Rassegna storica del Risorgimento

SALVEMINI GAETANO
anno <1951>   pagina <127>
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Libri e periodici 127
egli ordinò infatti alla sua guarnigione di non servirsi delle anni in caso di rivolta popolare. Ma in quell'anno non penserà neppure di BCguire Garibaldi perchè riteneva che la liberazione di Roma dovesse spettare esclusivamente all'esercito regolare (p. 237). La vita di Nino Bixio finisce sul mare, dal quale forse non era irresistibilmente attratto (p. 33), ma per mezzo del quale sapeva di poter portare al benessere la sua lauiiglia e insieme indicare agli Italiani, raggiunta l'unita, le nuove strade necessarie al loro sviluppo economico. j? -vr
GIUSEPPE SQUÀRCIAMNO, Roma bizantina (Saggi, 133); Torino. Einaudi, 1950, in 8, pp. 466. L. 2000.
Impronta Italia domandava Roma; Bisanzio essi le han dato scrisse sdegnosa * mente Carducci contro le mediocrità morali della classe politica che si era insediata a Roma capitale spintavi più dalla fatalità degli eventi che dalla volontà di azione. E la definizione carducciana piacque ad Angelo Sommaruga, tanto che, svuotata di ogni con­tenuto di polemica civile, essa fu messa ad epigrafe della eclettica rivista dell'avventu­roso editore che si intitolò appunto Cronaca bizantina . Attratti dai modi affabili (corruttori diranno più tardi i suoi nemici) del fascinoso Sommaruga, poeti e prosatori corsero da tutta Italia al richiamo dell'editore romano, per usare un'immagine dello stesso Carducci come api che al rauco suon del percosso rame ronzando si raccol­gono . Carducci con i suoi seguaci e scolari, Cesario Testa e Giovanni Faldella, Carlo Dossi e Gerolamo Rovetta, Luigi Capuana, Ugo Flores e Giovanni Cesareo, Scarfoglio e D'Annunzio, Salvadori e Pascoli, Matilde Serao e Pascarella, Ruggero Bonghi e Ferdinando Martini gravitarono intorno all'asse editoriale di Angelo Sommaruga, con interessi e posizioni diverse ma immersi tutti nelle acque dilettevoli e placide del bizan­tinismo o decadentismo che dir si voglia, dell'ambiente sommarughiano dove confluì* rono, per intendersi, l'ultimo Carducci e il primo D'Annunzio. Giulio Salvadori, l'unico superstite della coorte bizantina che non si riaccostò mai, dopo il famoso processo, al Sommaruga, scrisse che nel nome stesso che avevano preso c'era per chi sapeva leggere una protesta e un augurio: Noi ci diciamo bizantini quasi a rammentarci quanto si discosti la realtà dal nostro ideale; perche tra questo rumoreggiamento noioso di piccoli sdegni, di piccoli amori, di piccole ambizioni, tra questo ronzare di menzogne e di vanti, tra i flotti della volgarità che stringe, ci sentiamo fedeli all'antico ideale di Roma*
Invero la' voce di Salvadori, anche se profondamente sincera, era solo isolato rimpianto della forte passione del Risorgimento ormai concluso. Negli animi, dopo
10 sforzo eroico e un poco giansenista durato dalle generazioni del Risorgimento osserva Pietro Paolo Trompeo nella preziosa presentazione era subentrato un momento di distensione generale. L'aria si scrudiva a un tepore di dubbia primavera.
11 Carducci stesso, innamorato di Lidia, ne aveva già sentito l'effetto. Primavera ellenica o primavera bizantina? Dipendeva nei diversi casi, dal modo di reagire ai tempi: si poteva aprirsi ad essi, largamente, ma senza lasciarsene dominare, e si poteva subirli abbandonandosi alle chine più molli.
Giuseppe Squarciapino segue nel suo libro, che non è di storia, ma di brinante ed appassionante cronaca, gli anni e le vicende del mondo sommarughiano, preso forse anch'egli a distanza dì tanti anni, dal fascino del grande editore, intorno a cui, prima e dopo il clamoroso processo, cosi viva fu la polemica negli ambienti letterari e poli­tici della Roma umbertina* Le notizie che lo Squarciapino fornisce sulla società intel­lettuale e mondana di allora sono preziose, la completa bibliografia delle edizioni sommarughianc che figura in appendice costituisce un materiale documentano di primo ordine.
Cosa resta oggi di Cronaca bizantina e di Sommaruga, del forsennato tentativo di dare a Roma una rivista letteraria che segnasse un momento della vita dello spirito italiano?