Rassegna storica del Risorgimento

ISTRUZIONE PUBBLICA
anno <1951>   pagina <669>
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La difesa della lingua materna nelVinsegnamento, ecc. 669
l'insegnamento. La commissione comunale provvisoria, benché nominala in modo piuttosto disordinato, gii nel marzo del 1848 si fa interprete dei postulati liberali dei cittadini e domanda per l'insegnamento nelle scuole elementari è medie la lingua materna e d'uso, cioè l'italiana, e che gli impiegati non si vadano a reelu tare nei territori stranieri. Prima che il governo austriaco, in altre cose più urgenti occupato, dia una risposta, viene eletto e formato con qualche difficoltà, un Consiglio comunale che rinnova il voto e insiste sul postulato della lingua italiana nelle scuole; e questa volta il Ministero dà una formale risposta con quei sofismi e quelle tergiversazioni, che aveva usato sino allora e che ripeterà nell'avvenire, sino a che durerà l'Austria. *)
In seguito allo Statuto della città concesso nell'aura del Quarantotto, e già nell'imminenza di essere sospeso dal rincrudito assolutismo, fu eletto un nuovo' Consiglio comunale, nel quale entrarono e stettero al loro posto per i dieci anni durante i quali esso fu prolungato- con Infusioni di consiglieri-nominati dal go­verno, anche alcuni schietti e valorosi rappresentanti dell'anima cittadina, come Nicolò De Sin, Carlo Nobile, Gracco Bazzoni, ed altri, ì quali colsero l'occasione per riaffermare la volontà cittadina di avere le scuole nella propria lingua, quando dal governo fu chiesto al Consiglio un contributo alla spesa per l'aumento ad otto classi da sei, che aveva avuto sino allora-il ginnasio (Liceo) tedesco dello stato.
Il De Rin affermò che spettava al Consiglio e non al Ministero di fissare la lingua d'insegnamento del ginnasio e propose die senz'altro si proclamasse l'ita­liana. Alla sua domanda che si votasse con scheda segreta, insorse violentemente uno dei più servili sostenitori del governo, l'aw. Scrinai, e vi si oppose: egli difatti sapeva che molti nel proprio segreto la pensavano come non se la senti­vano di apertamente dichiararlo per, diremo così, rispetti umani o... governativi, che vogliano dirsi: e la proposta del voto segreto in quel pesante ambiente cadde perchè già l'approvarla era come indicare quale sarebbe il proprio voto segreto.2)
Nelle due ampie discussioni che si svolgono nel febbraio del 1851, lo stessa anfanare che fanno quei non liberi consiglieri per combinare la necessità che chi ragiona deve riconoscere dell'insegnamento nella propria lingua, con hi propria posizione, più o meno ufficiale nello stato, architettando le più strampalate com­binazioni di scuole dove la lingua materna venga messa in quarantena, dimostra il 'carattere innaturale del l'insegnamento imposto dall'Austria a Trieste. E natu­ralmente, con la complicità dell'assolutismo le cose continuano sino a che durano quelle condizioni politiche; tre compiacenti consiglieri comunali dei quali taccio i nomi per non metterli a postuma berlina vengono invitati ad assistere- alle lezioni del Ginnasio tedesco per constatare come quella sìa la più adatta istruzione per i giovani italiani.
Per intendere come si deformassero e storcessero le cose, merita conoscere la notizia che di questa, diremo cosi, ispezione, diede il direttore tedesco della scuola ; ne riporto la traduzione dalla sua lingua.
Il primo ufficio di questa deputazione comunale dovette essere di chiarire i pregiudizi, variamente sorti nel pubblico, contro una lingua d'insegnamento
1) Vedi ALDO TASSOTI, Piccoli riflèssi di grandi avvenimenti del Ì848, in La Venezia Giulia e la Dalmazia nella rivoluzione nazionale del 184849, Trieste, 194,
2) vedi ATTIMO GENTILE, Vita triestina nell'Ottocento, ruAVArcheografo Trie­stino, serie IV, voi. X-Xl, pp. 8-70 (1946).