Rassegna storica del Risorgimento

1859-1860 ; VENETO ; VILLAFRANCA
anno <1953>   pagina <17>
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Il problema veneto dopo Villa/ranca (1859-60) 17
H Tommaseo ne fece esemplare rivendicazione nell'opuscolo Daniele Manin, il Veneto e Malia (Torino, Seb. Franco e Co., 1859) pubblicato subito dopo Villafranca, e la vigorosa ispirazione del pensiero del dalmata si trasfase nella redazione dell'appello. I concetti fondamentali sono i mede­simi. La rievocazione della memoria di Manin, dettata pur con la riserva di giudizio sull'operato del dittatore per antico dissenso in alcune opinioni e atti (p.7), non costituiva soltanto un atto di gratitudine verso l'uomo, che rese nel cospetto degli stranieri onorato il nome di Venezia e d'Italia, ma, secondo il Tommaseo nel presente momento avrebbe appunto nel co* spetto dell'Europa un civile e politico significato; esprimerebbe il lamento di quella parte d'Italia, che non può alzare il braccio né la voce; questa voce era monito, e rappelait à la France et à l'Europe éclairée leur devoir . E respingendo l'accusa di rassegnazione o di insensibilità, anzi di conten­tezza , ravvisata con presunzione di scherno spietato , quanto stolto , nel silenzio dei Veneti oppressi , anche il Tommaseo opponeva il con­corso alla guerra , e non in piccol numero, come si insinuava maligna­mente, ma di parecchie migliaia sparse nell'esercito piemontese e nelle legioni dei Cacciatori delle Alpi e degli Apennini e nei ducati e in Toscana e in Roma­gna; ed opponeva le rischiose difficoltà da superarsi per giungere di cosi lontano attraverso ai satelliti e alle armi nemiche, le ansietà del lungo tra­gitto, i travestimenti, la jattura per via d'ogni cosa occorrente, nonché agli agi, alle necessità della vita, lo stato di miseria, in cui si presentavano agli ospiti, le diffidenze dell'accoglimento, la preoccupazione di animosi fuggiaschi, che abbandonavano genitori, spose e figli, anche col loro consenso, e compri­mendo il dolore di mancato ultimo abbraccio, seguiti dalla benedizione di padri e madri, superbi del loro sacrificio, e dell'aiuto degli amici; opponeva l'ansia di questi generosi non tanto per sé, quanto per coloro che rimane­vano segno dell'ire ostili irritate dalla paura . E nell'appello francamente si ripeteva che i Veneti avevano compiuto il loro dovere col correre aux armes sous le drapeau du Piémont ; che il numero dei volontari era supe­riore a quello sospettato, notamment si l'on compte les difficultés, qu'on devaìt surmonter pour echapper à une patrie, qui était devenue le séjour de l'esile; c'était peu que de braver les dangers de la fuite: ce qui en contait davantage, c'était de livrer des amis, un pére, une mère aux soupeons ven-geurs d'une complicità honorable et sainte: à cet égard les quelques milliers de soldats, que la Venetie offre à l'armée italienne, sont le interprStes de la volon té commune , anche di quei villici calunniati di egoistico austriacau-tismo. Ed ancora il Tommaseo, con tono analogo dell'appello, denunciava l'ininterrotta teoria delle persecuzioni; l'inanità e l'inutilità della Confedera­zione italica o di una Lega, nella quale fosse inclusa l'Austria, mantenendo il possesso del Veneto; ') la responsabilità di Napolone III, cui era ricordato
) SI cfr. del Tommaseo anche lo scrìtto dolio stesso anno La paca e /a confedurasiane italiana, Torino, 1859, riprodotto nel Stcondo esilio, di.. Ili, 448 sgg. Sullo stesso tema dissertò anche un altro emigrato, il Vaiassi (Della confedertuion italiana, in Rivista Contttmporanea, XVII (1859), 276 HGgg.), propugnando la tesi del regno costituzionale sotto lo scettro di Vittorio Emanuele e subordinatamente accettando anche, nell'improbabili IH di dar vita a uno stato federativo, la soluzione confederale,ma italiana e non altrimenti. Anch'egU escludeva che il Veneto potesse entrare nella confederazìoao come stato austriaco; non si poteva ammettere la permanenza del­l'Austria in. Italia..