Rassegna storica del Risorgimento
ISTRUZIONE PUBBLICA
anno
<
1951
>
pagina
<
671
>
La difesa delia lingua materna nell'insegnamento, ecc. 671
Trieste potè eleggersi i suoi genuini rappresentanti per il Consiglio comunale, questi rivolsero subito la loro attenzione agli istituti di cultura e tornarono ancora una volta a far valere presso il governo il diritto di avere le scuole nella lingua degli alunni.
Quale fosse l'insopportabile disagio ed incubo della mancanza di una propria scuola nella naturale lingua d'insegnamento, noi sentiamo dagli atti e dai verbali della rappresentanza comunale, dove finalmente si poteva parlare.
Eccone un saggio.
Nella seduta del Consiglio comunale del 30 luglio 1861 il cons. doti. Carlo Nobile legge una sua mozione che è del seguente tenore:
Un illustre ministro di S. M., cui i nostri predecessori nel Consiglio si ascrissero ad onore di conferire la cittadinanza di Trieste, pronunciava testé- nel Con* sigjio dell'Impero, sulle nostre scuole e dell'Istria sorprendenti parole; sorprendenti pel luogo e pel tempo in cui furono dette, per la veste e per la forma di cui le disse, non certo per se medesime, ma ispirate al Ministro da relazioni più che disputabili, e che prodotte con certa ostentazione nelle corrispondenze più sciagurate del giornalismo di Vienna, non potevano più. sorprendere nessuno. Codeste incredibili parole a tanto intervallo dal deliberato del Consiglio-Dieta sulla lingua d'insegnamento per la città di Trieste, dimostrarono ad evidenza come il ministro male informato ignora appieno Trieste e le scuole nostre, e quelle dell'Istria ancora, ...; e provano pur forse che per le vie ufficiali, irte di vecchie passioni, la verità mal può farsi strada infino al Principe; e che i poteri legislativi della Dieta ben potrebbero risolversi nell'ampia facoltà di umiliare proposte ai referenti o sottoreferenti del ministero di Stato, e di inchinarli debitamente finché piaccia loro di mandar gli atti agli onori dell'archivio dandone avviso ai novelli legislatori. Senonchè la logica del signor ministro non torna meno sorprendente delle' informazioni di lui. Per l'imperiale diploma d'ottobre la Monarchia complessiva, che non fu mai una nazione, nò mai potè dirsi dei Germani, degli Slavi, degli TJngari e d'altri, rimane necessariamente austriaca. Pei sig. Ministro invece la Monarchia appare tedesca; tedesco vi appare l'erario, tedesco il danaro che in questo versiamo per le generali esigenze; tedeschi adunque hanno ad esservi i pubblici ginnasi e le università. Tre quarti del dispendio pel ginnasio di Trieste* secondo le dichiarazioni di lui* cadono a carico dell'erario; dunque per la legge di finanza esso vuol essere almeno per tre quarti tedesco.
Indi prosegue*.
Certo le Provincie austro-italiane potrebbero ugualmente provvedere ad una istruzione universitaria a casa loro, evitando Padova, che al sig. Ministro non sembra ispirare molta fiducia; ma elle perderebbero così il vantaggio di essere conquistate grado per grado al germanesimo. D'altra parte forti dell'insegnamento tedesco i triestini avviati al sacerdozio comprenderanno meglio l'insegnamento latino al seminario di Gorizia. In verità il sig. Ministro non pensa che il latino sia venuto in Italia da oltre il Semmering; ad ogni modo i teologi triestini saranno ben lieti che il sig. Ministro si interessi cotanto ad assicurar loro il possesso del latino germanico. Ma fra quante politiche ragioni sorridano al sig. Ministro, Trieste non ha pur ombra di motivo per fatare contenta alle dichiarazioni di lui. Togliendo alla gioventù nostra un diritto di natura, il Ministro cittadino vorrebbe interdetto nelle scuole migliori l'uso della sola lingua in cui l'insegnamento possa verace* mente giovarla .