Rassegna storica del Risorgimento
1848 ; SILA
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1951
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681
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Le condizioni ed i moti dei contadini in Sila nel 1848 681
ma al loro occhio soltanto satolli dì tavola, natta nuova atmosfera satura di rigurgiti, quasi d'impeto e sfrenati travalicarono e si abbandonarono a gesti grossolanamente marcati di plcbcita in un eccesso di rudezza clamorosa per il bisogno effervescente che hanno i piccoli in ogni senso di far rumore sopra ogni loro gesto. Forse in buona fede alcuni credevano di difendersi il giusto, giacché con gli abituali e perpetuati oltraggi alla logica ed alla grammatica, con quel tono di ripicco dell'insignificante che un colpo di plebe sospinge al potere tra sudori e canti, s'incitavano automaticamente eccitandosi alla conclamata affermazione insinuata da borghesi ribelli spesso dissipatori di guanto ereditato, che le proprietà private provenivano da usurpazioni di demani.
Non è certo facilmente documentabile per tutti che la molla era un più diretto., i uunedia lo personale vantaggio e l'aspirazione rodente di sostituirsi più. eh e di eguagliare coloro contro i quali puntavano il facile dardo dell'usurpazione, ma è probativo il confronto delle parole coi fatti di quelli di tempi più recenti che dopo mesi di accesa e scamiciata predicazione si sono sistemali contenti degli aborriti onori e dei criminosi guadagni, ed allora rosi dal dispiacere di non potere assumere arie confacenti al nuovo grado conseguito in insperata facilità, e più esaltante per la distanza dall'origine cosi rapidamente superata perchè legati dal vincolo di troppi impegni assunti facilmente nella foga del promettere per domani per ottenere al momento il sostanziale appoggio.
Comunque si vogliano stimare queste considerazioni sorprende l'analogia degli avvenimenti di cento anni or sono con quelli di anni assai più recenti, tanto vicini che la rivoluzionela sola ch'era facile fare e fu fatta perchè non comportava sul momento rischio alcuno per promotori ed ubbidienti esecutori nelle rotazioni agrarie appena comincia a sfumare dei suoi gravosi effetti.
Già qualcosa di quel 1848 era a noi giunta attraverso leggi e decreti usciti dalla mano pesante di irresponsabili prementi, e dagli echi accavallantisi di date di episodi briganteschi compiuti sotto la guarentigia di un movente sociale che aumentavano la confusione del ricordo di quell'anno lontano. Ma ora, il ritrovamento di documenti ignorati ci pone dinanzi a nuovi fatti che è bene fermare nella storia scritta nella speranza che possano un giorno, vicino 0 lontano, quando gli uomini torneranno a guardare negli esempi del passato per regolare il loro presente, servire per non far- commettere errori.
La gente, scossa dai frequenti sussulti degli anni travagliosi con cui cominciò a scorrere il secolo, non tardò a far giungere echi della propria inquietudine al Governo che in epoche diverse aveva emesso provvedimenti di vario ordine onde far scivolare la questione senza scosse che sono sempre dannose per tutti, ribadendo particolarmente sugli usi civici che erano l'argomento sul quale tutti facevano leva. Basti ricordare, per chiarire e non lasciar luogo ad equivoci unilaterali, che il 23 dicembre del 1838 il Sindaco di Cosenza, Domenico Sersale duca di Ccrisauo, domandava di dichiarare la Sila proprietà del Comune e, subordinatamente, la spettanza dei pieni usi civici sopra tutto l'agro silano. Perciò con rescritto sovrano, il 22 maggio 1841 si provvedeva onde i cittadini di Cosenza e Casali continuassero ad esercitare gli usi civici nella Sila senza essere molestali, e successivamente un editto dell'Intendente, dell'I! agosto 1841, si occupava della loro continuazione; rescritto od editto ribaditi il 31 marzo 1843 da un decreto reale.*)
i) SENATO DEL REGNO, Leggi e documenti relativi alla Sila di Calabria, Sessione Parlamentare 1863, s. 1. né d.,