Rassegna storica del Risorgimento

1815-1834 ; AUSTRIA ; LOMBARDO-VENETO
anno <1952>   pagina <40>
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Mario Brunetti
Con la partenza del Raab da Venezia erano terminati i tempi facili: la routine un pò* sonnolenta e bonaria era stata scossa a quanto pare da quel tale Stocka che, come si è visto, secondo il Raab, visava, cioè mirava a qualche posto direttivo, e cercava quindi, facendo sfoggio di attività e di zelo, di procurarsi meriti presso i su­periori e titoli per l'avanzamento. Bei tempi quelli in cui il Raab ed il Lancetta lavo­ravano insieme di buon accordo (Milano, 1816,11 dicembre): nSpiacemi che non torne­ranno. Per altro aggiungeva il Raab Ella è politico, mio caro Lancetti; e non mi dice che il signor cav. Stocka deva vedere e rivedere tutto', approva e disapprova ogni spe­dizione, ed in seguito il signor Direttore approva il voto. Non avvi lettera, non decreto, non informazione che non resti corretta dal signor Stocka mi scrivono che egli sia divenuto orgoglioso, duro e quasi impertinente con tutti .
I vecchi impiegati italiani (e ricorda, col Lancetti, Brasil, Righcttini, Manetti, Giavarina) erano stati messi in disparte, specialmente a causa o col pretesto della loro scarsa conoscenza della lingua tedesca: e, posti in condizioni di inferiorità, quoti­dianamente dovevano sopportare le sfuriate dei nuovi superiori austriaci ed ingoiare bocconi amari.
Da ciò sono derivate le disposizioni di guardia di Polizia in tutti i campi: cosa buona, che avrei pur io desiderato di fare; la mancanza delle truppe m'ha trattenuto. Così Vordine di essere alVufficio alle ore 9 in punto sino alle 4, ed anche S di sera. Come Lei lo sa, mio caro Carletto, io non ho creduto di fare tutto questo, e non lo faccio neppure qui; benché avanti le 10 non vedo impiegati àWufficio; basta che il lavoro sia fatto.
Indubbiamente il Raab vedeva in quanto si era fatto nell'ufficio di Polizia, dopo la sua partenza da Venezia, un rinfaccio per quanto egli prima aveva trascurato, com­preso quel rigido orario, al quale egli asseriva di non annettere eccessiva importanza, purché il lavoro corrente fosse ugualmente sbrigato. E poi, cos'era questo impancarsi della direzione di Polizia di Venezia a modello degli altri uffici, da essa indipendenti, e di uguale grado ? Ciò passava i limiti e faceva uscire dai gangheri il tranquillo Raab:
La Direzione di Polizia di Venezia vuol fare il precettore con quella di Milano: ogni momento nuovi rimarchi riguardo i passaporti: non mi seccate troppo, e pensati che il mio signor Morelli, benché diligentissimo, e un uomo di 75 anni: dunque bisogna per­donare qualche cosa all'età. La prima occasione che si presenterà, i miei impiegati nonman-cheranno di fare le loro rimar che al mio caro Lancetti. Tutte queste osservazioni vengono da lei: per questo non Le voglio male, ma quell'eterno dottorare non mi piace: basta atre quello che e stato sproposito, e così satis.
La lezione, anche all'amico Lancetta, che pure doveva legare il cane dove voleva il padrone, era fatta: l'amicizia personale restava però inalterata.
Col tempo, nel Raab si andava formando l'impressione o almeno la illusione di essere, se non proprio bene accetto, almeno sufficientemente sopportato nel restio ambiente milanese, cercando nei limiti del possibile di conciliare i doveri del suo non sempre grato ufficio con quelli dell'urbanità e della convenienza; evitando ogni eccesso poliziesco e fiscale. Nel cuore gli restavano però sempre fissi i buoni Verietiani, certamente più accoglienti.
Ut due opere serie, Mitridate e la Clemenza di Tito. La compagnia comica alla Cannob-biana è gotto ogni critica. (Milano, 1817,15 febbraio) Le dispute dei Teatri san Bene­detto e La Fenice mi hanno fatto rìdere: godo di sentire che la Catalani, col suo canto, abbia fatto lacere l'ignorante classe invidiosa della sua fortuna. Cosa vuol dire che neWàt* Suole carnovale U Teatro s. Benedetto era chiuso? .