Rassegna storica del Risorgimento
1815-1834 ; AUSTRIA ; LOMBARDO-VENETO
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1952
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Confidenze e sfoghi di funzionarli ecc. 41
... Mi sembra che sono tollerato da questi abitanti: credo di fare il mio dovere, senta ledere il mio ufficio; tanto difficili non sono poi i Milanesi come lo vogliono far credere alcuni: sunt bona mixta niolis.
Non mi scorderò mai dei buoni Venetiani.
E gli avvenimenti di Venezia egli seguiva attentamente sui giornali: A Venezia sento siano le società frequentatissime; vedo dai fogli pubblici che giornalmente sono aperti tre teatri.
Milano, in quei giorni, aveva, come massima attrattiva, alla Scala, la Catalani, egregia e divina cantante: bisogna sentirla per poter giudicarla: il suo canto è veramente sublime. Essa viene da alcuni criticata perché fa pagare il biglietto, alla porta, 5 franchi, dico cinque franchi ! Al Teatro Re si dà, per ora, opera seria e buffa... Non so come staremo al teatro Scala, nel prossimo Carnovale: io aspetto poco....
Nella successiva lettera (1817, 18 gennaio), il Raab rinnovava al Lancetti, che gli aveva promesso una sua scappata a Milano, l'attestazione della sua inalterata stima e del suo attaccamento, anche al di sopra di quelle divergenze e di quegli attriti, che avevano trovato sfogo nella sua precedente missiva: finiva anzi col riconoscere che, nelle richieste dell'ufficio di Venezia, vi era in fondo qualche cosa di giusto.
Amico, non ho preso in sinistra parte l'affare dei passaporti: la dimanda era giusta, ed ho ripreso il mio settantacinquenne Morelli; l'ho dovuto difendere plesso la Cancelleria di Vienna: ora spero non si parlerà più-di questo affare.
Da ciò prendeva lo spunto per riaffermare quello che era sempre stato, e continuava ad essere, anche a Milano, il suo programma d'azione: niente zelo eccessivo ed inopportuno; e, sopra tutto, non seccare inutilmente né il pubblico né i funzionari dipendenti: non essere sofistico sulle quisquiglie, a cominciare dall'osservanza meticolosa dell'orario, badando solo all'essenziale, cioè al buon disbrigo delle pratiche correnti. Solo nei casi urgenti e gravi ammetteva la necessità di una azione pronta, tempestiva. In questo il Raab era il tipico rappresentante dell'amministrazione austriaca, tardigrada, consuetudinaria, alternante rari momenti di azione concitata con lunghi periodi di sonnolenza: solo stimolo eccitante il timore delle congiure e dei moti liberali. Non posso dire se io sono bravo direttore di Polizia; questo per altro so: che cerco di seccare meno che posso, non solo il pubblico, ma ancora il personale della Polizia. E vero che poco mi curo dell'ora: basta che V affare sia fatto; non posso, per altro, negare che molte volte dipende la riuscita d'esso affare dalla velocità e dall'ora nella quale viene eseguito. In altra lettera (Milano, 1817,15 febbraio), il Raab continua ad interessarsi del funzionamente dell'ufficio di Venezia, e delle innovazioni in quello apportate.
.... Mi scrivono da Venezia che il vostro direttore lavora moltissimo e che il lavoro gli riuscirà più difficile per la mancanza della lingua, e conoscenza del locale (dell'ambiente): ed i dicasteri aulici vogliono tutto rimetter sul piede di Vienna: esso non va sempre: l'abito mio non è buono per il mio caro Lancetti: alcune cose possono essere bonissime in Germania: altrettanto cattive.in Italia
Era la voce del buonsenso e della pratica, a contatto con le nuove popolazioni del LombardoVeneto, che parlava per bocca del Raab, condannando la centralizzazione asburgica che non teneva conto delle varietà, essenziali, etniche, storiche, culturali pretendendo di tutto uniformare al figurino viennese.
Turbava ancora il Raab, e, con lui, un po' l'amministrazione tutta, il senso di instabilità, di provvisorietà che ancora regnava nel Lombardo-Veneto, e che esercitava un'azione rallentatrice, se non addirittura paralizzante, di ogni iniziativa, che non poteva avere larghi sviluppi, mancando ai direttive sicure per l'avvenire. Dopo quattro