Rassegna storica del Risorgimento
1849-1859 ; TOSCANA
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1952
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70
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70 Libri e periodici
anticipatore del cattolicesimo liberale. Questa interpretazione; mal ai adatta con la pessimìstica concezione dell'uomo propria del Giansenismo, che non può non por* taro, ad essere coerenti, che a conclusioni sostanzialmente illiberali. Del Bolgeni, invece, il Quacquarelli mette in luce la modernità e la arditezza della speculazione, sia che essa si applichi a problemi squisitamente teologici, come quelli delle con* troversie sulla grazia, sul libero arbitrio, sul merito personale, sul destino dei bambini morti senza battesimo, sia che la sua attenzione sia rivolta a studiare l'incidenza dell'azione dello Stato in materie ecclesiastiche. La sua caratteristica vuole essere quella di un rinnovamento senza rotture e senza scosse. La consuetudine con gli avversari, d'altra parte, rende familiari al Bolgeni alcuni elementi che il Giansenismo eredita dalla tradizione di I'ort-Royal : l'impegno totale della vita cristiana, il distacco dai beni della terra, la. moralizzazione del clero e dei fedéli, la revisione critica Ielle cosidette pie leggende. Su questi punti il Bolgeni non solo coincide con gli avversari, ma spesso li precede. Fedele al pontefice ed all'unità della Chiesa egli distingue lo spirituale dal temporale e sa valutare il temporale-li problema dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa è posto, quindi, con molta chiarezza: i due poteri sono ciascuno nella propria sfera indipendenti e sovrani. Quanto poi ai beni ecclesiastici egli ammette che lo Stato possa espropriare quelli non strettamente necessari al clero.
Vero è che il Bolgeni scriveva alcune di queste affermazioni proprio negli anni dell'invasione francese dello Stato pontificio e dell'instaurazione dell'effimera repubblica giacobina, caduta la quale dovette ritrattare i suoi scritti in favore del giuramento civico e dell'alienazione dei beni ecclesiastici. I suoi trascorsi giacobini (inspiegabili per chi aveva letto i suoi violenti attacchi contro i giansenisti, accusati di giacobinismo) gli valsero, naturalmente, l'incomprensione e l'ostilità anche nel suo campo e l'accusa di incoerenza. Vissuto nei tempi tormentati dalla crisi dell'antico regime, la sua preoccupazione era stata quella di distinguere l'eterno dal secolare, e di salvare quindi l'essenziale anche a costo di concedere alle idee nuove in sede politica.
Al periodo giacobino il Quacquarelli crede si debba ricondurre la Dissertazione sui limiti delle due Potestà ecclesiastiche e secolare, apparsa postuma a pi? renze nel 1849. Le tesi sostenute in questo scritto parvero tanto assurde agli scrittori della Civiltà Cattolica (a. 1850, t. II, p. 451) che avanzarono il sospetto die il lesto del loro ex-confratello fosse stato largamente interpolato per piegarlo albi polemica del momento. Per il Quacquarelli, viceversa, è da considerarsi opera assolutamente genuina e coerente con lo schema della teologia bolgeniana. Se il Boi-geni fosse stato compreso, afferma il Quacquarelli, la Chiesa avrebbe potuto affrontare la crisi del 1848 con un più allo prestigio morale e con una più immediata sensibilità delle nuove istanze sociali e politiche. L'autore spinge la sua tesi fino a fare del Bolgeni, in qualche modo, un precursore del moto di rinnovamento liberale e, addirittura, un anticipatore di Guizot e di Cavour: il che sembra eccessivo. Con maggiore aderenza egli può essere compreso in quella frazione di cattolici che, nell'imperversare della rivoluzione, si sforzarono di Operare la conciliazione fra le nnove idee democratiche ed il Cristianesimo, ponendo quei germi che circa un secolo dopo si sarebbero sviluppati nei movimenti cristiano-sociali e democratico-cristiani. VITTORIO E. GIUNTBCLA.
RAFFAELE FAiWÀnr, Gli albori del Risorgimento a Verona (1785-1801); Verona, Edizioni di Vita veronese, 1950, in 16, pp. VHI-293. L. 700.
L'adagio Ristòri* magistra vitae trova sempre meno sostenitori, mentre va crescendo la schiera di coloro che più volentieri assegnano alla vita la funzione di maestra anche della storia. Se la variante è più vicina al vero, se, cioè, una più