Rassegna storica del Risorgimento
"MARCHE (LE) NEL RISORGIMENTO"; GIORNALISMO
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1951
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pagina
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715
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Libri e periodici 715
CECCAIUUS, Bibliografia romana: V (1949-1950)*, Roma, Staderrni [1951], in 8, pp. 2, nn. 296. L. 2000.
Se ripenso alle facce di certi miei studenti quando li invilo ad assaporare una qualunque piccola, modesta vivanda bibliografica, mi rendo perfettamente conto che i cultori di questa disciplina sono autentici asceti, ai anali non importa nulla della gloria mondana e della riconoscenza degli uomini. Bibliografia!... mormora sarcastico e commiscrante il genio riconosciuto e collaudato, ebe con una statistica, sull'uso degli stuzzicadenti alla corte di Luigi XVI e una tabella dei prezzi delle patate ti mette in piedi una sfolgorante sintesi sulle origini della rivoluzione francese. Mi ba chiesto la bibliografia 1 confida la collega alla collega nell'intervallo tra un diciotto preso e un altro sperato. La bibliografia? Il mostro, l'idra, il drago delle antiche leggende; l'Aie sunt leones delle vecchie carte geografiche; una landa arida e desolata sulla quale spuntano qua e là strani, inutili arbusti, buoni* tutt'al più, a dar frutti di cenere e tosco. Eppure, malgrado, il compatimento sdegnoso del genio riconosciuto e collaudato, malgrado la lacrimata confessione della collega alla collega, la bibliografia vive e prospera e quelli che la coltivano, veri croi dell'altruismo e del disinteresse, continuano a mettere la loro preziosa fatica a disposizione di tutti.
Preziosa fatica, veramente, soprattutto quando: ci si imbatta in un volume come attesto di Ceccarius, che raccoglie sotto 136 grandi titoli circa 1450 soggetti particolari. Dall'archeologia alla chirurgia, dalle accademie ai problemi cittadini, dalla corte pontificia alle istituzioni di beneficenza, dal folklore alla toponomastica, non c'è momento, aspetto, figura della vita di Roma che non sia colto in una notazione bibliografica dall'informati ssimo e sorridente romanista. Informatissimo ce lo rivela l'abbondanza prodigiosa dei nomi e degli argomenti, sorridente l'arguzia con la quale Io si sorprende a sottolineare o a confutare, sempre senza averne l'aria, detti, affermazioni, sentenze. Basta scorrere il capitoletto ddTAntiroma per ammirare questo Romano autentico mentre tira di fioretto con gli ultimi assertori del Loss von Rom e sentirsi pieni di pietà per quei poveri Lnterini tascabili.
Tutta Roma è sua, dai comignoli alle catacombe, dai porporati ai suoi confratelli romanisti, dai pellegrini ai poeti. E su questi ultimi, amato, ammiralo, esaltato, campeggia, naturalmente. Trilussa in felici precisazioni di De Falco, Fefè,Montanelli (pp. 116-119).
Quanto a noi, minores gentes della malfamata tribù dei risorgimentisti, non ci possiamo lamentare: le genti nostre e le cose nostre ci sono tutte, dal dolce e quelque peu sciropposo Aleardi al torvo Callimaco Zambianchi, da quel Bartolomeo Galletti, er paino, che i contemporanei salutavano Duca di Cacao, a Massimo d'Azeglio, il più Romano degli antiromani, dal gran cuore di martire di Ugo Bassi alla travolgente fede di Giuseppe Mazzini, dall'eroe popolano Ciccruacchio a Goffredo Mameli, caduto tra un inno e una battaglia. E, a creare uno sfondo ampio e degno alle persone, otto abbondanti pagine (213-221) seguono la storia di Roma dal '700 alla caduta della monarchia, con riconosciuto prevalenza i centenari impongono obblighi particolari alla Repubblica romana del 1849.
Dai giorni ormai lontani nei quali cooperavamo insieme all'allestiiento della Mostra di Roma nell'Ottocento, eccellente esempio di esposizione storica modernamente intesa* voluto dalia tenacia e dalla passiono di Carlo Gelassi Puluzzi, e da quel primo catalogo della pur te giornalistica della Mostra stessa, opera di Ceccarius, quanta acqua del Tevere e passata e quanti nomini e cose ha travolto nei suoi gorghi inesorabili! Ma non ha travolto, l'implacabile, ma l'acqua, dimme un po' co* che la smorzi? l'amore, l'entusiasmo, la tenacia di Giuseppe Cecca relii, che, con l'orgogliosa modestia di chi opera per gli altri più che per sé, ha saputo dotare gli studiosi di Roma di strumenti di lavoro sempre più efficaci e sempre più degni dell'oggetto della loro ricerca. A. M. G.