Rassegna storica del Risorgimento

"MARCHE (LE) NEL RISORGIMENTO"; GIORNALISMO
anno <1951>   pagina <744>
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744 Libri e periodici
credersi uà depositario della dinastia, ricevuta dai suoi padri, e che doveva da Ini es­sere trasmessa ai suoi figli: questo egli intendeva come un dovere da compiece, come il suo compito storico, più che un diritto da difendere. La coscienza di non dovere porre a repentaglio la sorte della dinastia senza venir meno olla sua funzione storica, per un lato, e per l'altro la sfiducia che egli ebbe sempre in se stesso e nelle sue decisioni (venutagli forse dalla stessa infelicita del suo fisico) congiunta con il timore di sbagliare nella scelta fra di esse, se non imposte da una situazione di necessità (timore determi­nato probabilmente, nota FA., dal fatto che non ebbe mai confidenza con nessuno) paralizzarono il suo agire e resero tardivi i suoi interventi e fecero sì che egli si fosse prefisso certe piccole regole costituzionali, ben più formali che sostanziali, da cui non derogava per nessun caso. Se giorno per giorno, a poco a poco, si lasciò spogliare dai suoi poteri, senza mai trovare la forza di ribellarsi e si lasciò esautorare delle sue fun­zioni riducendosi a un re fantoccio, è per l'appunto perii suo caratteristico bigottismo costituzionale formalistico che gli impediva di prendere qualunque decisione che non fosse determinata da un voto parlamentare.
Di Mussolini il Soleri traccia un ritratto degno di essere qui ricordato. Il suo (egli dice) fu indubbiamente un temperamento politico guerriero e combattivo, dotato di tenace e potente volontà, orientato alle risolute intransigenze, capace delle più audaci decisioni, ma anche di accorte furberie e di meditate astuzie. Con queste doti potè aver ragione prima delle correnti più ragionevoli del socialismo, poi del movimento patriottico dannunziano, dello Stato e del parlamento liberale, e infine della Società delle nazioni e delle grandi e piccole potenze che ne facevano parte. Ma, a lato di queste forze, ebbe gravi lacune e deficienze, quali la pochezza di raccoglimento interiore, Io scarso senso storico, l'insofferenza della contraddizione e dell'impopolarità, la spregiu­dicatezza morale e politica che si manifestò anche nelle sue sconcertanti e totalitarie contraddizioni in politica estera.
E quel che gli mancò soprattutto fu il senso di umanità e di carità. Ma il fascismo non cadde soltanto per i di lui molteplici errori, cadde per decomposizione interna e per sedizione intestina, senza però che alla caduta avesse contribuito in notevole misura hi reazione dei cittadini. Le masse invero, dedite solo alle mormorazioni, erano, in venti anni di oppressione, divenute incapaci di ribellioni o di sussulti. Mancò agli Italiani quella tempra che, come scrisse il De Sanctis, solva le nazioni e che si fiacca quando la coscienza è vuota e non muove l'uomo altro che Finteressc proprio .
Forse, conclude il Soleri (e la conclusione dovrebbe renderei pensierosi per un prossimo avvenire), il destino ha voluto che sorgesse in Italia il fascismo per castigare gl'Italiani dell'abuso fatto della libertà, dimentichi degli sforzi impiegati per conqui­starla, e per farne apprezzare il grande inestimabile valore.
Queste Memorie piacciono non soltanto per la freschezza e spontaneità dello stile per la dovizia di notizie poco note o mal note su quarant'anni di vita politica ita­liana, per i meditati apprezzamenti, per i numerosi ritratti, spesso gustosi, di uomini illustri; ma piacciono particolarmente perchè scritti da un galantuomo, di antico stampo, di cui gli esempi vanno a mano a mano scomparendo in questa povera Italia d'oggi, immiserita da insanabili dissensi ideologici e da lotte di porte, spesso sanguinose, alimentate da una propaganda forsennata di odio e di livore, sì che par si vadano di­struggendo, giorno per giorno, le nobili virtù della nostra civiltà millenaria. Il Soleri fu buono, retto, leale, sincero, consentaneo alle sue idee sino alla morte e fu verso gli stessi suoi avversari cortese, cavalleresco, generoso, dispreizante di ogni bassezza e di ogni viltà. E tutta la vita spese per il bene del suo Paese, ansioso soltanto (come dice Luigi Einaudi, ohe al bel volume ha premesse alcune pagine cordiali) di servirlo gin
all'ultimo respiro.
Vorrei che queste Memorie fossero lette specialmente dai giovani acciocché ne traessero ispirazione e monito per darci un'Italia migliore. MAMNO CnuVEGNA