Rassegna storica del Risorgimento

1849-1859 ; TOSCANA
anno <1952>   pagina <69>
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Libri e periodici
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tenta rispondenza ai bisogni contingenti ed alle esigenze del divenire storico sociale e per aver fatto oggetto del loro studio la nazione toscana. Nel corso del lavoro però non sempre tien conto del nesso che strettamente lega il pensiero degli eclettici toscani alla realtà economico-sociale dalla quale scaturisce
Va d'altro canto riconosciuto all'autore un altro merito, quello di non essersi lasciato andare ad esaltare l'originalità degli economisti toscani: anziché indulgere a deformazioni nazionalistiche egli riconosce infatti la derivazione oltremontana del loro pensiero. E , pÀtysxo FoNZI
VITTORIO FRANCHIMI, Gli indirizzi e le realtà del Settecento economico romano; Milano, Giuffrè, 1950, in 8, pp. 314. L. 1.320.
II problema dell'assolutismo illuminato nello Stato pontificio è ancora un pro­blema aperto allo studio: dopo il lavoro del Canaletti-Gaudenti premesso alla pub­blicazione del quarto volume inedito delle Memorie, leggi ed osservazioni sulle campagne e sull'annona di Roma di Nicola Maria Nicolai (Roma, 1947) ecco questo studio del Franchini che continua la ricerca e che illustra con l'ausilio dei fondi dell'Archivio di Stato di Roma le idealità economiche e le realizzazioni pratiche della classe dirigente dello Stato pontificio. L'autore esamina però anche la situa­zione del primo Settecento pervenendo alla conclusione che la deficiente ed anti­quata organizzazione del credito era stimata la causa principale del depresso ritmo economico del Paese. Più tardi gli stessi negozianti dello Stato accuseranno i fab­bricanti di essere stati la causa esclusiva della decadenza industriale e della pene­trazione dei manufatti stranieri nel mercato interno. Saranno i commercianti, in linea con la fisiocrazia, ad opporsi ai fabbricanti strenui difensori del patrimonio monetario nazionale. Comunque dal lavoro del F. ai deduce (anche se l'autore sia piuttosto scettico 6u questo fatto) che quello che fu compiuto nello Stato si può almeno indirettamente collegare con il più generale problema europeo dell'asso­lutismo illuminato (vedi le riforme tributarie*, alcuni aspetti della politica doga­nale), anche se in genere la pubblicistica che vuol sollecitare le riforme più che fisiocrati ca è o ancora mercantilista o protezionistico-agraria. ASSIMO PiTnnrrm
ANTONIO QUACQUAHELM. La teologia antigiansenista di G. V. Bolgeni, (1733-1811) ; Mazara, Società editrice siciliana, 1950, in 16, pp. 136. L. 450.
Gli studiosi del Giansenismo dimostrano generalmente poco interesse per gli aspetti puramente teologici di quel moto, facendo propria come lamentava il Ruf-fini, raffrettata sentenza Thcologicum est, non legitur . Questa sorta di idiosin­crasia, unita ad una preconcetta svalutazione degli antigiansenisti, ha orientato di preferenza l'indagine sull'influsso del Giansenismo nella formazione del pensiero politico risorgimentale, portando qualche volta a conclusioni artificiose. Reagendo a questo indirizzo, il Quacqnarclli ha richiamato l'attenzione su di una delle più interessanti figure degli avversari del Giansenismo. L'autore, approfondendo le ri­cerche delle quali aveva dato le primizie net suoi Saggi di storia del Cristianesimo (Bari, Adriatica, 1947) ci dà una valutazione complessiva della teologia del Boi-geni. All'argomento il QuacquoreUi si è dedicato con grande passione e simpatia, il che gli ha permesso un'analisi attenta del pensiero del Bolgeni e gli ha facili­tato la comprensione psicologica dell'uomo oltre che del pensatore. R quale, non va dimenticato, occupò un posto di rilievo nello schieramento ortodosso che si contrappose al Giansenismo nostrano.
L'accordo con i Giacobini nell'azione politica contingente durante il triennio rivoluzionario ha indotto qualche studioso ad inserire senz'altro il Giansenismo tra le correnti di rinnovamento democratico o, addirittura, a farne un movimento