Rassegna storica del Risorgimento
1849-1859 ; TOSCANA
anno
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1952
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pagina
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99
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Libri e periodici 9
che presenta ima cosi profonda catastrofe. É a Parigi degli avvenimenti disastrosi prese nota giorno per giorno, talvolta ora per ora, su di una specie di diario, con una precisione, una cura, una meticolosità meravigliose, sicché esso costituisce per la storia dell'assedio della capitale francese uno dei documenti tra i più suggestivi e i pia degni di fede. Rimasto inedito, esce ora in appendice al lavoro del Castelli. È indubbiamente assai pregevole, perchè l'abbandono di Parigi da parte delle rappresentanze straniere, le interruzioni delle strade ferrate, il disservizio postale, le manifestazioni politiche e i contrasti circa la con vocazione dell'assemblea, l'ottimismo di Gambetta, la sopportazione- dei disagi, delle privazioni, dei pericoli e la serenità dei parigini nei momenti più cruciai i dell'assedio* tulio è rappresentato con evidenza efficacissima e con grande equilibrio e grande spassionatezza: segno certo di una mente vigile, aperta, penetrativa. Alcune pagine affettuose del Podenzani, cui va dovuta una lode sincera per aver saviamente curato la pubblicazione postuma del volume del Castelli, danno di lui una succinta biografìa e nel contempo additano a buon diritto agli Italiani il dovere della riconoscenza verso un patrioti come il Besana, cui compete nella storia del nostro Risorgimento un posto ragguardevole. MARINO CIRAVEGNA
GIUSEPPE ARDAU, Carlo Pisacane; Milano, Cesellimi. 1949, in 8, pp. 358. L. 1.000.
Carlo Pisacane è tra le figure del nostro Risorgimento indubbiamente nna delle più complesse: creatura tormentata e febbrile, in perenne dissidio con sé, scettico, in fondo, e materialista, ma spinto dal suo stesso pessimismo ad evadere dalla quotidiana meschinità della vita e a ricercare in un'alta passione o in Un eroico attivismo il termine della sua sofferenza e della sua noia. Stendere la biografia di un tal personaggio è perciò non facile impresa; non basta la raccolta intelligente e paziente di notizie precise; convien penetrare, per quanto è possibile, negli abissi di quella anima irrequieta per scovrirne l'intima profonda natura. alPinfuori degli scherni della morale comune. Purtroppo questo denso volume, condotto con diligenza, sulla base di fonti, nell'insieme, sufficientemente sicure, non risponde (e spiace dirlo) che in ben piccola parte allo scopo, scarso com'è di scavo del carattere nelle sue rivelazioni più recondite e nei suoi riflessi.
Per l'Ardau il Pisacane non è che un servo dell'istinto, lo schiavo di una prepotente curiosità spirituale e carnale che lo sferza verso i pericoli, verso i roveri spinosi nelle vie oblique. È avido di piaceri, ma è anche avido di tormenti. Egli vuol essere solo intensamente uomo . La sua morale non ha bisogno di esempi, non conosce limiti o freni: ci disprezza tutto ciò che sa di tradizione, di autorità di legge. Il segreto della sua esistenza non consiste in una speciale virtù o in una speciale forza positiva, ma in un fattore negativo, e cioè nel non sentire alcuna preoccupazione o responsabilità etica e morale. La bellezza del mondo non sta per lui che in una infocata mescolanza di spirito e di sangue. Perciò non seppe e non capi che la vita è un bene da impiegare sul serio e non un'atroce burla giocataci da una maligna potenza.
Non si nega che nel fosco quadro tracciato dnll'A. vi sia qualcosa di vero: ma, chiuso nel suo soggettivismo e tutto preso della sua concezione cristiana, dirò meglio, manzoniana della vita, l'Ardau non ha visto dell'eroe che il lato deteriore e non ha compreso quale generosità d'animo, quanta purezza d'intendimenti, quanto pathos morale e quanta fermezza e costanza, pur tra torbide vicende e tra mille errori, si celino in quell'impasto di evidenti contraddizioni . Né l'Ardau ita messo nel dovuto rilievo (e questa parte per me è la più manchevole) come dai 1852, all'inrirco, sino alla morte, dal freddo positivismo e dalla filosofia civile del Cattaneo il Pisacane sia passato a una sempre più sincera e fervida comprensione dell'ideale mazziniano, ideale che sublimò con il sacrifìcio supremo. Né