Rassegna storica del Risorgimento

MAZZINI GIUSEPPE ; GIORNALISMO
anno <1952>   pagina <48>
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AVVENTURE E DISAVVENTURE DI GERENTI DI PERIODICI MAZZINIANI n
Di persecuzioni e rigori eccezionali da parte di tutti i Governi della Penisola la stampa mazziniana ebbe sempre a soffrire durante il lungo periodo nel corso del quale maturò e si conchiuse l'epica vicenda del nostro Risorgimento nazionale. Essa come osservò qualcuno fu in permanenza letteralmente braccata, e sequestri e procedimenti penali si susseguirono si può dire senza soluzione di continuità a col­pire i suoi organi più importanti non meno che gli smilzi fogli dalla periodicità irrego­lare e dalla tiratura modesta che fiancheggiavano l'opera dei maggiori confratelli. Bersaglio immediato di tanto preordinato accanimento erano tutti coloro in genere che davano l'attività loro per la compilazione e la diffusione di tali giornali, ma a noie e vessazioni di varia natura non si sottraeva neppure la massa dei lettori,in ispecie quelli abbonati. Senza dubbio però - date le disposizioni vigenti in tema di stampa le vittime maggiori finivano per essere sempre i gerenti responsabili, che, per quanto di norma non partecipassero minimamente al lavoro di redazione, dovevano perso­nalmente rispondere di tutto quanto il giornale pubblicasse in contrasto con la legge. Una singolare quanto diciamo pure immorale finzione giuridica questa, ma che pure aveva, dal punto di vista del giornale, una sua necessaria ragione di essere: quella di evitare che i rigori della legge contro ogni formulazione di pensiero meno che or­todossa non sottraessero ad esso di continuo, per perìodi più o meno lunghi, gli ele­menti redazionali dalla cui attività dipendeva politicamente la vita della pubblica­zione. La funzione dunque dei gerenti, considerata sotto questo particolare angolo visuale, era altrettanto dura quanto meritoria. Ed è perciò che non è forse fuori di luogo trarre dall'oblio i nomi di alcuni di essi almeno, di quelli che per particolarità di vicende risultano più intimamente legati ai giornali che negli anni del Risorgimento rappresentarono in Genova gli interpreti più fedeli del pensiero mazziniano.
Tra questi giornali il primo posto anche in ordine cronologico a meno proprio che non si intenda aperta la serie dei periodici mazziniani con L'Indicatore genovese spetta al quotidiano l'Italia e Popolo, vissuto come è noto, dal 22 maggio 1851 al 13 febbraio 1857 allorquando si tramutò ne L'Italia del Popolo. Continuamente bersa­gliato da sequestri, il giornale non defletteva però mai minimamente dalla linea di condotta prefissasi. Così nel numero dell'I 1 ottobre 1851, dandosi notizia di molteplici provvedimenti contro di esso adottati dalle autorità, BÌ leggevano espressioni di questo genere: Ieri è stato sequestrato il nostro numero 138. Nello stesso tempo ci è stato notificato che si procedeva contro di noi per i numeri 121,122,126,131,132,137 incri­minati. La causa è stata assegnata per il giorno 27 corrente. Noi aspettiamo confidenti la sentenza dei Tribunali. Intanto fedeli al nostro principio noi rimarremo nella via a noi tracciata dal nostro dovere. Essi credono atterrirci. Noi continueremo imp erterriti.
E non erano queste affermazioni enunciate così, per la forma. Esse rispondevano a convinzioni ben radicato convinzioni di gente che dei fini della stampa della a missione anzi di essa, per impiegare un'espressione cara a Mazzini aveva un alto concetto, per cui non intendeva minimamente come si affermava in altro articolo apparso in quei giorni compiere la più infame di tutto le prostituzioni, quella della parto più nobile della nostra natura, la vendita della parola.