Rassegna storica del Risorgimento

SALVEMINI GAETANO
anno <1951>   pagina <125>
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Libri e periodici
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e neppure quello religioso, è un'altra questione; e quanto alla distinzione tra cattolica-simo e clerocrazia, essa è, in sostanza, propria di tutti i cattolici liberali.
Ora, di questo cattolicesimo liberale si possono mettere in risalto molti aspetti: quello che è piò evidente nella sua particolare forma neoguelfa, cioè l'aspetto di utile apporto pratico alla causa dell'allargamento delle file patriottiche in una società tra­dizionalmente cattolica come quella italiana; l'aspetto profondamente religioso e spi­rituale, di rinnovamento del cattolicesimo, di spinta alla riforma cattolica, di svincolamento del cattolicesimo dal quietismo medioevale del gesuitismo; l'aspetto conservatore, nel senso che esso si esercita come una forza intesa a contenere entro certi limiti imposti dalla tradizione il movimento per sua natura rivoluzionaria che porta al rinnovamento politico dell'Italia e più in generale al rinnovamento di una società; l'aspetto progressivo, nel senso che è una potente forza di rottura (alleata delle forze laiche) contro il sistema conservatore europeo imperniato sul potere temporale del papa. ReWIntroduzione del Montanelli è l'aspetto di rinnovamento, di progresso quello che è più presente. Col Papa in Italia egli scrive siamo necessariamente costretti a impegnarci in una lotta di libertà interiore, e attesa la qualità cosmopolita della forza che in questa è da combattere, il conflitto interiore implica conflitto euro­peo. Infatti il miglior commento espresso alla conquista di Roma da parte dello Stato italiano e alla fine del potere temporale, fu quello del Mommsen, il quale disse che a Roma non si poteva andare senza una nuova visione della società. Ma come sul movi­mento cattolico-liberale ebbe il sopravvento, entro la Chiesa cattolica, il movimento cattolico-reazionario, così la distruzione del potere temporale non diede per l'Italia e per l'Europa tutti i frutti che avrebbe potuto dare.
Ciò non toglie che i documenti di questo cattolicesimo liberale, maturatosi entro le file del movimento nazionale, abbiano un grande valore e significato storico. Esso si sviluppa, spesso come nel secondo Gioberti, come nel Montanelli dell'Intro­duzione in forme affini a quelle democratiche e socialiste, e attinge i vertici della coscienza moderna entro i limiti delle ideologie dell'Ottocento.
È li che ancor oggi noi possiamo trovare le voci a noi più vicine; e sotto questo punto di vista non è priva di fondamento la rivendicazione attualizzante che della opera montanelliana l'Alberti ha tentato nella sua introduzione.
E all'Alberti dovrà anche essere ascritto il merito, come presentatore deW In­troduzione, di averla corredata di note esaurienti e precise, bene informate e sufficiente­mente ampie (a parte alcune poche inesattezze già osservate e segnalate dal Mana­corda); quelle note di cui giustamente il Saitta lamentava l'assenza nell'edizione più sbrigativamente curata dal Mazze! e uscita insieme alla presente. PAOLO ALATHT
RENATO MARMIROLI, Lamberti (Pensiero e azione, 8): Milano, Garzanti, 1949 in-16, pp. 296. L. 600.
Nulla avevamo su Giuseppe Lamberti, figura non certo di primo piano, ma pur notevole tra i seguaci del partito mazziniano in Italia. Nulla che ce ne delincasse la personalità, al di fuori del suo compito ingrato di Segretario della Congrega Centrale di Erancia; che ci dipingesse la sua eroica devozione a Mazzini ed insieme la sua opera di pacificatore, di tramite intelligente, tra il capo e gli adepti alla Giovine Italia', che sottolineasse i momenti nei quali egli seppe scrivere a Londra crude verità. Dif­ficile il compito quindi, al quale si è dedicato il Marmiroli, reso più arduo dalla man­canza di documentazione diretta, per cui anch'egli si è dovuto rifare, quasi esclusiva­mente, a testi già noti, o a lettere familiari, che, lumeggiando l'uomo, non ne stagliano, però, la figura politica. La mancanza è più dolorosa per il periodo della sua formazione, prima dell'esilio e dell'incontro con Mazzini. Eppure doveva avere carattere e spirito ben saldo chi riuscì, fra le apostasie clamorose e larvate, a mantenere intatta la fede