Rassegna storica del Risorgimento

"MARCHE (LE) NEL RISORGIMENTO"; GIORNALISMO
anno <1951>   pagina <726>
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Libri e periodici
E non vi erano soltanto necessita incalzanti coi provvedere di Ordine strettamente religioso: il territorio pontificio era ancora in gran parte occupato; le casse dello Stato erano quasi vuote e nella Curia vivo era il contrasto, e non agevolmente sanabile, tra i pori restauratori del passato (i cosidetti zelanti), e coloro che, conoscendo meglio la loro età, volevano adattamenti e transizioni. Il Papa, su cui ricadeva il compito della restaurazione, era ormai una veneranda reliquia, il papa santo : bisognava che la Curia lo governasse e lo reggesse secondo i metodi che essa usa nei casi di estrema vecchiezza dei pontefici. Ma egli, dovendo scegliersi le persone cui poteva affidarsi, ebbe per vero la mano felice; l'uomo fedele e accorto, che trattasse e rivendicasse i diritti della Chiesa con mezzi più efficaci che non le minacce di scomunica apparve nel cardinal Consalvi, reduce dal suo secondo confino, dove lo aveva spedito Napoleone quando aveva consigliato al pontefice la pubblica sconfessione del concordato estor­togli a Fontaineblcau. Anche se il Consalvi era tutt'altro che un'anima religiosa (cosi almeno all'erma l'Omodeo, benché la sua asserzione sia forse discutibile), il fatto è che ebbe chiara coscienza dei limiti che il decoro e il prestigio della Santa Sede impone­vano all'azione politica e diplomatica in quei gravi frangenti e assolse il suo mandato con rigorosa fedeltà e con abilità non comuni: simile in questo, più che non si creda (son parole dell'Omodco), all'altro grande statista suo contemporaneo, il Metternicb. Ma codesta opera indubbiamente grandiosa fu, nel complesso, frigida e gelida. Non avvertì per nulla i nuovi moti che travagliavano gli uomini dell'epoca; fu estranea ad ogni bisogno spirituale, tutta intenta, e unicamente, a consolidare le pretese e le prerogative della Chiesa. Crebbe così il carattere sacrale del papa e si accentuò l'irrigidimento ieratico della Santa Sede. Il papato gravitava ormai tutto sull'auto­rità e sulla disciplina e non lasciava adito alla vita dell'ideale, fosse pure quello evangelico .
Il Garrone, che fa precedere al volume da lui diligentemente curato, alcune sue pagine dotte e affettuose, avverte che qualcuna delle profonde OTfftòff di codesti studi dell'Omodeo con il tempo apparirà troppo in ombra e che qualche giudizio dovrà necessariamente essere corretto: ma tale (egli aggiunge giustamente) è la sorte di ogni lavoro storico, anche del più grande. Alle derivazióni dall'Omodeo constatate dei miti socialisti dal sanshnonismo e dalle polemiche del cattolicesimo reazionario contro il terzo stato lo stesso Galante, in un'opera pregevolissima, ha già dimostrato doversi pur aggiungere la germinazione mitica, forse più efficace, dai sopravvis­suti della grande rivoluzione. Ma, nei riflessi del Consalvi, pare a me ben poco sia da aggiungere o da modificare: il ritratto dato dall'Omodeo io penso debba essere ritenuto ormai come definitivo; tant'è vero che neanche le ricerche ultimissime, benché indubbiamente assai scrupolose, non ne hanno punto intaccato le linee fondamentali. Anzi, se mai, hanno confermato ciò che io chiamavo su questa rivista, or non è molto, il limite della sua personalità di politico, e cioè la mancanza di una chiara visione della realtà del suo tempo e, segnatamente, l'assoluta incomprensione del risorgente spirito nazionale.
Il terzo saggio, assai breve, del volume riporta alcuni apografi inediti da cui ven gon fuori tratti suggestivi del mondo subalpino al tempo della Restaurazione: mondo legato al culto dell'onore e del rispetto incondizionato al re, timorato in religione e capace dei più alti sacrifici E ne conclude l'Omodeo (e la conclusione merita di essere attentamente considerata) che son già sufficienti di per sé codesti pochi documenti a far comprendere la necessità della transazione che portò il Risorgimento alla solu­zione monarchica. Se il Piemonte doveva essere il fulcro del moto nazionale, bisogna­va accettare questa condizione, intrinseca alla sua vecchia costituzione e alla fede che lo aveva fatto unico stato vitale della penisola. MARINO CIHAVECNA
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