Rassegna storica del Risorgimento

1849-1859 ; TOSCANA
anno <1952>   pagina <73>
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Libri e periodici
sono gli inferiori da vigilare perchè si assentano o non rispettano l'orarlo. Lo stu­dioso deve cedere il posto al capo ufficio che invoca punizioni per gli impiegati infingardi: Ci vuole un esemplo perchè questa specie impari che voi siete fer­mamente risoluto che ninno rubi la propria indennizzazione e con una scanda­losa oziosità autorizzi i lamenti del pubblico. Ecco il futuro dittatore delle lettere italiane nei panni di uno scontroso burocrate.
Assai pia che uno spiraglio sull'età napoleonica in Italia, questi scritti del Giordani sono una espressiva testimonianza delle sue traversie, dei suoi errori e delle sue pene durante quell'agitato periodo. Sono, quindi, un documento di alto valore umano oltre che letterario. Chi lo vuole ne può tirare una morale; chi non vuole, ai conforti dell'opinione di coloro che sostengono non doversi giudicare l'arte con criteri estrinseci. VITTORIO E. GIUNTELA
GIOVANNI FERRETTI, Bonaparte e il Granduca di Toscana dopo LunéviMe} Roma, Società editrice Dante Alighieri , 1947, in 8 pp. 106. L. 250.
Questo saggio è uscito da qualche anno, ma poiché, condotto con larga e pre­cisa documentazione, porta nuove luci su di un interessante periodo della storia del Granducato di Toscana, è opportuno non sia su questa rivista dimenticato.
È risaputo che nel 1790 il Granducato di Toscana passava nelle mani di Fer­dinando HI, secondogenito di Pietro Leopoldo, assunto, per la morte del fratello Ginseppe IL al trono imperiale. Ma fu un governo assai agitato quello di Ferdi­nando: subbugli scoppiarono a Firenze sin dall'inizio, nel breve tempo della reg­genza tra la partenza del padre e l'insediamento del figlio; né questi seppe o volle opporsi alle pretese degli scontenti. 11 peggio avvenne con l'invasione in Italia degli eserciti della rivoluzione: la sua dichiarazione di neutralità non soddisfece né gli invasori né le potenze coalizzate. Il 26 marzo 1799 il Direttorio gl'intimo di lasciare la Toscana entro 24 ore e il Granduca, non rendendosi conto della gravità della catastrofe, obbediva senza discutere, e, entro il breve tempo conces­sogli, con supina rassegnazione partiva per Vienna con la 'moglie e con i figli, accompagnato dal gran ciambellano Rospigliosi e da pochissimi cortigiani fedeli, certo che il viaggio non sarebbe stato che un increscioso diversivo di corta durata.
Ma le cose non andarono così: l'occupazione francese invero non durò molto, ma seguirono alterne vicende guerresche e si successero tre reggenze che agi­vano, si, in nome del Granduca, ma senza ricevere in effetto alcun ordine da Ferdinando, che ormai si era messo del tutto in mano al fratello (sottentratò al padre sul trono imperiale), non aspettando la sua salvezza e la sua reintegrazione che da lui. E questa sua fiducia non fu scossa né dalla sconfitta di Marengo né dalle nuove sconfitte che al Béllegarde furono inflitte dal Donne dopo il ritorno di Bonaparte a Parigi e dopo l'armistizio di Treviso: Ferdinando si era ormai irrigidito nella posizione assunta, e alle trattative di Lunéville non si fece neppure rappresentare. Le quali trattative, come ognun sa, furono assai laboriose (si tra­scinarono Bino al 9 febbraio 1801), perchè ben lontani erano i punti di vista delle due potenze contraenti, rappresentate la Francia da Giuseppe Bonaparte e l'Austria dal Principe di Cobenzl: il primo aveva ordine di essere inflessibile nel negare assolutamente il ritorno a Firenze del Granduca (Napoleone aveva ben fermo l'im­portanza che aveva in Toscana Livorno nel duello anglo-francese per il Mediter­raneo e mirava perciò al possesso, sia pure temporaneo, della Toscana): e il se­condo doveva, secondo le istruzioni ricevute, insistere ad oltranza per la restituzione a Ferdinando della Toscana e per l'Austria per il possesso del Veneto e della Lombardia fino all'Adda e delle Legazioni come corrispettivo del riconoscimento della Cisalpina. Davanti al deciso atteggiamento francese il Cobenzl dovette chinar la testa anche nella questione del Granducato, che, con il trattato di Lunéville,