Rassegna storica del Risorgimento
SALVEMINI GAETANO
anno
<
1951
>
pagina
<
119
>
Libri e periodici 119
le lettere della Sand, contenute nella sua Górrespon dance (che il Luzzatto riporta, egregiamente tradotte) non son che una ventina; mentre quelle del Mazzini, contennte nell'Epistolario della Edizione Nazionale, raggiungono quasi il doppio. Probabilmente, come suppone il Luzzatto, lo stesso Mazzini ha distratto o ha fatto distruggere le mancanti; infatti egli era solito bruciare la corrispondenza che poteva (son sue parole) esser chiave a molte cose.
H carteggio è indubbiamente interessante, non tanto perchè, come vorrebbe il Luzzatto, esso porti qualche nuovo valido contributo alla conoscenza delle vicende politico-sociali del periodo cui appartiene; ma piuttosto, a mio avviso, perchè rivela, nella evidente sincerità, l'animo e l'intimo sentire di due grandi personaggi, attratti da forte simpatia che pareva dovesse durar tutta la vita, ma divisisi relativamente presto per profonde discrepanze di carattere e di idee.
I rapporti avevano avuto origini puramente intellettuali. Già prima che s'incontrassero il Mazzini aveva concepito per la Sand una viva ammirazione. Le Lettre d'un voyageur, da lui lette in Svizzera al tempo della famosa sua crisi, gli avevan lasciato una grande impressione; eran state per lui come la ninna-nanna al bambino che piange. Anche il Consuelo, pubblicato a Parigi nel gennaio del 1844, gli era parsa- una opera mirabile un omaggio reso alla verità che Dio ci ordina di cercare con zelo. Sin d'allora considerò la Sand come sua correligionaria. Ma fu soprattutto dopo i due giorni che egli passò con lei nel romitaggio di Nohant che l'amicizia si fece fervida e affettuosa. H Mazzini fu colpito non solo dal fascino che emanava dalla persona della Sand (aveva allora 40 anni, ma era ancor bella) ma anche, e specialmente, (come era accaduto l'anno prima a Matthew Arnold) dalla sua semplicità, dal suo candore, dalla sua calma imperturbabile di fronte alle amarezze e alle delusioni della vita. Dapprima essi concordarono nelle vedute e negli intenti, ed essa divenne anche la sua diretta collaboratrice (tra l'altro, tradusse in francese e fece conoscere nel suo testo autentico, accompagnandola con eloquenti parole di consenso, la storica lettera dell'8 settembre 1847) e fu la sua confortatrice nei momenti più dolorosi delle sue traversie politiche. Anche la caduta della Repubblica romana ebbe un'eco sincera di scoraggiamento nel cuore della donna e destò in lei, nel contempo, un senso alto di fierezza per l'Eroe che aveva compiuto fino all'ultimo una santa missione. Ma ben presto sorsero le prime crepe L'adesione della Sand alle idee di Michele De Bourges, poi di Pierre Leroux e di Louis Blanc e la poca stima da lei manifestata verso Ledru-Rollin, che il Mazzini aveva scelto a collaboratore per il giornale H Proscritto da lui fondato nel luglio del 1850, furono i primi sintomi del dissidio che si andò sempre più aggravando sinché si giunse alla rottura completa della relazione.
II tracollo fu dato dal famoso articolo del Mazzini del marzo 1852, intitolato Devoìrs de la Démocratie, nel quale egli accusava i socialisti francesi di aver falsato la vasta idea sociale, di aver umiliato e ringrettito quel grande pensiero con sistemi assoluti, che usurpano a un tempo sulla libertà dell'individuo, sulla sovranità del paese e sulla continuità del progresso.
Reagirono, com'è noto, gli accusati con la lunga requisitoria, pubblicata nel Morning Advertiser, nella quale alla lor volta gli rinfacciavano di aver tutto sacrificato alla sua ambizione personale e di aver tutto perduto avendo la pretesa mostruosa di dirsi la personificazione della democrazia europea. Acconto alla firma di Louis Blanc figuravano nella lettera quelle di altri amici della Sand. Il Mazzini, ed è naturale, si senti profondamente offeso. Ne sofferse assai (ne dan prova evidente le ultime lettere della raccolta); ma (tanto gronde era il suo animo I) non usci mai in parole aspre contro la donna, anzi continuò ad usare verso di lei, con la speranza di convincerla della bontà della sua causa e della sincerità delle sue azioni, le consuete frasi traboccanti di affetto. Ancorale scriveva il 12 dicembre 1855, quando ormai ella si era definitivamente allontanata da lui: A torto o a ragione io sono lo stesso, e non ho mutato in nulla. Io soffro quando penso che voi non siate più la stessa per me; ma vi omo come vi amavo