Rassegna storica del Risorgimento
1859-1860 ; VENETO ; VILLAFRANCA
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1953
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Il problema veneto dopo Villa/ranca (1859-60) 15
L'indirizzo del 14 luglio era destinato alla persona di Cavour e intendeva impegnare la diplomazia sarda ad assumere iniziative e sostenere una causa,J) ohe ad essa erano ormai precluse. Quando ciò fu noto, la primitiva destinazione, anche se ebbe seguito, era manifestamente superata dagli eventi ed era altrettanto necessario ripiegare dalla confidenza nella politica sabauda al contatto diretto con la diplomazia internazionale.
A questo punto, però, l'accordo e il consenso degli uomini dell'emigrazione, ancora dissociata e disorganica, non poterono esser raggianti. Opinioni divergenti non tardarono a manifestarsi; la sopravvivenza di vecchi disscusi, per quanto attenuati, fece sentire la sua influenza; né la laboriosa mediazione di taluni, il Cavalletto, l'Antonini, il Bonollo, il Valussi, il Tecchio, il Meneghini, valse a temperare il disparere, che correva fra aggruppamenti diversi di emigrati, fra Milano e Torino, in parte per difetto di reciproca intesa, in parte per spiegabile disorientamento, ma in parte anche per il persistere in misura più o meno accentuata di diversi profili politici. 2) Era alquanto difficile accostare un Avesani, un Pincherle, un Kadaelli, e soprattutto un Tommaseo, ai Medin, ai Correr, ai Tedeschi, ai Figarolli. Questi, aderendo alle suggestioni e agli incitamenti del nuovo ministero sardo, che pensava sopperire alla propria insufficienza politica col promuovere una agitazione degli interessati, 3) non tardarono a costituire a Milano apposito Comitato, incaricato di intraprendere per mezzo di propri delegati un'azione diplomatica presso i governi europei, col concorso anche degli emigrati residenti a Torino.
Nello stesso momento, seguendo altra linea di condotta, gli emigrati dimoranti a Torino avevano abbracciato analoga iniziativa, ma diversamente impostata.
Abbandonando forma e concetti del primitivo indirizzo a Cavour e al governo sardo, gli iniziatori di quell'indirizzo, anche per associare i nomi di illustri esuli dissenzienti su aspetti fondamentali della politica generale, ormai ritenevano opportuno parlare all'Europa, ma con mente e cuore veneziano, quale era stato sperimentato nelle dure prove della resistenza, di cui Manin era simbolo e incarnazione perenne. *)
Nell'invocare giustizia, nell'esigere il riconoscimento dell'inalienabile diritto all'indipendenza, non era fatto più ricorso al voto di fusione del 4 luglio, ma a quello, col quale l'assemblea, dopo il fatale armistizio, aveva conferito i pieni poteri a Manin, considerato come la personificazione di un diritto immortale, di quel diritto, che, quasi per ironia e sarcasmo
') Sourao, op. eh., p. 826 seg.; BÀUBIEHA, op. cìt p. 462 segg.
2) Questo rilievo valga a correggere il profilo di troppo sollecita coli ali orazione moderato-democratica, attuatasi, secondo il De Ruggiero (op. cit., p. 338), nelle prospettive politiche del 1859. Accanto si moderati sopravvivevano tenaci repubblicani e liberali, che alla lesione del 9 agosto 1848, non cancellata dalla loro memoria, accostavano l'amara esperienza di Villa-franca.
a) BARRIERA, op. cit., p. 464 seg*
*) A cpicsti concetti si ispirò l'indirizzo, ohe porta lo data del 17 agosto, destinalo alle rappresentanze diplomatiche delle potenze europeo e reca le firme di Antonini, Avesani, Bonollo, Cavalletto, Da Gambi, CremaBco, da Galateo, Dolfin Bold u, G. B. Giustiniani, Maggi di Buzin, Francesco Mattai, Meneghini, Mi riotto. Pincherle, Ila duelli. Serena, Solere, Tecchio, Tommaseo, Vandoni, Zanetti, Valussi, in gran parto giù lucenti parte dell'Assemblea veneziana del 1848 (Cfr. RIGOBON, op. eft., s. v.)> Il Barbiere, ohe ha pubblicato l'importante documento (op. cit., p 468 segg.), si meraviglia di trovar accanto a moderati e liberali, vecchi