Rassegna storica del Risorgimento

"MARCHE (LE) NEL RISORGIMENTO"; GIORNALISMO
anno <1951>   pagina <710>
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Libri e periodili
risaltava a ini ti evidente, dato che, malgrado i fervidi incoraggiamenti pervenuti prima o dopo la pubblicazione del saggio, mancarono per un certo periodo quei con­tributi finanziari che erano assolutamente necessari anche per un modesto periodico mensile, il nude richiedeva allora una spesa annua di L. 2.000.
Così la pubblicazione continuò saltuariamente, offrendo ai soci numerosi ed in­teressanti artìcoli di collaboratori ben noti agli studiosi di storia del Risorgimento, quali i due fratelli Spadoni, Enrico Liburdi, Gualtiero Santini, Nerino Bianchi, Palermo Giangiacomi, ecc.
Senonchè alle difficoltà finanziarie, si aggiunsero difficoltà di carattere politico, tanto che, non potendo il dott. Giovanni Spadoni ottenere dalle autorità il permesso di pubblicazione, questo fu rilasciato, dopo lunghe trattative, al dott. Ricci (verbale n. 7 degli Atti, 29 agosto 1926).
Già nell'ottobre dello stesso anno si parlava del congresso nazionale che si sarebbe tenuto a.Macerata nell'anno successivo e se ne illustrava l'importanza per il comitato marchigiano. Oltre alle circolari invitanti enti e privati ad iscriversi alla Società del Risorgimento, si stabilì di pubblicare il Bollettino ogni due mesi (verbale n. 8 degli Atti, 3 ottobre 1926).
A distanza di pochi giorni dall'ultima seduta, il 24 novembre, veniva di nuovo convocato d'urgenza il consiglio. Il Presidente dava lettura del comunicato della giunta esecutiva della federazione provinciale fascista di Macerata, col quale si fa­ceva obbligo ai non tesserati della provincia di dare immediatamente le dimissioni dalle cariche occupate in enti, commissioni e società di qualunque specie.
Sebbene un simile ordine non fosse stato emanato dalla federazione delle altre Provincie marchigiane, e non potesse perciò riguardare i membri del consiglio resi­denti fuori della provincia, e sebbene il comitato marchigiano del Risorgimento facesse parte di una Società nazionale apolitica, tuttavia, per evitare eventuali equivoci che potessero compromettere la preparazione e il sereno svolgimento del congresso da tenersi a Macerata l'anno dopo, il dott. Giovanni Spadoni reputava necessario pre­sentare senz'altro le proprie dimissioni da presidente del comitato. Si associavano a tale atto il march. G. Francesco Luzi, il dott. A. Ricci, il col. V. Spadoni e Vittorio Morresi.
Le ingenti spese sostenute dal comitato marchigiano per la stampa e la spedi­zione delle pubblicazioni, che furono offerte in omaggio agli intervenuti al congresso nazionale, tenutosi a Macerata nel settembre del 1927, avevano posto in critiche con­dizioni il comitato stesso, per cui si dovette sospendere la pubblicazione del Bollettino, benché questo avesse riscosso simpatie ed elogi anche da studiosi non marchigiani.
Nell'anno succesivo (verbale n. 14 degU atti, 10 febbraio 1928) i contributi per­venuti dopo la pubblicazione dell'ultimo fascicolo, davano la speranza di poter stam­pare un altro numero*
Nel 1930 (verbale n. 18 degli atti 4 maggio 1930) il Bollettino sembrò raggiungere un notevole sviluppo, dato che in ogni comune delle Marche e fuori si andava racco­gliendo un tal numero di nuovi soci da rendere il comitato marchigiano il più fiorente istituto storico della regione ed uno dei più numerosi comitati regionali della Società nazionale per hi storia del Risorgimento.
Poiché una sottoscrizione speciale aveva procurato la somma, allora cospicua, di 1925 lire, si propose di pubblicare un bollettino almeno ogni quadrimestre, essendo esso un mezzo efficacissimo per promuovere lo studio e le ricerche sulla storia del Risorgimento nella nostra regione, per rendere più proficua l'azione culturale ed edu­cativa che il comitato intende svolgere e per tenere uniti od affiatare meglio tutti i soci sparsi in ogni parte non solo delle Marche, ma dell'Italia .
Nel 1933 il dott. Giovanni Spadoni, non sentendosi ulteriormente disposto a sopportate le continue difficoltà politiche che intralciavano la sua attività di presi­dente del comitato, dava le proprie dimissioni e il presidente della Società, conte