Rassegna storica del Risorgimento

SALVEMINI GAETANO
anno <1951>   pagina <112>
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Libri e periodici
tema dei rapporti tra Gregorio XVI e il Risorgimento italiano) non ci consentono di dare risposta favorevole. Vittorioso combattente nel campo della Fede, il Camaldolese elevato alla cattedra di San Pietro non riuscì a superare le difficoltà e ad abbattere gli ostacoli che si opponevano al sno desiderio ed alle sue intenzioni di riforma e di miglio­ramenti. E la colpa non era sua, ma dei tempi, della situazione generale, della impos­sibilità di far vivere di vita autonoma e reale l'ormai troppo vecchio Stato pontificio.. Mettermeli, che scrive a Liitzow il 29 giugno 1832, poco più. di un anno dopo l'assunzione di fra Mauro Cappellari al soglio papale, le Gouvernement pontificai ne sait pas gou-verner: il ne sait méme pas ad ministrar une ville gate e cornine l'est Bologne (Mémoires, V, 343), non è molto lontano dallo storico clericale Giuseppe Spada, che, cercando alla fine della sua opera di rendersi conto delle ragioni che avevano fatto scoppiare la rivo­luzione nello Stato pontificio, notava malinconicamente: seppur Roma non accoglieva un numero imponente di novatori, egli è innegabile che un certo desiderio di migliora­menti, o di riforme, o di larghezza nel viver civile* o di qualche cosa insomma che non fosse lo statu quo erasi traforato alcun poco in tutte le classi; in guisa che volevasi da molti una qualche cosa, la quale facesse uscire Roma da quello stato che discordava col movimento progressivo del secolo (Storia ecc., IH, 734-735).
Se persino il cardinal Bernetti, il 28 settembre 1843, diceva del manifesto dei ribelli di Savigno, è una certa roba che non può non lasciare una impressione perchè contiene delle verità che fanno sangue (G. BELLONCI, in Giornale d'Italia, 7 marzo 1932), non ci farà meraviglia trovare nell'allocuzione famosa di Pio IX del 29 aprile 1848 un giudizio implicitamente negativo degli sforzi ricostnittivi di Gregorio XVI: A ninno poi è nascosto, alcune di queste cose essere state mandate in atto da Gregorio XVI Nostro predecessore, e d'altre poi fatte promesse negli Editti che di suo ordine furono emanati nel 1831. Ma questi beneficii del Nostro predecessore non parvero così piena mente rispondere ai voti dei principi, né bastar ad assicurare la pubblica utilità e la tran quillità in tutto lo Stato temporale della Santa Sede. Papa religioso nel miglior senso del termine, ma assolutamente inadatto, per sentimento, per formazione, per vocazione, all'azione politica, il pio eremita bellunese non poteva mutare le sorti di un Governo del quale un diplomatico cattolico non esitava a pronunciare precisa condanna nel '44 si nous vivions du regime administratif de ces provinces, que la nature a traitées avec tant de libcraUtés je ne sais pas ce qui alors se passerait cu nous (Miscellanea, m 129). A. M. G.
LUIGI KOSSUTH, Resoconti della Dieta del 1832-33, a cura della COMMISSIONE STORICA DEIA'ISTITUTO PBR L'EUROPA ORIENTALE, voL I; Budapest, 1948 in 8, pp. 635. S. p. (KOSSUTH LAJOS: Onzdggyulési TudosUÓsok).
Si tratta dei resoconti dei dibattiti della Dieta ungarica convocata da Francesco I a Pozsony. Questo primo volarne contiene il materiale nella redazione di Kossuth, dal 17 dicembre 1832 al 4 agosto 1833; edizione critica dell'autografo conservato nell'Archi­vio di Stato di Budapest, corredata di note. L'iniziativa è dovuta al prof. Domenico Kosàry, ordinario di storia moderna nella Università di Budapest e realizzata con il sussidio del Comitato per la celebrazione del Centenario del 1848. A quanto si legge nella prefazione* altri 4 volumi sarebbero in eorso di slampa, contenenti i resoconti della Dieta fino al 1886. Proibita dalla censura di Mettermeli la pubblicazione dei pro­tocolli ufficiali della Dieta detta delle riforme, Kossuth faceva eseguire delle copie a mano ed inviava i ragguagli ai patrioti delle vario provincie in forma di lettere cir­colari. Kossuth, che partecipava alle sedute in qualità di sostituto di un delegato assente, venne arrestato dopo lo scioglimento della Dieta. Attraverso queste lettere, il nome sino allora sconosciuto del giovane avvocato divenne celebre e un largo pub­blico si potè occupare dei problemi della trasformazione democratica delle istituzioni