Rassegna storica del Risorgimento

MAZZINI GIUSEPPE ; GIORNALISMO
anno <1952>   pagina <53>
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Avventure e disavventure di gerenti, ecc. 53
il dì dopo liberamente, com'era naturalissimo, da tutti i giornali della democrazia italiana... Quale è dunque il significato dei sequestri operati contro H Dovere?
La domanda era, evidentemente, del tutto oziosa. Si trattava, al solito, di una vera e propina preordinata persecuzione. E a questa forse è legata, come alla sua causa, la tragica fine del gerente Carlo Sesia, impiccatosi il 21 novembre 1863 ad un arpione nella sua camera. Segui un breve intervallo in cui del giornale figurò responsabile Io stesso direttore, poi la gerenza fu assunta da Ferdinando Gatti, l'esordio del quale coincise con un nuovo sequestro, l'ottavo su quaranta numeri sino allora usciti: e pure sequestrati furono i due numeri successivi!
In prosieguo di tempo il posto di gerente a II Dovere fu affidato a Francesco Crovetto, che non ebbe neppur egli la vita facile se il giornale - nel suo numero 18 dell'anno 1867 doveva tornare sul penoso argomento dei continui sequestri, così esprimendosi: Lo scopo del R. Fisco non è quello di perseguire un reato, che ben sa non esistere, ma di rovinare l'impresa del nostro democratico giornale coi continui sequestri, e ci riesce, perchè la legge uguale per tutti a quanto si dice arma il suo braccio e incatena il nostro. Oh! santa eguaglianza dell'Ordine monarchico costi­tuzionale l Chi non farebbe voti per la tua conservazione ! .
Quando poi, malgrado questa persecuzione, 12 Dovere col 1 giugno 1867 si tra­mutò in quotidiano, Francesco Crovetto continuò ad esserne il gerente, ancora con molte noie, però, dato che, se durante il periodo di poco più che quattro anni che era durata la sua periodicità settimanale il giornale aveva subito trentasei sequestri nei soli primi sette mesi della sua nuova esistènza ne fu colpito da ben altri diciassette. Il 18 giugno 1867 egli era infatti condannato a quindici giorni di carcere e a mille lire di ammenda, per il pagamento delle qualipromossa da G. G. Casareto fu aperta sul giornale un'apposita sottoscrizione.
La figura del Crovetto? Ecco quale la descrive, in un vivace ritratto, Gandolin *) rievocando il suo esordio giornalistico: A diciott'anni, feci le prime armi nel ce Dovere, proprio nel momento in cui quel foglio battagliero aveva in carcere uno dei direttori, l'avvocato Ernesto Pozzi, e tre gerenti. Di costoro, il più caratteristico era il Crovetto, singolare figura intermedia, fra la scimmia e Socrate. Le gambe avevano la forma di una X perfetta, carattere bodoniano. Quand'era in piedi, pareva seduto. Un misero tronco reggeva una testa spettrale, sotto cui ondeggiava una barbetta ispida di vecchio caprone.
a Estate o inverno, indossava un solenne vestito di panno nero. Già, non ne aveva altro. Anche quell'uno, l'aveva avuto in regalo non ricordo bene se da un avvocato o da un dottore. Un palamidone di forma severa, elegante, che scendeva sino a terra. Nero in origine, ma iridato dall'uso in rosso, in giallo, in bigio, allumacato d'ogni sorta di macchie, portate con grande dignità. Spesso senza camicia, ma sempre in stiffelius. a In fondo era aristocratico. Sosteneva discendere da nobile famiglia: forse dal conte Crovetto, ministro di finanza del primo Napoleone: ma la sua coltura si limitava a una firma quasi illeggibile, somigliante a una processione di croci e di crocette. All'in­fuori della firma, che gli rendeva una lira, è dubbio sapesse scrivere: certo, non sapeva leggere.
La povertà del suo corredo culturale non impediva al Crovetto di assumere un contegno di dignità pacata sebbene un poco offesa ogni qualvolta od era, come si
)) La Genova che acompare in Gli uomini die ho conosciuto, Milano, ed. Fili Treves, 1911, p. 248.