Rassegna storica del Risorgimento
1849-1859 ; TOSCANA
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1952
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Libri e periodici 97
giorno dell'invasione ferrarese) e poiché gli pareva che le cose non andassero in Italia molto bene (come si sa, da rivoluzionario era passato al parlilo moderato capeggiato dal D'Azeglio), andava predicando la concordia, la ponderazione, la calma e di non perder tempo nelle disputa-zio ni liberalesche* municipali o personali e di non toccar nessun tasto che i riferisse per diretto o per indiretto al dogma, alla disciplina e neppure ai pregiudizi cattolici. La sua nomina improvvisa a sostituto, ossia segretario, del Ministero degli Interni fu accolta con un certo stupore, e stupito ne fu egli stesso di esser passato (son sue parole) dall'esilio alla somma del governo. Ma non immaginava che ibridismo fosse quella costituzione romana mezza laica e mezza ecclesiastica, che doveva conciliare l'inconciliabile: un governo, cioè, teocratico, di diritto divino, con un governo basato sul diritto moderno della sovranità popolare. Il Farini a Roma godette presto la piena fiducia di Pio IX per l'intelligenza vivissima e per l'energico volere; e per impedire che troppo egli potesse sull'animo del Pontefice si dice che, per l'intervento studiato di alcuni cardinali reazionari, sia stato scelto quale inviato straordinario al campo piemontese. Invero il Farini rivelò in quell'occasione doti non comuni di saggezza diplomatica, come doti non comuni di organizzatore rivelò non molto dopo a Bologna, ove fu mandato a rimettere l'ordine nella città sconvolta e insanguinata da omicidi e da vendette. Chiamato da Pellegrino Rossi alla direzione della pubblica sanità, fu anch'cgli, con l'uccisione del capo del governo e con la fuga del Pontefice, travolto dagli eventi. li nuovo governo repubblicano lo destituì dall'ufficio ed egli, perduto il posto e lo stipendio, si trovò dinanzi ad una situazione finanziaria quasi disperata; e per giunta lo attaccarono violentemente alcuni giornali tacciandolo persino di tradimento. Grande fu la delusione dei Farini in quei tristi momenti, grande il disinganno: aveva creduto ciecamente alle riforme, aveva rischiato per la causa di Pio IX vita, impieghi, tranquillità... ed ecco la conclusione!... Non potendo più reggere, chiese l'ospitalità piemontese che gli fu, tramite il D'Azeglio, festosamente concessa.
H periodo su ricordato della vita politica del Farini è dalla Viviani narrato con ampiezza di particolari, con sicurezza di dati, con testimonianze irrefragabili, in parte nuove. Le notizie che seguono sul Farini sino alla sua morte son molto più succinte e invero, anche se precise, non dicon nulla che digià non si sappia. Anzi, mólti fatti ella dimentica che sarebbe stato opportuno ricordare: come, ad esempio, l'azione da lui intrapresa per evitare il vicariato del Papa nelle nuove Provincie occupate dalle armi piemontesi, vicariato caldeggiato da Napoleone vivamente; la preparazione delle leggi sulle regioni, che fece sue il suo successore nel ministero, il Min ghetti; l'opera energica spiegata, tra difficoltà molteplici, per l'organizzazione del Regno di Napoli, particolare interessante, sul quale FA. dà cenni un pò* troppo sbrigativi. Molto, agevolmente, ella avrebbe potuto attingere dal Badiali, dal Bersezio, dal Finali, dal Pani, dal Messedaglia e dalle lettere pubblicate dal Farini nel 1859 sulla Morning Post, documento prezioso per conoscere le precise idee politiche dello statista nei momenti in cui il Cavour, del quale il Farini fu fervido collaboratore, tacitamente preparava la seconda, guerra per Fin-dipendenza d'Italia.
Ma resti ben inteso che le mie cordiali osservazioni non infirmano punto il valore dell'ottimo volume della Viviani, cui dovrà d'ora in poi ricorrere chi intenda tracciare del Farini nna biografia completa: ed è cosa desiderabile, perchè, pur tra alcuni innegabili difetti, egli ebbe eccellènza non comune d'intelletto e grande e fattivo amore por la Nazione.
n libro porta accanto al nome dell'autrice un altro nome: Pier Jacopo Berlini Rigacci. La ragione è che le lettere qui pubblicate erano di proprietà del Berlini, suo biscugino, un giovane studioso, che aveva intenzione di darle alle stampe. Ma caduto egli eroicamente nella piana tunisina di S. Cipriano nel 1943, il proposito fu raccolto dalla Viviani. che ha fatto cosi una duplice opera degna di plauso: ha