Rassegna storica del Risorgimento

1815-1834 ; AUSTRIA ; LOMBARDO-VENETO
anno <1952>   pagina <42>
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Mario Brunetti
anni dalla costituzione del Regno LombardoVeneto perdurava ancora questo aiuto depressivo di incertezza conturbante.
... Quello che Lei dice: si fa quello che si può, verissimo, e non posso che dire amen.: ma questo non appagava interamente il funzionario coscienzioso. Confidava, per uscire da questa condizione debilitante, nel prossimo viaggio dell'Arciduca: V'Arci­duca vi farà ancora molto a scrivere: desidero che il suo viaggio in Italia porti del bene al Regno e finisca quello stato provvisorio che porta la maledizione sul paese.
Annunciava anche l'imminente partenza del non compianto Governatore conte Saurau, destinato alla Legazione di Madrid; ed auspicava la pronta nomina del succes­sore per il bene del Paese, cioè per non aggravare ancor più, con una lunga vacanza di poteri, il già lamentato stato di incertezza amministrativa del Regno L-V.: rite­neva certa ma in ciò si ingannava la designazione del conte Pietro Goess, mentre fu nominato lo Strassoldo.
Per il Raab, la Carboneria, alle sue prime armi, non era una cosa seria: di qui il suo timore che le autorità inquirenti austriache la sopravalutassero correndo il pe­ricolo da lui tanto temuto di fare la fine della montagna csopiana. partoriente il ridiculus mus. (Milano, 1817, 9 aprile) La nostra inquisizione contro i Carbonari sarà parturiunt montes: la gente implicata è povera, senso appoggi, senza talenti. La loggia di Pastori (?), che si pud chiamare una camera senza emblemi di massoneria, non è altro che il medesimo cercava di guadagnare qualche soldo onde porre freno alla sua fame. Ma tutte queste inquisizioni fanno lavorare, e danno occasione a molte scritturazioni.
Che noia, dunque, per il Raab, questo nuovo affare della Carboneria, che turbava l'ordinario, regolato funzionamente dei suoi uffici e costringeva ad un supplemento di lavoro ed a molte scritturazioni, data la tradizionale meticolosità della burocrazia austriaca. Il Nostro ne avrebbe volentieri fatto a meno. Incerta sempre la successione del Saurau; Scrivono da Vienna che VArciduca Antonio, overo Raineri, verrebbe come Vice-Re in Italia, accompagnato dal signor de Stani: altri dicono dal conte di Bellegarde, e poi altri dal conte di Goess. Da tutto questo si vede che il Sovrano stesso sia finora inde­ciso tutta scelta: il tempo darà a conoscere la verità.
In tanto però la sistematica irresolutezza viennese inaspriva lo stato di disagio del regno LombardoVeneto, definito dal Raab come una maledizione.
Il 14 maggio, il Raab informava il suo corrispondente veneziano (che invitava a venire a Milano per rievocare insieme i tempi passati e parlare dei presenti, per i quali non sembra nutrisse eccessivo entusiasmo) del viaggio della Deputazione lom­barda a Vienna; del suo ricevimento in udienza solenne il 6 di quel mese, e del suo probabile ritorno in Patria verso la fine dello stesso, coperta di buoni pranzi, onori e graziose parole: 1) il fatto farà vedere se la sua presenza era utile a Vienna per il bene pubblico del che il Raab appare, a ragione, dubbioso. Era facile, per Im, ironizzare sulla vacuità ed inutilità di queste pompose missioni ad limino, che appagavano solo ambi-moni personali, mentre ribadivano l'umiliaziono del servaggio, sottolineato dal tri­buto di 10.000 zecchini d'oro offerti dalla delegazione lombarda all'Imperatrice.
Ma c'era dell'altro che, in quel momento, preoccupava specialmente i funzionari di Polizia austriaci: cioè il piano di riorganizzazione della Polizia stessa, in relazione
i) La Deputazione Lombarda a Vienna era ricevuta il 6 Maggio dall'Imperatore e dall'Imperatrice; 1*8 veniva convitata dall'Arciduca Antonio Vittore, vice-re nominale del Lombardo Veneto; il 9 dalla coppia imperiale.