Rassegna storica del Risorgimento
"MARCHE (LE) NEL RISORGIMENTO"; GIORNALISMO
anno
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1951
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pagina
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742
Libri ù periodici
MARCELLO SOLCHI, Memorie; Torino, Einaudi, 1950, in 8, pp. 347, L. 1000.
Marcello Sideri, nato a Cuneo nel 1882, deputato a trentun anno, percorse ansai rapida-nenie le tappe della carriera politica: fa più volte ministro prima del fascismo, che combattè coraggiosamente, e, caduto il fascismo, fu per due volte ministro del Tesoro, nei ministeri Bonorai e Farri. La morte prematura lo colse il 23 luglio 1945, mentre, già vinto da un male inesorabile, combatteva con eroica ferrea dedizione una aspra battaglia per la redenzione economica del Paese. Durante la diuturna appassionata attività parlamentare, improntata sempre a un alto spirito di disciplina e a uu altissimo senso dol dovere, ebbe modo, tanto più. che era stato il discepolo prediletto di Giulitti e ne fu in un certo modo il continuatore come capo del liberalismo piemontese, di partecipare agli avvenimenti più notabili del suo tempo e di avvicinare e, spesso, di conoscere a fondo gli uomini più rappresentativi. Preziose san pertanto queste e Memorie , redatte tra l'ottobre e il dicembre 1943 senza alcuna nota o carta o lettera o giornali o Atti parlamentari,ma a solo ricordo nel Seminario pontificio di S. Giovanni in Laterano, dove si era rifugiato per sottrarsi alla persecuzione tedesca. Il figlio, nel preparare il manoscritto per la pubblicazione, si è limitato a completare qualche data rimasta in bianco o a correggere qualche svista, lasciando per il resto del tutto inalterato il testo originale.
Kos è certamente facile costringere un così denso volume, fatto si di appunti, ma ordinato e concatenato organicamente, in un breve scritto di recensione. Mi accontenterò di riferire, un pò* alla lesta, i tratti più decisivi e meritevoli.
Per gran parte della lunga narrazione domina.la figura delToii. Giolitti, che con il Soler! visse per molti anni in affettuosa dimestichezza: figura di uomo politico di tipo inglese (son parole dell'A.) anzitutto per il suo stile vigoroso e realistico e per la sua indifferenza alla popolarità, ma anche per l'humour, per l'arguzia signorile e garbata e per la felice prontezza delle sue risposte e delle sue interruzioni nel Parlamento.
A lui il Sideri attribuisce il merito, tra gli altri, particolarissimo di aver ridato all'Italia, dopo la parentesi Saracco, la pace interna, il benessere finanziario, il pareggio del bilancio, il progresso economico e il prestigio internazionale. La sua politica interna fu caratterizzata, a detta del Soleri, da riforme a grande linea democratica, che non ebbero mai nulla di empirico né furono intessute solo di espedienti, come vorrebbero gli avversari, ma furon animate, per Io più, da vero ardimento politico e sociale. Ne fu agnostico in politica estera, come ne fan fede l'impostazione da lui data alla guerra di Libia, l'occupazione e conservazione delle isole del Dodecanncso, il fermo atteggiamento tenuto nel 1913 nei confronti con l'Austria, la smobilitazione da lui raggiunta dell'ostilità francese dopo il periodo Crispino e poi, alla vigilia del trattato di Rapallo, riuscendo così a disarmare le resistenze jugoslave, prima sobillate dalla Francia, ad una equa soluzione del problema adriatico. E da due altre accuse lo difende l'A.: di essere stato un corruttore nella vita politica per la soverchia ingerenza nelle elezioni e di essere stato un dittatore per aver impersonato per oltre dieci anni la- politica del Paese. Si è dimenticato (dice il Soleri) che un capo di governo che abbia un programma da attuare deve pure, in regime parlamentare, preoccuparsi che vizia una maggioranza che gli consenta di farlo. D'altra parte è bene ricordare che l'ostentato disinteressamento dell'on. Nitti nelle elezioni del 1919 ha dato all'Italia la peggiore Camera che abbia mai avuto. Quanto alla sua presunta dittatura, essa fu fondata caso mai, sul consenso e presidiata, anziché dalle baionette o dalle leggi reazionarie, dalle più ampie libertà costituzionali. Su codesti punti di veduta del Soleri, che meriterebbero un esame approfondito, poiché son tuttavia discordi da noi, e anche oltralpe, i pareri, non ci è consentito purtroppo fermarci. E giusto piuttosto rilevare che il Soleri, equanime nei suoi giudizi, attribuisce a Giolitti la colpa di non aver compreso che il fascismo non era un movimento politico che dovesse esser combattuto con mozzi politici, ma un semplice movimento di partito senza un programma ben determinato e che perciò