Rassegna storica del Risorgimento
"MARCHE (LE) NEL RISORGIMENTO"; GIORNALISMO
anno
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1951
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pagina
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737
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Libri e periodici 737
ritorno al passatoi comprendevano la necessità di combattere le dottrine assolutisti-che. E attorno alla borghesia gravitavano i popolani eli e ne ricevevano lavoro e che alla borghesia si sentivano legati da qualche vincolo speciale. Essi non rappresentarono invero, nella storia di quegli anni, che assai tardi un elemento propriamente attivo; ma durante l'avvento della borghesia non mancarono di portare ad cesa man forte, e alla nobiltà a questa accostatasi, per rimuovere ostacoli sul cammino della emancipazione comune. Di qui 1'interessamento borghese per lo masse, espresso per lo più da filantropi illuminali, appartenenti tutti alla borghesia intellettuale o alla nobiltà, imborghesitasi o a elementi ecclesiastici progressivi: interessamento che si svolge in tutte le attività dello spirito, sì che se ne trovano testimonianze in opere estetiche filosofiche economiche etiche storiche, o in scritti pedagogici di varia natura. Ma rintracciare in così ampio panorama i fili molteplici che intrecciandosi a mano a mano hanno cooperato, sia pure assai lentamente, a {ormare in Italia la consapevolezza della questione sociale sarebbe impresa indubbiamente utile* oltre che per la storia politica, per la storia delle condizioni spirituali e della cultura tra la fine del '700 e la prima metà dell'800; ma è impresa tutt'altro che semplice sia perchè sovente le considerazioni sociali di codesti riformatori si riducono a poche battute sia ancora perchè ben pochi testi di autori che, con un termine un pò* lato, si posson chiamare socialisti sono stati sinora ripubblicati e pochi se ne conoscono che abbiano una certa organicità. Di alcuni di codesti utopisti già aveva discorso con competenza, come ognun sa, il Gantirnori in un'opera per il tempo in cui fu scritta molto pregevole; ma il Bulferetti ritorna su parte di essi sottoponendoli ad una pia minuta disamina e di altri sino ad oggi o poco noti o addirittura ignorati e da lui scoperti, dà diffuse notizie biografiche, ne ritrae efficacemente la figura e ne determina precisamente la posizione dottrinaria. Da ricordare, per esempio, l'utopista cattolico vercellese, Giovanno Momo, nato probabilmente nel 1777 e morto pia che ottuagenario, borghese di una certa agiatezza e grafomane, vissuto vario tempo a Fisa e a Firenze, perchè tra i primi senti in Italia le moderne esigenze sociali e tentò di risolvere i problemi da esse posti servendosi della vecchia cultura umanistica e cattolica, delle massime del giusnaturalismo e dei Padri della Chiesa. (Il primo a rinverdirne la memoria fu per l'appunto il Bulf ere tti in un articolo del 1948). Un po' un Don Chisciotte della giustizia sociale, ostinato e misoneista, ebbe, pere, nei troppi suoi scritti talora atteggiamenti che riflettono aspirazioni etiche apprezzabilissime e osservazioni particolari che poterono arrecare qualche effettivo beneficio al progresso concreto della società. Né del tutto inutili devono essere state le teorie stori co-filosofico-umani tari e di un ebreo, pure piemontese, David Levi (era nato a Chieri nel 1821), di cospicua famiglia per censo, temperamento appassionato e fervoroso, che viaggiò molto attraverso l'Italia e l'Europa e passò per varie fasi di pensiero (dal socialismo al democraticismo borghese, al liberalismo massonico), senza però essere mai cosciente dell'equivoco in cui ogni volta si trovava credendo di battersi sempre per gli ideali socialisti. Fu,in fondo, un sansimoniano e sperò come il maestro in un rinnovamento dell'umanità e credette possibile una conciliazione con Dio del mondo morale e dell'ideale storico-umano. Prima del mazziniano pensiero e azione egli aveva assunto a impresa l'ebraico pensa e lavora.
Motivi, invece, comunisti si trovano frequenti nelle opere del filosofo lombardo Giambattista Passerini, di una famiglia di piccoli possidenti in quel di Brescia che studiò nel collegio dei Somaschi nel tempo in cui era ancor vivo il pensiero giansenistico e filodemocratico dello Zola e del Tamburini: vesti l'abito talare, ma lo depose quando, nel 1823, riparatosi in I svizzera perchè, compromesso per l'arresto del Mom-piani, vi fu conquistato dalla filosofìa kantiana e dai principi liberali che gli rendevano insopportabile ormai l'autoritarismo ecclesiastico* Nella fase di un idealismo generico si era volto alla filosofia italiana del Rinascimento e aveva tradotto la Città del Sole del C ampanella; repubblicano dipoi, aveva sentito il fascino di Mazzini; ma sin dal 1833 si hanno testimonianze del suo orientamento comunistico e altre qualche