Rassegna storica del Risorgimento
"MARCHE (LE) NEL RISORGIMENTO"; GIORNALISMO
anno
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1951
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pagina
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718
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18 Libri e periodici
da un certo sentimento di nieridionalìsln, come quando aedve che il Regno di Napoli... venne oppresso dalle leggi tributario piemontesi (pag. 27) e che il Piemonte con un debito pubblico di 640 milioni rovesciò sul nuovo Stato questo enorme carico finanziario} (pag. 27), laddove, se il Piemonte era il paese più tassato d'Italia, ciò dipendeva proprio dall'aver esso assunto per primo tra gli Stati italiani una fisionomia e una struttura moderne, mentre il fatto che il debito pubblico del Regno di Napoli era un quarto di quello piemontese, attesta soltanto l'arretratezza del Meridione. Un sentimento , dunque, gli fa velo, che, se dà colore e vigore polemico all'insieme, pure non può non suscitare riserve in chi legge.
Anche il terzo saggio. La dittatura borghese da Napoleone a Hitler, è interessante sia per le note differenziali stabilite dall'autore tra l'istituto della dittatura presso gli antichi e il carattere delle dittature moderne, sia per diverse osservazioni acute, come quella sul liberalismo facciata di un grande tempio di un culto di cui l'animus è stato smarrito, quella sulla rivoluzione sovietica che serviva in tutta Europa da spauracchio per giustificare la controrivoluzione preventiva, nonché il paragrafo sulle formule politiche che conclude il quarto e ultimo saggio.
Ma ci sembra soprattutto caratteristica la posizione di politico puro, che il Dorso assume. Egli parlando di se stesso, dichiara di non essere né un ideologo materialista e neanche un ideologo idealista, ma soltanto un politico (pag. 46), di non accettare alcuna metodologia storica, cioè nessuna filosofia. Egli perciò pensa di poterai servire della terminologia e materialista senza accettarne poi le conseguenze. Il che spiega come Dorso abbia scritto insieme di ceti professionistici e intellettuali... prodotti da una borghesia fondamentalmente terriera oppure da una borghesia fondamentalmente capitalistica (pag. 15), osservazione che non può che nascere da un'analisi marxistica, e insieme che la formazione di una classe dirigente è... un mistero divino (pag. 9).
Tale posizione ci sembra particolarmente interessante, perchè fu propria di una notevole corrente intellettuale italiana, che, nel campo culturale-politico, volle fare da ponte per congiungere le opposte posizioni.
Concludendo, il libro, pur con le riserve precedentemente fatte, rimane un documento fedele di una aspirazione sincera verso una apertura culturale e politico, escludente aprioristiche e apodittiche condanne. GIUSEPPE TALAMO
RAFFAELLO MONTEROSSO, La musica nel Risorgimento; Milano, Yallardi, 1948, in 8 pp. 364 XI. S. p.
Un titolo come questo è senza dubbio attraente ed è vero peccato che ad esso non corrisponda il contenuto del libro, poiché sia per la parte storica sia per quella musicale, si possono facilmente avanzare delle riserve. In quella storica, insieme ad una non bene individuata impostazione interpretativa, vi è uno schematismo semplicistico nel presentare e commentare gli avvenimenti, i quali a loro volta sono visti sempre all'ombra di uno scetticismo estetistico di dubbio gusto. In quella musicale, alla superficialità di giudizio e quindi di conoscenza dei fatti musicali, si unisce un punto di vista dilettantesco (non esclusa quindi una certa presuntuosa sicurezza), che scopre il debole impianto critico-musicale dell'autore.
Da tutto questo deriva che nel lavoro non vengono messi in evidenza quegli aspetti che nella trattazione di questo argomento assumono un'importanza notevole: la natura, cioè, degli inni e dei canti patriottici e il significato di attualità della musica nel Risorgimento. Gli inni e i canti patriottici, infatti, non appartengono uè all'arte dotta né a 1 l'arte popolarci della prima non hanno nò la complessità d'animo nò la profondità di pensiero e soprattutto il tratto individualo che la contraddistingue; della seconda, né la complicità nò la eleni en larie ta di espressione nò quel carattere anonimo che le è proprio. Essi invéce stanno in mezzo: si può dire ohe, dal punto di vista espres-