Rassegna storica del Risorgimento

ECONOMIA ; FRANCIA ; SARDEGNA (REGNO DI)
anno <1952>   pagina <150>
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Salvo Maslùllone
intenzioni con queste parole: Questo retane di quattro milioni di abitanti, i quali in generale godono di una vera prosperità, presenta per le sue condizioni uno sbocco importante per l'industria straniera. Le nostre esportazioni in questo paese sono molto inferiori alle importazioni, e la situazione attuale è dunque ben lontana dal rappresentare il massimo delle vendite possibili. Ma per dare alle nostre vendite Testensione che possono avere, una condizione preliminare è neces­saria: il trattato deve assicurarci tali preferenze che le nazioni le quali ci fanno concorrenza sui mercati sardi, non possano più essere presenti. Posta questa con­dizione, non c'è che da indicare i prodotti per i quali la diminuzione dei diritti doganali piemontesi possa determinare nel regno di Sardegna un aumento di tonsumo. Naturalmente il Piemonte troverà la contropartita di tali benefici nella soppressione dei diritti preferenziali sulla navigazione.
L'improvvisa risoluzione del Guizot era ingenua, in quanto, più che proporre una unione doganale, egli intendeva sfruttare a guisa di colonia il Piemonte. Chiedendo concessioni tali da impedire la concorrenza degli altri Stati, egli doman­dava allo Stato sabaudo di rinunciare di colpo all'autonomia economica, mentre alla marina mercantile, non assicurava che il trasporto in casa propria delle merci francesi.
Né il Guizot teneva conto che la Corte di Sardegna non amava che la Francia esercitasse influenza nello Stato, e non vedeva mai di buon grado che gli Amba­sciatori dei Re Cristianissimi talvolta facessero prova di stabilirla.1) Dimenticava anche, come spesso capita agli uomini di stato attenti ai soli problemi politici, che il Piemonte seguiva da un decennio un indirizzo economico del tutto opposto a quello da lui improvvisamente escogitato. Con una graduale diminuzione delle tariffe doganali il Regno sardo cercava di facilitare l'entrata e l'uscita di merci, e, mediante accordi bilaterali con altri Stati, tendeva ad impedire che una sola nazione prendesse il sopravvento economico sul paese.
Interprete di questo indirizzo era il ministro delle finanze, conte Gallina, il quale riteneva che il sistema commerciale del Piemonte doveva riposare sopra un principio unico, quello dell'eguaglianza per tutti e di una assoluta reciprocità; cosi che a nessuna delle maggiori potenze potesse essere rifiutato quanto si era conceduto agli Stati Uniti d'America, al Belgio, ed alla Svezia e quanto da queste, si era ottenuto.2) Inoltre egli reputava perniciosa all'indù* stria l'eccessiva protezione contro la concorrenza straniera.
Ad essere precisi, fin dal marzo 1834 la tariffa dei dazi sui cereali era stata ridotta di due terzi per favorire la classe meno agiata della popolazione, ed ulteriori riduzioni non erano mancate.3) Di pari passo era andato lo studio per la riduzione delle tariffe doganali degli altri prodotti, anche se ad essa si opponevano coloro i quali credevano all'utilità del sistema protettivo.4) Lenta­mente si fece strada l'opinione che le manifatture difese dall'estera concorrenza
W Sor-Ano DELLA MARGARITA, Memorandum, op. cit., p. 102.
-0 A. FOSSATI, Saggi, op. cit., p. 180. Lo stesso conte Gallina in una lettera del 12 gennaio 1840 giudicava vantaggioso stipulare con la Francia un trattato di commercio; ARCHIVIO ni Toni NO, Matèrie politiche. Negoziazioni Francia, voi. 62.
3) Rimandiamo al capitolo sulla politica frumentaria dei Saggi citati del Fossati.
*) Per il periodo precedente vedere: ROMOLO BROCLTO D'AJANO, La politica doganale del Piemonte dal 1815 al 1834 in Giornale degli Economisti, 1912, aprile* maggio, pp. 440 e 461.