Rassegna storica del Risorgimento

1849-1859 ; TOSCANA
anno <1952>   pagina <68>
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Libri ti periodici
grafia europea proprio nell'incentrarc l'esame del passato su un piano di storia dei costumi, anche se nell'epoca di Voltaire rimane un certo tono agiografico > di fronte alla regalità e anche se per noi rimangano altri difetti: più di meta dell'opera è la storia di battaglie dove il tono esplicativo rimane molto spesso su un piano di psicologia sia pure splendida da un punto di vista narrativo; spesso l'esame della civiltà del secolo è a cassetti; non c'è poi bisogno di ricordare che per un raffinato uomo di mondo come Voltaire le grandi controversie teologiche del Seicento non siano che inutili beghe, e che quindi tali controversie non possano avere in lui una spiegazione storiografica. Proprio queste preferenze di costume è di politica fanno dell'opera di Voltaire l'espressi on e più precisa dell'illuminismo dclstico e assolutistico-illuminato. Al paragone l'introduzione del Robertson alla Storia del Regno di Carlo V, meno cristallina stilisticamente, è maggiormente per­vasa da una coscienza storiografica dell'eredità cristiana: il Robertson non Beute il Medioevo universalisticamente ma come problema dello sviluppo europeo: le sue incomprensioni per il cattolicesimo sono notevoli, ma il disprezzo di Vol­taire per il gotico erano maggiori. Con Herder batte alle porte il romanticismo: come ha ben scritto il Venturi in Herder la libertà si incarnerà soprattutto in quelle città indipendenti, in quelle organizzazioni nazionali complesse e gerar­chiche che il Medioevo aveva ancor trasmesso alla Svizzera e alla Germania del '700. MASSIMO PETROCCHI
RENATO MORI, Le riforme leopoldine nel pensiero degli economisti toscani del 700; Firenze, Sansoni, 1951, in 8, pp. 178. L. 1.200.
Gli studi sul Settecento italiano si sono negli ultimi anni arricchiti di molte importanti ricerche sull'economìa, le dottrine economiche e la politica economica dei singoli Stati. Ricordo, tra i libri più recenti, oltre al bel volume su Venezia di Massimo Petrocchi (che dedica molte pagine alle questioni economiche), quelli di Giulio Giaccherò per Genova e di Vittorio Franchini per lo Stato pontificio. Questa pregevole opera di Renato Mori ci riconduce invece a quella Toscana che già era stata oggetto dei magistrali studi dell'Anzillotti sulla trasformazione econo* mica e politica del Granducato nella seconda metà del secolo XVHL H Mori ha però un intento diverso e più modesto; uno dei maggiori meriti di lui è appunto quello di aver chiaramente espresso i suoi propositi e di aver tenuto fede ad essi evitando quelle confusioni tra economia, pensiero economico e politica economica, nelle quali è facile cadere in questo genere di lavori. La ricerca si svolge quindi entro i limiti chiaramente fissati dall'autore che tende ad inquadrare il pensiero degli economisti eclettici toscani (Francesco Maria Gianni, Àldobrando Paolini e Matteo Biffi Tolomei) nella storia del Granducato e nell'illuminismo italiano. Il lavoro è condotto sulle opere dei nominati scrittori e su documenti conservati nel­l'Archivio di Stato di Firenze.
La disposizione generale della materia e l'indice stesso del volume potrebbero a tutta prima far temere l'intento di dimostrare una presunta sistematicità del pensiero degli economisti toscani e dell'opera rìforraotrice intrapresa da Pietro Leopoldo e dai suoi ministri. Tale impressione si attenua però ad un'attenta lettura del libro ove è posto in giusto rilievo il fondo realistico e storicistico del pensiero economico toscano stimolato da pratiche necessità e consapevole delle reali condi­zioni del Paese; gli economisti presi in esame sono infatti preoccupati, più che da astratti principi, dalle necessità economiche, sociali e politiche della Toscana set­tecentesca nella quale vivono. Il Mori non giunge quindi a sopravalutare i presup­posti ideologici del riformismo toscano; riconosce anzi che la spinta al movi­mento riformatore, proviene da un fenomeno economico , che gli scritti degli eclettici toscani hanno lo scopo di dare giustificazione logica e storica a riforme già attuate o in corso di attuazione , che la loro opera è rimarchevole per Pai-