Rassegna storica del Risorgimento

"MARCHE (LE) NEL RISORGIMENTO"; GIORNALISMO
anno <1951>   pagina <728>
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728 iAbri e periodici
riguardante almanacchi o fogli a larga diffusione più rigorosa che quella riguardante opere ponderose o di nessun valore intrinseco e quindi screditate* Della censura sulla stampa subirono i rigori il Dani (perchè la sua opera appariva offensiva a Venezia e al cattolicesimo), il Trattato di legislazione civile e penale del Bentham (perchè i nessi tra utilitarismo e liberalismo apparivano molto chiari, quantunque il censore toscano non sapesse certo nulla delle letture benthamiane del Cavour!) e una storia riguardante la Polonia antica e moderna (timorosissima di reprimere qualsiasi offesa a potenze straniere* specie all'Austria, la censura toscana). Incertezze, invece, a proposito del Dei delitti e delle pene del Beccaria, perchè Pietro Leopoldo aveva bensì abolito la tortura e la pena di morte nel 1786, ma, nel 1790, l'aveva parzialmente ristabilita: estesa nel 1795 da Ferdinando HI e nel 1816, mai applicata dopo il 1840, abolita nuovamente nel 1847, ripristinata nel 1852, soppressa il 3 aprile 1859, si comprende che anche al censore venisse il capogiro.
Particolarmente da questi esempi appare l'illogicità della censura (per altri motivi odiosa: umane le proteste di un tipografo stanco d'esser sempre tra gli sbirri come un ladro), perchè il censore, o seguiva supinamente l'indirizzo poli­tico governativo, cioè di S. A., passando sopra, quando del caso, alla propria ragione e aQa propria coscienza, o si supponeva più. dotto dell'autore specialista, non potendo mai la censura (né qualsiasi altra autorità) ridursi a pura prevenzione dello ordine pubblico o a custode della moralità se non supponendosi depositaria di una verità in grado superiore agli autori più qualificati e al pubblico. Ammissione ripugnante a qualsiasi concezione liberale, e illogica, contro la quale lanciava acutissimi strali il Marx in giovanili articoli proprio del tempo assunto, tanto felicemente, a oggetto dei propri studi dal De Rubertis.
La censura, se le tornava conto, accreditava ad arte versioni,, interpre­tazioni errate dei testi pubblicati: tra i documenti più importanti (per la storia della cultura) riferiti dal De Rubertis, è un brano di memoria di F. Seratti, segre­tario del Consiglio di Stato, all'ab. R. Galluzzi, soprintendente alle stampe e archivista presso la Segreteria di Stato, che propugna di premettere all'edizione fiorentina delle Opere del Machiavèlli del 1782-83 un discorso ragionato con cui si tolga l'odiosità all'autore e alle sue massime, autorizzando l'opinione di quelli che non prendono per precetto le di lui proposizioni più empie ma per tante satire fatte al Duca Valentino ed altri che del suo tempo aspiravano a formarsi dei dominj, dei quali sarebbe stato pericoloso il manifestare le perverse idee con maggiore chiarezza. A distruggere la leggenda del Principe satira della tirannide, autorizzata dalle censure, occorse l'acume del troppo dimenticato Angelo Ridolfi. LUIGI BULT?ERETTI
PrEXBO SILVA, Il 1848; Roma, Ed. Faro, 1948, in 8, pp. 230. L. 650.
Il recente centenario* come tutti i centenari che si rispettino, ha dato luogo ad una serie di celebrazioni, congressi,, pubblicazioni di vario genere. E non si può dire che mancasse davvero la materia da rievocare, data la quantità e la qualità degli avveni­menti succedutisi nell'anno diventato sinonimo di improvviso e violento mutamento.
I lavori pubblicati in tali occasioni hanno di solito per fine o di illustrare mo­vimenti, personaggi, avvenimenti poco o niente affatto noti, o di tentare sintesi che siano concise senza essere incomplete, agili senza essere superficiali. Onde hi diffi­coltà maggiore per questi ultimi consiste nel non affastellare fatti, date, nomi (siano pure fatti memorabili, date famose, nomi gloriosi) ma nello scegliere invece un angolo visuale critico preciso col quale esaminare i fatti stessi, cercando di coglierne l'essenziale, eie che dà loro un detcrminato carattere.
Tra questi lavori a sintesi e da annoverarsi questa pubblicazione del Silva. Essa può dividersi in tre parti: uno prima è dedicata a tutto ciò che precede e spiega il 1848