Rassegna storica del Risorgimento
SALVEMINI GAETANO
anno
<
1951
>
pagina
<
113
>
Libri e periodici 113
arretrate. La diffusione delle idee del liberalismo nazionale nei due decenni seguenti lentamente maturerà l'opinione pubblica, preparando il terreno agli avvenimenti del 1848-49.
STEFANO MARKUS
DOMENICO DEMARCO, Pio IX e la rivoluzione romana dei 1848 (Collezione storica del Risorgimento italiano, XXXVI); Modena, Soc Tip, Modenese, 1947, in 8, pp. 147. L. 500.
Non intendo entrare qui nella polemica suscitata negli ultimi anni dall'opera di Domenico Demarco, che ha riscosso critiche e consensi ed ha certo il merito di aver rivelato a pieno l'insufficienza dei vecchi metodi e dei vecchi schemi. Vorrei solo osservare come il sottotitolo di questo libro (Saggio di storia economico-sociale) riveli un più preciso intento di limitazione che non in altri scritti, specie i più recenti, dello stesso autore, ove alcune generalizzazioni e troppo rapide notizie sugli avvenimenti politici accostate ad originali ed ampie ricerche di storia economica, un'eccessiva 'svalutazione dell'aspetto politico ritenuto accessorio e contingente, e una soverchia importanza data alla propaganda socialista, che ebbe invece sul '48 italiano una ben limitata influenza, fanno temere che alla storiografia incompleta che sivoleva combattere si sostituisca una nuova storiografia altrettanto incompleta perchè insensibile agli altri fattori, che, accanto a quello economico, operano nella storia.
Questo saggio, che trova posto tra Una rivoluzione sociale e II tramonto dello Stato Pontificio, vuole delineare i motivi di malcontento dei vari ceti dello Stato romano, che, fidenti dapprima nel Papa riformatore, vedevano, dopo due anni, le proprie condizioni stazionarie o peggiorate e dovevano convincersi essere nella soluzione rivoluzionaria l'unica via atta a superare gli ostacoli che al miglioramento economico, sociale e politico si frapponevano.
Il nuovo volarne costituisce senza dubbio un importantissimo contributo alla revisione del quadro tradizionale, superficiale, retorico ed agiografico. Tale revisione (si vedano alcuni recenti scritti del Ghisalberti e di suoi scolari) tende a riconoscere alla rivoluzione democratica romana un'origine locale più che forestiera ed obiettivi politici, ma soprattutto sociali, che solo in parte coincidono con quelli dei mazziniani. I rivoluzionari romani tendevano soprattutto al rinnovamento sociale e politico dello Stato attraverso l'opera della Costituente Romana; i mazziniani tendevano alla repubblica unitaria nazionale e davano la prevalenza ai problemi politici: questo dualismo rimase vivo per tutta la breve vita della repubblica e si acuì negli ultimi giorni della sua esistenza. FAUSTO FoNZt
La diplomazia del Regno di Sardegna durante la prima guerra d'indipendenza. I. Relazioni con il Granducato di Toscana* (Marzo 1848-aprile 1849), a cura di CABLO PISCHEDDA; Torino, Museo nazionale del Risorgimento, 1949, in-8, pp. 589. S. p.
Questo volume, con il quale il comitato di Torino dell'Istituto ha voluto contribuire alle celebrazioni del centenario del '48, vuole essere il primo di una serie dedicata ai rapporti diplomatici del regno di Sardegna con gli altri Stati italiani nel periodo della prima guerra d'indipendenza. Della serie faranno-parte un volume sui rapporti fra Torino e Napoli, curato da Guido Quazza, ed un altro, a cura di Carlo Bandi di Vesme, sui rapporti con Roma. Frattanto, Carlo Pischedda ha curato la pubblica* zione di su gli originali della corrispondenza diplomatica scambiata tra i ministri degli esteri sardi ed il rappresentante di Sardegna presso il Granduca. La raccolta documentaria è divisa in due parti, la prima delle quali comprende le istruzioni del ministri sardi, l'altra i rapporti da Firenze del marchese Salvatore Pes di Villamarina.