nega del resto ai giornali esaminati quella ricchezza di motivi che riconosce invece