Rassegna storica del Risorgimento
"MARCHE (LE) NEL RISORGIMENTO"; GIORNALISMO
anno
<
1951
>
pagina
<
721
>
Libri e periodici
721
perspicuità di questo ottimo quadro del pensiero economico veneto, così strettamente connesso ad un'attività riforma trice. ad una serie di iniziative pratiche, indi vicinali e Collettive. Nel cap. VI si passa ad esaminare concretamente la politica economica dello Stato veneto* variamente specificata in vari campi: agricolo, commerciale, ecc. Qui avvertiamo il distacco fra esigenze riformatrici e resistenze di varia natura: c'è, soprattutto, un forte residuo di pregiudizi mercantilistici, legato anche ad un complesso di necessità protezionistiche (poiché la struttura stessa, tra cittadina e regionale, dello Stato veneto, comporta certe soluzioni, certe vie obbligate, mentre in altri casi si può parlare di pura inerzia, o di semplice incomprensione). Il Petrocchi ritiene perà di poter parlare di un assolutismo illuminalo veneto, venendo in tal modo a definire essenzialmente il nesso fra certi aspetti di una politica economica, che non è fatta soltanto di incertezze e di attaccamento al passato, e il clima culturale-politico europeo, in cui agiscono i fermenti del razionalismo e l'entusiasmo illuministico (pp. 126, 200 e passim). Egli nota, per es., che tutta la politica economica del governo, cosi legata olla tecnica e allo spirito dell'assolutismo illuminato, che portava alla protezione delle industrie nazionali fu sempre orientata verso il controllo delle industrie, che teneva legate a sé col sistema dei privilegi o delle esenzioni e dei premi; nota che la libertà economica è intesa e attuata in questo clima ancora come concessione dall'alto , ecc. In questo senso mi pare che si possa attenuare alquanto la portata dell'obiezione mossa al Petrocchi assai autorevolmente da Gino Luzzatto, in una recensione del resto benevola e lusinghiera (in Nuova Rivista Storica, A. XXXIV, 1950, fase. III-IV, pp. 369-71): dire che nulla vi è stato nella politica veneziana del Settecento che possa ravvicinarsi all'assolutismo illuminato di un Giuseppe II o di un Pietro Leopoldo , può esser vero. Ma convien ricordare che neppur la prassi politico-economica dei suddetti monarchi corrisponde, nelle premesse e soprattutto nelle realizzazioni concrete, all'ideale archetipo delle definizioni. Certo* occorre sempre distìnguere tra quelle che si potrebbero definire come le esperienze motrici dell'assolutismo illuminato (quelle appunto a coi si riferisce il Luzzatto): ma t ut l'intorno noi vediamo nascere, per così dire, delle esperienze riflesse o secondarie, e questo è il caso di Venezia, salvo errore. II Petrocchi, studiando minutamente l'indirizzo impresso dai magistrati di uno stato di tradizioni repubblicano-aristocratiche, ed una politica economica non sempre coerente può tuttavia segnalare un'assimilazione di criteri, una vicinanza in certe soluzioni tecniche, una comune dipendenza da certi modelli culturali, da esigenze teoriche e pratiche dominanti su di un quadro europeo. Forse egli ha trascurato di sottolineare le dovute distinzioni perchè la cosa poteva prospettarsi come quasi evidente.
Si potrà invece accusare il Petrocchi di aver abusato alquanto, in qualche punto, di definizioni generalizzanti: ma soggiungerei subito che la sua indagine, cosi attenta, cosi ricca di cautele analitiche è in felice contraddizione con questo lieve abuso. Tanto per toccare uno dei punti a cui intendo alludere, ricorderei la contrapposizione un po' rigida tra un misticismo ottocentesco e un razionalismo settecentesco; ricorderei la definizione di un Risorgimento quale momento politico del Romanticismo , a cui vien contrapposto un Protorisorgimento quale momento politico dell'Illuminismo (non è che queste definizioni siano del tutto astratte e inaccettàbili, ma pare a noi che non metta conto di lavorarci sopra, per chi non voglio soggiacere alla tentazione di semplificare la realtà, di trascurare, per es., le immense sopravvivenze di concetti, di termini, di entusiasmi nati in clima illuministico, in un'etù che si suol definire romantica; o al contrario tutto quel che vi è già di nuovo nelle correnti preromantiche che fanno capo ad autori come Rousseau, in Francia, come Genovesi, Alfieri, o addirittura Vico, in Italia). Ma, del resto, le definizioni generalizzanti ricorrono soltanto nel breve capi-tolo introduttivo, che, la sostanza, vorrebbe pervenire ad una conciliazione fra le varie impostazioni del vecchio problema delle origini del Risorgimento, e perviene anche, a tal proposito, a conclusioni OSBOÌ equilibrate. Non meno importanti sono le constale