Rassegna storica del Risorgimento
1849-1859 ; TOSCANA
anno
<
1952
>
pagina
<
98
>
98
Libri e periodici
contribuito con il suo denso lavoro a far conoscere meglio uomini e cose del nostro Risorgimento e ha nel contempo assolto un sacro impegno, perchè Baerò è ogni nobile desiderio di chi muore sul campo dell'onore. MARINO CIBAVE<WA
GIUSEPPE CASTELLI, Enrico Bestino.; Milano, Ceschina, 1949, in lo", pp. 239. L. 750,
Di Enrico Besana è rievocato il nome in relazioni su operazioni militari, in diari di guerra, in memorie di volontari, in alti parlamentari; ma mancava sinora un'opera organica che ne mettesse deliberatamente in rilievo la figura e razione. Ha colmato questa lacuna Giuseppe Castelli, appassionato studioso della storia milanese, il quale, amico e confidente del Besana, ebbe modo, per farne rivivere i giorni, di aver tra mano stampe, fotografìe, riproduzioni di battaglie e di luoghi, lettere ai familiari dalle terre più lontane, lunghi articoli inviati dall'avventuroso viaggiatore a riviste e a giornali lombardi. Il libro, che esce ora postumo, è pertanto denso di ben vagliate notizia; è anche se manca alquanto d'interiorità e se è scritto in uno stile piuttosto greve ed opaco, ha peraltro il merito di rappresentarci l'uomo nella sua interezza: non solo cioè dotato di alte virtù eroiche, ma di una dirittura, di una probità, di un disinteresse, di una generosità d'animo degne di essere maggiormente conosciute e valutate. Basterà qui ricordare il suo comportamento durante il colera scoppiato a Milano nel 1854. Appena si sparge la notizia del morbo non frappone indugio: da Varese ove si trova si porta immediatamente alla Direzione dell'Ospedale Maggiore ad offrire, lui laureato in medicina, i suoi servizi gratuiti come semplice infermiere. Incurante del contagio, si prodiga in ogni modo; a tutti, specie ai superiori, esempio di assoluta dedizione al dovere.
La passione di affrontare difficoltà, di correre pericoli, di provare emozioni, di apprendere sempre, in qualunque guisa, cose nuove, fu la caratteristica più intima del suo spirito; sicché la sua migliore attività fu data, oltreché alla causa dell'indipendenza (fu intrepido combattente alle barricate nel 1848, a Montcbaldo, a Sommacampagna, a Bergamo, alla Bicocca; con Garibaldi nel 1859 e nel 1866), a lunghi viaggi in Europa e di là dei mari, sfidando temperature glaciali, non temendo la canicola, vincendo gli ostacoli offerti ad ogni passo dalle insidie, dalle malattie, dalla ferocia delle belve. E percorse distanze immense, usando di ogni mezzo ove mancavano le ferrovie (percorse luoghi deserti a cavallo per giorni e giorni), preso dal fascino del paesaggio, dalla grandiosità degli spettacoli naturali, interessandosi ovunque della storia, delle leggende, delle tradizioni, degli usi, dei reggimenti politici dei paesi visitati. E di ogni cosa dava di volta in volta preziose informazioni al fratello Carlo. Il viaggio più sorprendente e più notevole sia dal Iato turistico sia dal lato folcloristico sia ancora dal lato scientifico fu quello che egli compi nel 1868 in compagnia di un carissimo amico, Luigi Escngrini, come lui patriotta e soldato e come lui incurante di disagi e di pericoli. Interessantissime le lettere inviate nell'occasione al fratello e che il Castelli riporta in parte nel suo volume: notevoli, tra l'altro, le descrizioni di Hong-Kong, di Shangai, di Jedo (la capitale del Giappone, che il 13 settembre 1868 mutò il nome in quello di Tokio) e della sua vìsita, nello Stato di Virginia, alla tenuta, alla cosa e alla tomba di Washington. Nel luglio del 1870 si trovava a Lima, quando ricevette la notizia della sconfitta francese e della marcia dei Prussiani su Parigi. Amico e ammiratore della Francia, il cui esercito aveva combattuto a fianco dei soldati piemontesi per la liberazione, dimentico, di fronte alla sciagura che colpiva la nazione francese, delle umiliazioni che il suo governo aveva inflitte all'Italia, non ebbe che un'idea sola, fulminea: portarsi sabito a Parigi a vivere quelle giornate di avventure e di commozioni. Sono deciso scriveva al fratello a dividere le sorti di un blocco e probabilmente di un bombardamento per non perdere l'interesse