Rassegna storica del Risorgimento
1848 ; SILA
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1951
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Gustavo Valente
mattina, udiausi giù. i frequenti rintocchi delle campano a stormo di ciascun comune, annunzienti il convegno armato de* due Circondari: la massa fremente ha di già presa la volta della Sila, il suono delle minacele di queste turbe irrefrenabili ha lasciato nel-1 animo di ogni buon cittadino, lo scandalo e la paura, come aveano presentimento d'una indeterminabile prossima catastrofe, che ponendo da piò tempo sue radici nel-1 indole iniqua di questo plebe, ramifica incontrastata e rigogliosa nell'esiziale impunità presente. ' )
11 seme del brigantaggio è prossimo a fruttificare, le circostanze gli stradano largo è fiorente cammino, ed il Governo intanto impassibile nella Comune agitazione, perde di ora in ora l'ascendente morale, poiché mancano assolutamente gli esempi pronti e repressivi nell'assoluta mancanza di forza militare.
Queste cose-mi onoro porre a sua conoscenza per tutto mio discarico, e per le analoghe provvidenze che il maturo senno di Lei potrà provocare sulla imperiosa circo* stanza. 2)
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Nell'altro capo della Sila, in quella detta Badiale, a San Giovanni in Fiore, le cose non vanno meno agitate. Anzi, esordiscono con una tragedia che il 2 aprile vede scorrere il sangue di un Raffaele Scigliano, che morì il 13 maggio successivo, e quello di Giuseppe Meluso, il famoso Battistino Bclcastro che venne da Corfu per far da guida ai fratelli Bandiera e che fa non lieve argomento alle autorità borboniche per aizzare i popolani contro gli uomini della spedizione.
Eeco come il Regio Giudice Pittori il 3 aprile rapportava al suo superiore Procuratore Generale del Re in Cosenza: Il Maluso, ieri, verso le ore 19, mettendosi in mezzo ad una massa popolare, che aveva alla testa un tal Francesco Oliviero Cucinar ella, si mostrò nella Piazza. Ma già per gli analoghi provvedimenti anticipatamente adottati di concerto al Capo della Guardia Nazionale, caporale di Gendarmeria e di tutti i buoni cittadini, molta forza armata si trovava nella piazza testò cennota; ond'è che il popolo intimorito non osò parlare della solita reclamata divisione delle terre.
Giuseppe Meluso vide che bisognava risvegliare l'ira del sangue, credè buono tirare un colpo di pistola a D. Raffaele Scigliano e di gridare, Viva la Repubblica!
Quel colpo produsse grave ferita in una coscia dello Scigliano, ma le sue vóci sediziose non ebbero eco, e furono maledette, per cui esso, veggendosi a mal partito si pose a fuggire; ma fu raggiunto quasi immediatamente da due colpi di fucile vibratigli contro da mani ignote, e che mandarono quasi all'atto la di lui anima a conversare col signore delle tenebre . 3)
*) GUSTAVO VALENTE, C elico 1848, in Atti e Memorie del XXVII Congresso di Storia del Risorgimento, Milano, Cordarti, 1948.
JQJn'eeo di questo fatto è forse nella notizia che è in una lettera di Tommaso Mazze! là ove dicendo di una spedizione di truppe a Lappano e nei Casali del Manco aggiungendo che: una banda di masnadieri, tra quali uno di Buonofiglio avevano operato in senso, opposto al comun bene. NICOLO MORELLI, Documenti storici riguardanti itMuTrèxù>rie Calabro, NàpóJi, Stab. Tip. dell'Araldo, 1849.
2) Quest'ultima parte resa nota ora per la prima volta.
8) CESARE MJNICUCCI, La fine di Giuseppe Meluso, in I martìri cosentini del 15 marzo 1844, Cosenza, Ed. S. C. A. T., 1937.