Rassegna storica del Risorgimento

1815-1834 ; AUSTRIA ; LOMBARDO-VENETO
anno <1952>   pagina <38>
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VARIETÀ, RASSEGNE E DISCUSSIONI
--SCONFIDENZE E SFOGHI jÈ
DI FUNZIONARI DELLA POLIZIA AUSTRIACA (1816-1834)
In un fascicolo di carte varie, fra ì mss. del Civico Museo Correr di Venezia (Mss. Prov. div. C. 716/(5)) mi è venuto sott'occhio un manipolo di lettere scambiate, fra il 1816 ed il 1836, da alcuni alti funzionari della Polizia austriaca.
Nessuna grande rivelazione esce certo da questo breve epistolario; ma qualche spiraglio di luce, nel confidente, ami clic v ole abbandono, si fa pur strada, e ci illumina sulle condizioni interne di questa organizzazione austriaca che, al di fuori, presentava la sua rigida, impassibile faccia, e dava una impressione di solidità e potenza; ma, al di là della facciata, nascondeva pure le sue intime beghe, le sue gelosie,! suoi dispetti ed i suoi rancori tenaci, ed anche perchè no ? qualche volta velleità di ribel­lione e di critica per l'ingrata bisogna che era costretta a compiere presso le popolazioni del LombardoVeneto.
La prima lettera è indirizzata dal nob. Antonio di Raab, direttore generale di Polizia, trasferito a Milano da Venezia, a Carlo Lancetti, aggiunto capo della Sezione IV (San Severo) della Direzione Generale della I. R. Polizia di Venezia, ed è datata da Vicenza (4 aprile 1816), dove trovavasi per l'arrivo dell'imperatore Francesco I, (2 aprile) che aveva dovuto lasciare la moglie. Maria Lodovica, ammalata a Verona. Il Raab aveva ricevuto dal Lancetti un rapporto segreto che poi per errore , invece di inviare a chi di ragione, aveva rispedito a Venezia: confidava però nella com­piacenza di un altro funzionario (che figurerà spesso nella sua corrispondenza), lo Stocka, per riaverlo a Vicenza. Nel rapporto del Lancetti si doveva accennare forse, ad iniziative di beneficenza da parte dei Veneziani, perchè il Raab rispondeva: Non in­tendo cosa vogliono i Veneliani colle loro beneficenze; mi riservo di parlarle su questo punto seco lei a voce.
Si trattava, forse, di organizzazione di feste, o di altra cosa a scopo benefico, che la Polizia guardava con occhio sospettoso, perchè offrivano opportunità di convegni e di contatti, fra aristocrazia e ricca borghesia, sempre ritenuti pericolosi: oppure si trattava di sollecitare dall'Imperatore, in viaggio per il Veneto, un munifico gesto verso istituzioni di carità ?
H Raab attendeva anche, con impazienza, un processo Lopez, non meglio iden­tificato, e prevedeva di poter difficilmente ritornare a Venezia prima della venuta dell'Imperatore; della Imperatrice diceva si porta meglio, mentre era alla vigilia della morte (Verona, 7 aprile).
Nella lettera successiva (Milano, 1816, 9 ottobro), il Raab esternava il suo dispia­cere per aver lasciato Venezia ed i buoni Venetiani, di cui affermava di ricordarsi con vero piacere. ' )
i) Uguali sentimenti esprimeva Antonio VogeL consigliere aulico presso il Dica­stero aulico supremo di polizia e censura, scrivendo al Lancetti da Vienna (1820, 3 nov.) (Mss PD. C. 716./II (4)): ... U mio soggiorno a Venezia ... la dì cui memoria mi resterà sempre cara, tanto come uomo, quanto come impiegato, pel motivo di aver trovato generalmente di buona indole, nonché molti bravi fedeli collaboratori.