Rassegna storica del Risorgimento
1849-1859 ; TOSCANA
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1952
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pagina
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95
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hìbri e periodici 95
Gìò spieghi come sia andata a mono a mano formandosi a Lucca una vera pleiade di spirili patriottici: e se non può essa vantare, per la piccolezza del suo stato, durante l'epopea del nostro Risorgimento, una storia politica illustre che si eguagli a quella dei grandi centri della penisola, le va però riconosciuto il merito indi scusso di aver cooperato a tenere sempre desta la fiamma della libertà con il mantenere unite le file dei cospiratori interni ed esterni e, soprattutto, con il dare agli esuli e ai proscritti, nei ni omenti più tristi delle persecuzioni, asilo e soccorso generoso. Tra altri molti, fecero la loro comparsa a Lucca, nel 1843 (l'anno della riunione in cittì del 5 Congresso degli Scienziati) il Talleyrand, il Montfort, il Poniatowschi; e due anni dopo, due personaggi che a Lucca incontrarono salde amicizie cui tennero fede per tutta la vita: Luigi Carlo Farini, reduce da Firenze, ove la polizia gli aveva negato il rinnovo della carta di soggiorno per il suo passato rivoluzionario (a Lucca doveva poi sorridergli quella fortuna che gli aveva prima sempre voltate le spalle); e Massimo D'Azeglio, che, trovandosi a Firenze per salutare gli amici (il Capponi, il Salvagnoli, il Vieusseux, la Targioni Tozzefti), in procinto di partir per Torino appresa la notizia improvvisa, come un fulmine a del sereno, che i romagnoli erano insorti, nel colmo dell'agitazione volle fare una rapida corsa per la Toscana per consigliarsi con altri fidi compagni (e particolarmente con il Mayer) per trovare il modo di sventare la rivolta. A Lucca fu ospitato da un ardente pairiotta, con cui si legò di poi di tenero affetto: Angelo Berlini, da giovanissimo mazziniano e cospiratore, ma passato presto nelle file dei moderati: un uomo di eletto ingegno, di forte volere, di carattere fermo ed austero che il meglio di se diede per il bene del Paese, ma il cui nome purtroppo in Italia è pressoché ignorato. E a Lucca il D'Azeglio tornò a più riprese, invocato dai Lucchesi insistentemente soprattutto quando la città attraversava qualche vicenda angosciosa. E a Lucca dimorò per alcun tempo, incontrando pure la più schietta simpatia del gruppo dei liberali, la Clelia Piermarini. Di lei, che fu una figura tra le più interessanti del periodo risorgimentale anche per la grande influenza esercitata sul D'Azeglio in un momento decisivo della sua vita, ben poco sinora si sapeva. Giusta lode spetta pertanto alla signora Enrica Viviani che ne ha rievocato il ricordo pubblicando le lettere, inedite, che le inviò il D'Azeglio tra il *45 e il '48, inquadrandole nell'ambiente storico-psicologico dell'epoca. È un libro vivo, appassionato, ricco di notizie, che si legge di un fiato, e che porta agli studi sul Risorgimento un contributo pregevole, perchè la gentile scrittrice non si ièt accontentata di informarci delle vicende della sua città natale dall'inizio del governo di Carlo Ludovico, sino al conseguimento dell'Unità italiana, prendendo le mosse dagli eccellenti studi del Massei, del Sardi e dello Sforza e completandone il racconto con particolari o nuovi o poco noli; ma della vita della Toscana del tempo, collegata con gli avvenimenti contemporanei della penisola, ha voluto offrirci, nell'occasione, un quadro nitido e preciso, mettendo sovrattulto in rilievo l'attività politica degli uomini più rappresentativi.
Le lettere del D'Azeglio alla Piermarini (l'aveva incontrata: la prima volta a Roma in casa di un amico pittore nell'inverno del 1845) son del libro indubbiamente la parte più gustosa perchè, tra l'altro, ci rappresentano un D'Azeglio non dico certamente nuovo, ma un po' diverso da quel clic apparisce dai suoi Ricordi e dai ritratti che di solito ci danno i suoi biografi: un ingegno versatilissimo, una natura ricca, socievole, espansiva, brioso, insofferente di ogni legame e perciò poco fedele in amore (ebbe due mogli, xaa non visse in accordo né con la prima ne con la seconda e non proprio peri loro colpa), ma pure bisognoso dell'anima femminile come dell'aria che si respira. Scriveva alla Piermarini vorrei trovare in casa mia un petto amico sul quale posar la testa e riposarmi un momento, il cuore e la mente. Invece son solo e sempre solo... . E*' Rosolava