Rassegna storica del Risorgimento

"MARCHE (LE) NEL RISORGIMENTO"; GIORNALISMO
anno <1951>   pagina <723>
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Libri e periodici 723
prima, e più chiaramente che tatti gli altri, l'idea democratica della libertà: la Rivo­luzione ha dato alla nazione stessa, se non tutta la realtà, almeno tutta l'apparenza del potere sovrano.
Un'intonazione ben diversa hanno i due altri frammenti (Come la Francia era pronta a sottomettersi a un padrone; Come la Nazione non essendo più repubblicana era rimasta rivoluzionaria). Si è che si era ormai conclusa per il Tocqueville la sua esperienza personale: dopo avere invano tentato, come ministro degli esteri nel mini­stero Barrot, di favorire i partiti liberali e moderati, cercando una via di mezzo tra la reazione e la rivoluzione, disgustato si era ritirato a vita privata convinto che alla politica orgiastica del rivoluzionismo stava succedendo ora il rilassamento avvilito. Sulla base degli avvenimenti contemporanei, nei due frammenti egli interpreta la trasformazione dello spirito francese dall'inizio del Direttorio all'approssimarsi del 16 brumaio. Quello che deprime maggiormente gli uomini nelle lunghe rivoluzioni (egli osserva) non sono tanto gli orrori e gli stessi delitti che essi commettono nell'ar­dore del fanatismo o delle loro passioni, quanto il disprezzo che finiscono talora per avere contro quelle stesse credenze o quelle stesse, passioni che li hanno pur spinti all'azione: stanchi, disillusi, smagati, essi si rivoltano anche contro se stessi e trovano di essere stati puerili nelle loro speranze, ridicoli nei loro entusiasmi e soprattutto nella loro abnegazione. Non si potrebbe immaginare come l'energia degli animi più forti si spezzi in codesta caduta. L'uomo ne rimane cosi depresso che non solamente non può attendere alle grandi virtù, ma si direbbe che diventi presso che incapace anche delle grandi nequizie. Tale era lo stato d'animo dei Francesi durante il Diret­torio, dopo lo sforzo così terribile, cosi lungo e cosi vano della rivoluzione: soprattutto vano, perchè la rivoluzione non si era affatto arrestata e continuava a tener tutto in moto; una ruota che.in verità girava soltanto a vuoto, ma che sembrava dovesse girare così, per sempre.
Eppure la Francia, che si era stancata di amare la repubblica, era rimasta profon­damente attaccata alla rivoluzione. Per un fenomeno singolare, la rivoluzione sem­brava diventare più cara alla nazione a misura che essa ne acuiva le sofferenze. A mi­sura che il tempo passava e la Francia si allontanava dall'antico regime, si ostinava vieppiù a non volervi rientrare per nessuna ragione; e non solo perchè persisteva il ricordo cattivo di quel regime; ma soprattutto perchè nuovi interessi (come dimostra acutamente FA.) si eran levati a impedire il ritorno al passato. Ma se a tutti pareva allora impossibile restare nello stato in cui si trovavano, a nessuno pareva possibile uscirne. Non si aveva nessuna idea chiara di quello che stava per succedere: si sen­tiva da tutte le parti l'approssimarsi di una nuova rivoluzione senza punto imma­ginare quale essa potesse essere. La immaginazione stessa si era spossata: si era stan­chi di sperare e di prevedere. La Francia era ormai matura per un padrone.
In queste pagine notevolissime ritroviamo il Tocqueville ddVAncien regime: osser­vatole minuto e profondo, analizzatore perspicace di uomini e di cose, equo e misurato, gentiluomo perfetto: un po' freddo, forse (come vorrebbe qualcuno) ma, indubbiamente, uno dei più grandi storici del suo e del nostro tempo. MASINO CIRÀVEGNA
FOGENI J. ViKTÒHÓYic TÀWIÉ, La vita economica dell*Italia nell'età napoleonica* trad. italiana di Italo Santachiara (Biblioteca di cultura storica, 39); Torino, Einaudi, 1950, in 8, pp. 386. L. 1500.
Vede la luce in italiano il noto saggio dello storico russo. Tarlo ha frugato con vera passione gli archivi parigini a milanesi ed ha ricostruito la posizione di Napoleone di fronte al regno d'Italia, che fu sempre in funzione della potenzialità politico-econo­mica della Francia: l'Imperatore si mostrava sempre più ostile (intorno al 1806) verso ogni spesa destinata a migliorie agricole, a costruzioni di canali o all'igiene