Rassegna storica del Risorgimento

SALVEMINI GAETANO
anno <1951>   pagina <121>
immagine non disponibile

Libri e periodici 121
scrittore di Fueecchio e gli ha impedito quindi di ricostruire storicamente la figura del Montanelli, ciò che sarebbe stato tanto più necessario dopo aver sottolineato come ha fatto l'Alberti l'ingiustizia che la storiografia tradizionale del Risorgimento ha compiuto nei riguardi del Montanelli.
L'ingiustizia, infatti, c'è stata, perchè è perfettamente vero che, a partire da quei primi cultori di storia patria che furono gli stessi protagonisti moderati del Risor­gimento, la figura del Montanelli, è stata sempre presentata sotto una luce poco simpa­tica sotto la luce di un Girella alla Giusti, e della sua opera politica si sono messi in rilievo gli aspetti conformistici (adesione alla politica del Cavour, accettazione della iniziativa piemontese e monarchica, ecc), tanto più fortemente condannando poi, in base a onesti aspetti, quelli eterodossi che invece rappresentano quanto di più vivo e interessante il Montanelli ci ha legato.
C'è qui innanzi tutto un problema critico da risolvere: in che rapporto sono tra di loro e rispetto-alla personalità montanelliana i suoi successivi, contrastanti atteg­giamenti politaci? E che cosa rappresentano in questo quadro i singoli momenti?
U Saitta, recensendo l'altra edizione dell'Jntrorfusioree montanelliana ( Belfa-gor, 1946, pp. 515-17), ha fatto due osservazioni esatte: che il Montanelli si con­centrava continuamente sul momento pratico, sull'azione, ma nello stesso tempo Io viveva entro lo schema di un'ideologia; e che l'ideologia del Montanelli è una delle ma­nifestazioni più chiare e limpide di quel socialismo quarantottesco che finisce là dove Marx prenderà inizio.
Queste osservazioni vanno però integrate. Tnti? tutto è proprio di chiunque sia al tempo stesso uomo di pensiero e di azione, di concentrarsi' sul momento pratico pur inquadrandolo entro uno schema ideologico; questo ci indicherà semmai che il Monta­nelli non aveva né la tempra del pensatore puro, né quella del puro nomo d'azione, ma contemperava le due esigenze in un unico foco. In secondo luogo bisogna osservare che nella produzione scritta dal Montanelli, una certa ideologia ha lasciato una traccia che altre ideologie, le quali pure in altri momenti hanno ottenuto il suo appoggio pra­tico, non hanno lasciato.
Spieghiamoci: Montanelli fu successivamente mazziniano, sansimonista, neoguelfo, democratico repubblicano, e infine cavouriano; con due diversioni però, una prima e l'altra dopo la crisi del '59: la diversione murattiana e quella (come definirla?) auto­nomista, quando osteggiò l'annessione della Toscana. A prima vista, dunque, si tratta veramente di un Girella. Ma vediamo un po' meglio. Le prime evoluzioni non possono essere Interpretate che come i mutamenti di opinione connessi con lo sviluppo psico­logico e politica di qualsiasi giovane, specialmente negli anni turbinosi che precedono il '48; direi che un Gioberti, per esempio, che non è affatto considerato un Girella, ha subito un'evoluzione non meno movimentata di quella del Montanelli. Inoltre la e con­versione dall'ideale democratico repubblicano (di cui questi Appunti sono l'espres­sione principale) a quello cavouriano non va fraintesa. Innanzi tutto è un'evoluzione e non una conversione: come ha dimostrato il Ghisalberti nel suo G. M. e la Costituente (Firenze, Sansoni, 1947), si può risalire al '51 per trovare le prime tracce di una più realistica valutazione di quel che rappresenta il regime politico liberale del Piemonte in un'Italia nuovamente piegata alla reazione. E questa valutazione si accentua a partire dal '54, tanto che il Montanelli è tra i firmatari della circolare Manin.
Ma, pur fatte tutte queste correzioni* la figura del Montanelli resta sempre carat­terizzata dalla facilità dei-mutamenti d'opinione politica* In sostanza, sia pure atte­nuato, il giudizio tradizionale resta: Montanelli non aveva né forte tempra di pensa­tore polìtico, uè tenacia di intendimenti pratici. Era -facilmente suggestionabile. In lui prevaleva il sentimento. Va bene quindi il giudizio di Nello Rosselli: geniale pubbli­cista. E va bene anche il giudizio del Saitta: un ideologo che di volta in volta si con­centra sull'ideologia corrispondente al momento pratico ch'egli vive.