Rassegna storica del Risorgimento
"MARCHE (LE) NEL RISORGIMENTO"; GIORNALISMO
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1951
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738
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738 Libri e periodici
anno dopo, quand'egli (siamo nel 1839) confuta le principali obiezioni contro la comunanza che, a suo avviso, è l' ideale cui tende l'umanità ... l'ultimo scopo del suo progresso nel lontano avvenire. Ma in uno stadio del suo filosofare teorizzò come Hegel (che aveva conosciuto a Berlino nel 1824) un fine dell'universo, e cioè una verità assoluta intravista nel presente, a proposito, nientemeno, del fine della umanità: ancorché lo stato di comunanza non si dovesse mai raggiungere, non resta per questo che non sia l'ideale a cui ai andrà sempre accostando. Tutti i miglioramenti sociali, la diffusione dei lumi, la carità, la fratellanza evangelica tendono a questo scopo . La speculazione filosofica lo portò in seguito ad uscire dal circolo chiuso del progresso ad finitimi del cristianesimo e dello stesso hegelismo e a un certo momento non si sentì più né cristiano né hegeliano né comunista ma storicisticamente democratico.
Hegeliano fu pure A. L. Mazzini, emigrato in Francia dopo una gioventù burrascosa, ma hegeliano socialista, anzi il socialista più fedele alla tradizione hegeliana, che ci tenne molto a non essere confuso con i comunisti. Benché di concreto nei suoi scritti non vi sia che la solita professione di fede nel progresso che viene dalla ragione e dalla scienza, gli va tuttavia dato merito per aver insistito sulla necessità degli sviluppi sociali nella politica del suo tempo con l'azione pratica oltreché con il pensiero.
Mazziniano pure, anzi mazziniano vissuto sempre nell'orbita mazziniana, ma che avvertì in un modo assai vivo talune esigenze socialistiche fu il dimenticato alessandrino Enrico Gentflini (un'altra rivelazione del Bulferetti), modesto possidente condannato in contumacia alla morte ignominiosa per alto tradimento dal' R. Consiglio di guerra divisionario di Alessandria. U suo Saggio politico-amministrativo, pnr abbondando di luoghi comuni e di ingenuità da autodidatta ha molti spunti originali.. Egli non subordina i problemi politici a quelli etici di nazionalità, bensì a quello della redenzione del popolo. H termine popolo assume così un valore preciso e la nazione, diventando qualcosa di meno di un ideale etico, finisce con il coincidere con il corpo dello stato democratico. Le sue pagine, che insistono sull'effettiva plutocrazia vigente sotto l'egida del liberalismo e del liberismo, per la chiarezza della formulazione gli danno una posizione di vantaggio rispetto ai suoi contemporanei che confondevano la democrazia con il liberalismo: dietro i parlamentari egli vede sempre la volontà dei banchieri e dei pochi individui ricchi che speculano con usura sui patrimoni mediocri e sulle braccia del povero .
Unico rimedio efficace all'oligarchia plutocratica è, secondo lui, ciò che oggi diremmo la nazionalizzazione; cioè la riunione, nelle mani del Governo, delle banche, dei trasporti, delle assicurazioni, dei boschi, degli animali oggetto di caccia e di pesca e, infine, di tutta l'agricoltura. La divisione territoriale è a suo avviso la costituzione dell'egoismo che fomenta le liti e concorre ad aumentare le ricchezze dell'usura ; mentre il collcttivismo agrario fa della proprietà territoriale la proprietà di tutti, cioè della nazione, pur potendo tuttavia il privato trasmetterne il frutto a chi di diritto o a chi bene gli aggrada. Non si potrebbe enunciare più chiaramente (annota a proposito il Bui-feretri) un ideale socialistico che il Mazzini non aveva mai ncanco pensato di formulare.
E di altre molto tendenze sociali vario che sorgono accanto alle paternalistiche di derivazione aristocratica durante l'avvento della borghesia, particolarmente interessanti, quali il giacobinismo del Mastrella e la bancocrazia del Bon figli (vi furono anche i simpatizzanti per i rossi di Francia) ricorrono nel denso lavoro del Bulferetti testimonianze copiose e precise.
Ma è bene avvertire che l'incontro di codeste soluzioni dottrinarie con il proletariato non avvenne mai; né poteva invero avvenire, perchè, come ne dà ampie prove 1*A. nelle sue pagine suggestive che gettano sprazzi di nuova vivida luce (anche se talvolta forse, in parte discutibili) sul processo storico del nostro Risorgimento, la borghesia italiana lasciò cadere presto le sue intese con il proletariato, già espresse in concreto unità di azione piò volte verificatesi. Elevandosi, essa, indubbiamente, aiutò ad elevarsi anche i ceti inferiori; ma, tutta preoccupata di compiere la propria