Rassegna storica del Risorgimento
"MARCHE (LE) NEL RISORGIMENTO"; GIORNALISMO
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1951
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Libri e periodici
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rivoluzione, che consistette nella trasformazione del suo compromesso con. la dinastia e con i residui fendali in una supremazia assoluta* troppo individualistica e piuttosto gretta, non volle o non seppe dare la dovuta impostazione ai problemi del proletariato, il quale iniziò la sua cosciente emancipazione assai tardi da noi, quando cioè il Risorgimento borghese stava per esaurire il suo compito: quello di ordinare e organizzare lo Stato secondo i suoi bisogni e i suoi interessi. Pertanto le dottrine utopistiche, o riformistiche che dir si vogliano (elaborate, sia pure spesso, come si è visto, confusamente e ibridamente) sin verso il 1860, anche se agirono indubbiamente sul moto delle idee, non si possono chiamare risorgimentali. Solo dopo il 1860, chiarendosi nell'azione la contrapposizione tra il sistema borghese in via di completamento e il proletariato, si crearono da noi le premesse per la diffusione del socialismo critico, il cui seme fu sparso dah?Internazionale e da Bakunin. MARINO CJRAVEGNA
GUIDO QUAZZA, La lotta sociale nel Risorgimento. Classi e Governi dalla Restaurazione alVUnUà (1815-1861); Torino, Tip. Coggiola, 1951, in 16, pp. 322; L. 1000.
Il volume del Qnazza è la prima, ampia visione organica della storia sociale (cioè, com'egli la definisce, di una storia che cerchi di valutare tutti gli aspetti e i termini del processo osmotico delle classi sociali nelle classi politiche e del contrasto tra motivi economici e correnti ideologiche, fra interessi e miti, nel quadro generale degli eventi storici) del Risorgimento condotta sulla base del materiale già noto e di alcune inedite fonti diplomatiche piemontesi, relative allo Stato pontificio e al Regno delle due SicUie, utilizzate nel loro contenuto espositivo. Risultato anche di ampie indagini su momenti particolari già esposte in vari articoli, presenta un notevole interesse, pur non allontanandosi generalmente dagU schemi interpretativi del Risorgimento introdotti già or è circa un settantennio dalle correnti socialistiche. Il Quazza scrive propriamente di storia sociale e infatti, secondo l'opinione di marxisti, oggi, non potrebbe la sua, che parla di mutui nessi e di reciproca interdipendenza (anziché, tout court, di dipendenza) e di contrasti tra fatti e idee (anziché tra fatti e altri fatti) intitolarsi, per quanto nutrita, a differenza di altri esempi di storia sociale, di dati economici, storiografia socialistica vera e propria (come ho esposto altrove, la storia sociale è soltanto avviamento a questa); ma ciò non ha importanza in sede scientifica se non in ordine alla qualifica di questo specifico lavoro, che anche chi non è marxista potrebbe definire socialdemocratico o, con altra espressione, terzoforzista. Non a caso il Qnazza (p. 304) dimostra le proprie simpatie a Vittorio Emanuele II e al Cavour, i quali realizzano la creazione di quel terzo partito, di quella terza forza che cementa il moderatismo di destra e di sinistra col costituzionalismo monarchico e, quasi automaticamente, attira attorno al suo nucleo i moderati e i progressisti, anche repubblicani, di tutt'Italiu. M una visione ammodernata con quegli schemi introdotti dallo correnti socialistiche, e aggiornata ai tempi,ma che già fu propria dei moderati più aperti. Ne deriva un notevole equilibrio, ma anche la fondata impressione che gli clementi economici piò. che stare alla base di quelli politici coesistano con essi e che nella visione del Quazza ci sia un sostanziale-dualismo.
Egli, cioè, non ha operato quella piena fusione tra economia e ogni altra attività, tipica dall'odierno marxismo e potentemente stimolatricc. Il volume del Quazza che consiglierei a tutti gli insegnanti medi, i quali sovente cercano un'esposizione del Risorgimento che risponda ai nuovi interessi e anche al nuovo gusto diffuso * appare piuttosto un lavoro che raccoglie e completa una serie di ricerche (di storia politica, di storia economica, di storia della cultura, di storia dell'opinione pubblica, di storia del costume, ecc.), anziché l'inizio di una promettente serie di indagini. Limite ohe è anche uà pregio, perchè, nelle pagine fittissime di nomi troveremo lievi sviste (p. cs., il conte di Bombcllcs è collocato nella classe dirigente subalpina, p. 55), piccole inesattezze (p. es., scrive di commedie del Porta, p. 82), interrogativi oggi superati (p. cs., se