Rassegna storica del Risorgimento
1849-1859 ; TOSCANA
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1952
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Libri e periodici
VA. rende giustizia piena alla memorie dell'intrepida compagna del Pisacane. L'Enrichctla Di Lorenzo (su cui unnica uno studio spassionato) ebbe una potenza singolare di affetti e un sentire delicato, non comune a trovarsi.
Dibattuta tra due sentimenti ugualmente profondi, la maternità e la passione, ella ebbe, sì, momenti di angoscia e di disperazione, ma seppe conservare sempre serena l'anima e a ogni viltà e a ogni offerta di compromesso si ribellò fiera e sdegnosa, come fan fede le lettere da lei inviate in più riprese alla madre e al fratello Achille dopo la fuga da Napoli, lettere che Aldo Romano rese note su questa stessa rivista nel 1923 e illustrò da par suo. Se l'A. avesse presa conoscenza di questo epistolario avrebbe indubbiamente tenuto in altro conto i rapporti sentimentali intercorsi tra la Di Lorenzo e il Pisacane e avrebbe anche avuto modo di dare notizie qua e là più certe intorno all'attività politica del Nostro. A pagina 146 (tanto per portare un esempio) scrive l'Ardau che il Pisacane a Londra, nel 1850, avvicinò molte personalità della vita pubblica inglese e approfondì il così detto problema sociale senza però che ci risulti quali contatti in realtà abbia avuti. Ma e ormai assodato che, se nel soggiorno di Londra il rivoluzionario potè formarsi una propria opinione sulle condizioni economiche delFEnropa e diede al suo pensiero sociale una forma più salda, fu soprattutto per la dimestichezza che vi ebbe non tanto con gli uomini politici del luogo, quanto, piuttosto, con i maggiori rappresentanti della democrazia francese, colà pure esuli, e par* licolarmente con Louis Blanc, che con il Mazzini frequentava la casa del Pisacane; il che è confermato da una lettera scritta dalla Di Lorenzo alla madre da Londra il 29 maggio di quello stesso anno.
Per nulla, poi, convincenti sono gli apprezzamenti che fa l'Ardau sulle teorie politico-sociali e sugli scritti del Pisacane. D'accordo con lui che si ha da lamentare nelle sue opere, in genere, l'accavallarsi di idee non sempre chiare e non completamente assimilate e che spesso son prolisse, non organiche e non bene equilibrate; ma non si deve con ciò concludere, come fa l'Ardau, che non abbiano che pochissima importanza, perchè (egli afferma) mancano sovrattutto di originalità. Il vero è che l'A. giudica il suo personaggio non considerandolo nel momento storico e nell'ambiente in cui visse, ma alla stregua, come già ho avvertito, delle proprie credenze e delle proprie vedute morali. A p. 133, ad esempio, cita passi di lettere dell'esule in cui questi ribadisce la necessità che occorre azione, campi di battaglia, sacrifizio, invece di proclami, poesie, concioni, arringhe zeppe di dottrina. E commenta: il Pisacane tendeva a muovere guerra alla rassegnazione, alla speranza in un diritto di per sé rivendicato. Contrasto evidente con il Manzoni, che voleva nobilitare il patriottismo, togliendogli l'elemento passionale e subordinandogli l'umanitarismo cattolico; contrasto con il Manzoni, che indicò una concezione basata sul fondamento dell'anima immortale e che voleva redimere la famiglia ed il costume prima di guidare l'Italia alla redenzione politica. La luce che proviene dal Manzoni illumina senza abbagliare; quella che proviene dal Pisacane sfavilla e abbaglia . Ma, vivaddio, che c'entra, nel caso specifico, il confronto fra due uomini, cosi, diversi per temperamento, per vita pratica, per aspirazioni ideali e spirituali? Forse che, per la storia del Risorgimento, il Manzoni deve essere considerato come la pietra di paragone rispetto a tutti i grandi e piccoli artefici della rinascita nazionale?. Se Carlo Pisacane, come aggiunge poco dopo l'Ardau, si fece araldo di libertà, affermando e dimostrando che il riscatto di un popolo dalla tirannìa e dalla fiacchezza politica è prima di tutto problema morale , è in questo per l'appunto uno dei suoi più alti meriti, come scrittore; mèrito non ancora abbastanza valutato. Infatti egli è uno dei pochi del suo tempo che abbia lottato senza tregua per destare dall'inerzia, in cui da secoli giaceva, la massa del popolo italiano, richiamandola alla coscienza del suo dovere civile, e a predicare che Pozione, non la vana retorico, male nostrano incancrenito, era il solo mezzo per la redenzione non solo politica, ma economica e sociale