Rassegna storica del Risorgimento

SALVEMINI GAETANO
anno <1951>   pagina <124>
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Libri e periodici
nel deserto.... Voi v'ingannate molto ponendo tra essi il Montanelli. È vero che ebbe in altri tempi idee analoghe alle loro, ma da due anni la pensa come noi, e lo grida sui tetti. Gioberti stesso, sebbene meno avanzato, aveva prodigiosamente modificato le sue precedenti opinioni quando la morte lo strappò in modo così triste e inopinato. Deluso, dall'esperienza e dalla riflessione, sulle idee di cui s'era fatto difensore e pro­pagatore, si preparava a scrivere in favore della repubblica, e non si sarebbe probabil­mente fermato II.
Questo ambiente che fa centro al Lamennais è molto importante per la storia del pensiero politico italiano del Risorgimento, perchè rappresenta il punto di passag­gio dalla coscienza cattolica a quella laica, dal liberalismo alla democrazia socialista. Costituisce un punto di rottura e di crisi, difficile a conciliare la tenacia e la fedeltà, che infatti il Montanelli non saprà conservargli.
Leggendo l'Introduzione, vien fatto di domandarsi se l'opera possa- essere fatta rientrare nell'ambito del movimento cattolico-liberale. Montanelli era stato neoguelfo, cioè aveva condiviso l'ideologia nella quale s'incarna storicamente in Italia, negli anni che precedono il '48, il cattolicesimo liberale. La critica e il superamento del neOgnelfismo non implica affatto ripudio del cattolicesimo liberale, il quale conti­nua a vivere e a svolgersi dopo la fine del mito giobertiano basato sulla figura di Pio IX. Montanelli, come giustamente sottolinea il Ghisalberti, è l'unico liberale italiano che si renda immediatamente conto del significato preciso della famosa allocuzione ponti­ficia del 29 aprile. Nell'esilio parigino, dopo il fallimento totale della rivoluzione del 1848-49, il Montanelli riprende in esame il rapporto tra rivoluzione italiana e papato. Pio IX non è un traditore; il papato costituzionale è una contraddizione in ter­mini; il potere temporale del papa è un anacronismo che non ha più quella funzionalità storica in base alla quale si è formato e rafforzato; ma il papa può, senza offesa del prin­cipio religioso che professa, abdicare al sacerdozio politico e riconoscere la libertà di coscienza. Tutte queste riforme sono possibili se si intende rettamente il concetto di cristianesimo cattolico, se non lo si confonde con quello di clerocrazia: perchè il prin­cipio di autorità, che è alla base della vita ecclesiastica cattolica, risiede nell'univer­salità dei credenti, e non nel papa solo o in una frazione del clero. Quindi, la lotta che il movimento nazionale fa contro Roma non è lotta religiosa, ma strettamente politica.
Ebbene, queste sono idee tipicamente cattolicoliberali.
H cattolicesimo liberale è di difficile definizione, perchè è di per se un concetto piuttosto ampio: direi che cattolici liberali possono essere considerati coloro che, in base all'ispirazione religiosa di un cristianesimo svoltosi nelle forme storiche del cattoli­cesimo, intendono avvicinare e conciliare la coscienza religiosa con la coscienza della mo­derna civiltà laica, sì da ottenere che cattolicesimo e libertà cessino di essere o non diven­gano termini antitetici. Gli elementi essenziali del cattolicesimo liberale sono quindi la preoccupazione religiosa, l'ispirazione cristiana e cattolica da una parte; la mente aperta verso i valori di libertà, la coscienza della necessità di non fare la religione cat­tolica nemica della civiltà moderna dall'altra. È logico quindi che i termini del movi­mento siano molto lati; logico che spesso i cattolici liberali rischino di oltrepassare l'or­todossia cattolica-, come per esempio capita nel periodo della maturità al Lambruschini, il quale tuttavia va considerato come uno degli esponenti principali del cattolicesimo liberale italiano.
Nel proporri implicitamente il problema del rapporto tra coscienza laica e coscienza cattolica Manacorda ha scritto che la preoccupazione montanelliaua per la libertà di coscienza è un'esigenza laica, corno laica è tutta la sua mentalità, con la quale il professato cattolicesimo non mitra in conflitto. Qui però il problema è appena accennato nei suoi termini, ma non discusso, perchè il passaggio dal confessionalismo al laicismo è nei cuttoltci liberali inavvertito e difficile da indicare e definire in modo preciso. Che poi, come osserva ancora Manacorda* il Montanelli non soffrisse i problemi,