Rassegna storica del Risorgimento

1848 ; SILA
anno <1951>   pagina <679>
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LE CONDIZIONI ED I MOTI DEI CONTADINI IN SILA
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Se la storia si limitasse ali registrazione di a v veti ini cu li non sarebbe che fredda erudizione, mentre vita quando coinvolge l'interesse di chi quei fatti richiama por riproporre gli stessi problemi e ripete sorprendenti analogie con quelli attuali.
Cosi è delle vicende sii a ne nel 1848.
Infatti l'azione allora, svolta dai contadini si presenta ora come l'aspetto di un problema attuale, scottante e clamoroso. Sarebbe inutile la rievocazione di quelle vi­cende ormai patrimonio della coltura ufficiale se non la rendesse utile l'aggiunta di documenti venuti a luce di recente. Anche perchè col loro aiuto sarà più facile far com­prendere, a chi ricerca il giusto per un giudizio ed una norma, le assennatezze e gli spropositi dilaganti in contrasto da tribune qualificate e da stampa demagogica.
Da qualche tempo in Italia, e non soltanto in Italia, a seguire Ut stampa inglese, svedese e svizzera ohe ho potuto avere so n'occhi la Sila è di grande attualità. Questo passare in primo piano della zona più bella: di una regione sventurata, mentre in altri periodi avrebbe lusingato gli abitatori, oggi li mortifica per un complesso di motivi, ma soprattutto perchè l'unanimità dell'interessamento si è manifestata per presceglierla a cavia d'un esperimento che non darà buoni frutti ma scaverà profondi danni a causa della regolamentazione lacunosa, affrettata, punitiva e per tutte le incertezze che la rendono inefficace già alle origini.
Ragioni di contesa tra le genti che gravitarono sull'altipiano silano sorsero, si può dire dal giorno che i bellicosi bruzi vi si stabilirono a vivere di cacciagione, e furono vitali dai conflitti con Crotone ai periodi dell'era cristiana che hanno culmine tra rivolte, insofferenze e prepotenze che marcarono il decorrere di molti secoli il 13 novembre 1687 quando solennemente il Sovrano riconosceva la proprietà della Sila a pochi signori. Ma proprio da allora la questione assume nuova veste, marca altro ritmo, segna altro decorso ai rapporti tra proprietari e contadiname.
Cosenza, i suoi Casali, i proprietari che mutano di persona ed aumentano di nu­mero come la proprietà si diffonde, entrano in contesa, e contendono dinanzi a magi­strati e nei parlamenta. Per poco tempo, che presto si assopiscono le liti lasciando, però, indecisa ogni ragione di contendere che regolarmente affiora e si fa virulenta tutte le volte che per avvenimenti politici o militari è sopravvenuta decadenza della forza morale e carenza dell'autorità dèlia legge antica che sole danno vigore a coloro che credono di potersi far forti delle esperienze passate e si ingagliardiscono dei facili successi.
Cosi fu, più che nelle volte precedenti, nel 1848.
La generazione che si trovò nel mezzo della vita proprio al culmine di quegli anni era stata introdotta alla conoscenza del mondo in un turbine che sconvolgeva quanto fino a ieri era scorso placidamente in un beato senso di stabilità. Diffuso tra le classi era un malcontento mesto e taciturno dei padri per la soppressione di conventi che erano rifugio sicuro per i bisognosi e fonte di sapere e di ammaestramento per tutti mentre si manifestava palese il lavorio fervido di sette e società segrete che davano ormai un senso di euforia ad un robusto progredire dell'idea di Patria. I successi precedenti, giunti insperati dalla maggioranza, creavano una suggestione prossima che era una gratuita spinta ad agire.